Si può scrivere qualcosa di nuovo sui Beatles senza ricorrere alla fantasia? Sì, ci risponde orgogliosamente Vincenzo Oliva, che in questo documentatissimo saggio dedicato a Tutte le canzoni e gli album che i Beatles hanno realizzato con altri musicisti (1961-2011) va a coprire un oggettivo buco della bibliografia dedicata ai Fab Four, relativo all’estero (Oliva si rifà principalmente ad alcune pubblicazioni estere), assoluto in Italia, mai affrontato, forse, con una simile sistematicità e completezza, indagando anche le autobiografie di personaggi assolutamente collaterali ai Beatles, ma prodighi di preziosi ricordi.
In questo libro c’è tutto. Ma proprio tutto. Dalla disambiguazione (Wiki docet!) del dubbio se un ringraziamento nelle note di copertina si riferisca a una effettiva partecipazione o sia un generico tributo, alla specifica precisa del tipo di presenza e del suo motivo. Ovviamente, dato che il libro si propone come una guida all’ultima frontiera per il fan che ha già tutto, ma proprio tutto, seguono puntuali le indicazioni su dove e come reperire il brano o il disco incriminati. Notevole anche l’assenza quasi totale di refusi e pressoché trascurabili, merce rara e preziosa oggi (uno solo è gravissimo: a p. 223 saltano chissà quante righe e non si sa che fece George Harrison in Armchair Theatre di Jeff Lynne). Il libro è superlativo. Anche nelle collaborazioni si intravedono le diverse personalità dei Fab Four: poche per lo schivo e scontroso John; moltissime e a tutto campo per il disponibile Paul, sperimentatore incallito capace di passare dall’hard rock alla più melensa canzone d’amore, dalla classica all’elettronica e alla musica per balletto come se nulla fosse; moltissime anche quelle di George, molte delle quali insospettabilmente orientate al blues; e tante e versatili quelle di Ringo, con una preferenza per il lato bizzarro della musica. Attraverso queste collaborazioni si finiscono per ricostruire pezzi di vita inediti e le vicende della Apple, la casa discografica fondata dai Beatles, messa in crisi da una sconsiderata gestione economica e affondata definitivamente dalla sconsiderata gestione artistica di Allen Klein, che pur non avendo ruoli di direzione musicale, ha finito per chiudere diversi contratti ad artisti della Apple che vendevano bene. Tristissima, a questo proposito, la storia dei Badfinger, che mi mancava e vi invito a leggere. Davvero triste, non per modo di dire. Grande spazio è dedicato ovviamente alla collaborazione più importante di tutte: quella di Paul con John del marzo 1974, nel pieno del lost weekend lennoniano in California. Ed è molto interessante anche il capitolo sui gruppi che sono stati accreditati, dalle solite leggende metropolitane, come i Beatles sotto pseudonimo: che mi dite dei Masked Marauders, dei Fut o dei Klaatu?
Articolo del
20/03/2012 -
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