Metaforico perché ci si perde dentro le singole individualità. Il suo incipit recita: Oslo, anni ’70. In una camera di albergo, una giovane donna si risveglia e si rende conto di non essere più nel 2022. Per riuscire a trovare la giusta chiave temporale e fare ritorno a casa, dovrà affrontare molte prove, tra sogni e ricordi. “Camera Oslo” è onirico a suo modo ma anche dannatamente americano di quel suono suddista che molto deve alle facili distopie desertiche del rock. Cassandra Raffaele torna con un disco uscito per L’Amor Mio Non Muore / 261 Records e distribuito da Garrincha Distribuzione anche disponibile in una bella release in vinile. Ad ascoltarlo, diremmo che ovviamente c’è in vinile un disco come questo… che bei suoni analogici o volutamente tali da sembrarlo, che gustosa polvere che scende sopra le cose. Anarchico anche… questo nuovo disco che rompe un silenzio di circa 7 anni, sembra davvero desideroso di libertà.
Ampiamente anticipato da numerosi singoli… un lavoro certosino di video e di esecuzioni live. Una scelta promozionale ben precisa vero? In parte lo è stata. Sono ritornata in Italia con la mia musica a distanza di 6 anni dal secondo album, e ho voluto prendermi il tempo necessario, attraverso le prime uscite, per richiamare i miei stimatori, e chissà raggiungerne altri. Ma dall’altra parte, ho dovuto fare i conti con quello che ci accadeva attorno, come comunità, la pandemia, che malgrado tutto, non è riuscita a fermarmi, anche se ha notevolmente rallentato l’uscita del disco. Ma invece di abbattermi, ho dato un senso stavolta al tempo, riempendolo con la creatività e la produzione musicale.
Ci ha colpito l’immagine dei Nerd e quel bel video di “Sarà successo”. Come si inserisce poi nella "serie tv" di questo “Camera Oslo”? “Sarà successo” è stato il primo singolo con cui sono uscita, la bandiera del mio ritorno “nerd”, ma è anche l’ultima traccia del disco, perché a lui ho affidato la chiusura del cerchio. Qualsiasi cosa sia successa, all’interno di questa “camera”, alla fine n’è valsa la pena viverla. Anche il perdersi, per poi ritrovarsi. Crescendo capisci che non hai molte vite, ma puoi avere mille strade da percorrere, e svariati punti di vista, che possono cambiare la definizione e la risoluzione del tuo panorama.
E che storia è questa che viene dipanata? Che radici ha? Molto curiosa come genesi… Tutto parte da Oslo, dove si annidano alcuni ricordi della mia infanzia. Ho vissuto lì con la mia famiglia, alla fine degli 70 inizi 80. Mio padre lavorava in un’orchestra e si viveva negli hotel. Ho scelto questa ambientazione per omaggiare quel periodo storico musicale, e l’ho fatto con tutta la malinconia e la tenerezza che potessi avere dentro. Il resto delle canzoni ha preso una forma didascalica, all’interno di questa reverie-revecue di vita. Il suono analogico… quanto analogico e quanto digitale per la verità? Oggi puoi permetterti di usare supporti e produrre in analogico sfruttando ciò che di utile, ma non di indispensabile, può darti il digitale. Il vinile del resto, è risultato di un lavoro analogico, fatto in uno studio come “L’amor mio non muore” che ha pochissimo di digitale nel suo DNA già per sua natura e indole. Ti racconto alcuni dettagli. Abbiamo registrato con un banco Lombardi live 18 stereo che è stato utilizzato anche per il mix, e usato un registratore a nastro per gli strumenti e la voce, e quando canti su nastro, non hai possibilità di “combo” per usare un gergo. Ogni strumento ripreso è stato poi ricercato e modulato nel suono attraverso l’utilizzo di pedali e box esterni. Di digitale c’è stato l’invio dei file a James a Nashville, che ha comunque riversato e aperto tutte le tracce su banco.
A chiudere due parole sulla copertina. Mi riporta al corridoio di “Shining" lo sai? Hai colpito nel segno. Di questo ringrazio l’estro di Stefania Domina, non sbaglia mai. Sa come assecondare le mie visioni.
Articolo del
17/06/2022 -
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