Nuovo disco dopo anni di assenza da un lavoro di inediti in studio per il cantautore siciliano ormai torinese di adozione Tiberio Ferracane. Il titolo è suggestivo: “Magaria”, come magia, come incantesimo ma anche come stupore che sottilmente si scrive dentro le trame di un suono che deve molto alla Francia e quel modo di pensare alla forma canzone. Dal fare circense di Capossela alle eleganze noir di Conte fin dentro quei rimandi latini propri di contaminazione africana, turca e perché no balcanica. Ci possiamo trovare tanto dentro un disco che parla di vita e alla vita deve tutto. E lo dimostra anche nella seconda metà dell’ascolto lungo 16 tracce: un viaggio che nella seconda parte si dedica non solo ampiamente alla canzone di Philippe Troisi (figura di riferimento di tutto il lavoro, artista scomparso di recente e che tanto ha dato all’ispirazione del disco), ma si concentra anche nelle versioni tutte personali di celebri brani della canzone italiana, da Celentano a Califano passando per brani intramontabili come “Un’ora sola ti vorrei”. C’è tanto in questo nuovo disco di Tiberio Ferracane. C’è la semplicità del suono suonato. C’è magia…
Un disco delicatissimo. Leggendone la genesi, la scomparsa di Philippe Troisi, forse ne siamo suggestionati. Ma davvero non c’è mai rabbia e non c’è mai fretta. Cosa ne pensi? Intanto Grazie, davvero grazie perché questo voleva essere! Dentro questo disco c’è la mia memoria degli italiani di Tunisi, ma più in generale degli immigrati tutti. Non c’è fretta e non c’è rabbia, noi siamo i figli se non i nipoti di questi immigrati, noi ci siamo radicati senza essere di nessun luogo e ne siamo consapevoli. Prendiamo il meglio della multiculturalità, di cui molto si parla, siamo bilingue, mangiamo arabo, francese e italiano. siamo cittadini del mondo.
Il mare è sicuramente un punto chiave. Che terra vedi di lontano? Questo disco non ha neanche geografia a momenti… Il mare è il punto fermo. Il mare di cui sentivo parlare così tanto da percepirne l'odore il movimento. Non c'è un luogo specifico, se non quello ritrovato in Terra di Sicilia, ed è li che in qualche modo si è chiuso il cerchio. Tuttavia, è il Mediterraneo il protagonista, le rotte che si ripetono, che cambiano direzione, le genti che s'incrociano
Però a dire il vero, forse, l’Italia la si legge sempre tra le righe. E anche questa è una nostra suggestione forse… ma in qualche modo, pur viaggiando con la forma, hai sempre avuto l’Italia a portata di rotta? Si, l’Italia rimane il faro, ma non necessariamente il ritorno, anche solo il passaggio, il bagno di memoria, l'odore delle parole del cibo del vento.
Parliamo di produzione. Musicisti, collaborazioni… che suono hai cercato e che suono hai ottenuto? Quando ho pensato a questo disco aveva preso forma la canzone "MAGARIA", in siciliano incanto, incantesimo...magia. Cercavo i suoni del mediterraneo, cercavo i porti: Palermo, Genova e Marsiglia. In realtà in questo avrebbe dovuto aiutarmi Philippe, ma ne abbiamo così tanto parlato che avevo in testa bene l'idea e credo di essermi avvicinato molto a quel mondo. Grazie naturalmente a Cit Fabrizio Chiapello che ha curato gli arrangiamenti, oltre che le riprese e il mix, in quelli della Transeuropa recording, di cui lui è il Direttore. I musicisti, i miei amici musicisti, hanno fatto la differenza: Fabrizio Gnan batteria e percussioni, Marco Piccirillo al contrabbasso, Alberto Fantino fisarmonica cromatica, Pietro Paolo Marino Oboe, Nicolò Protto pianoforte
E poi parliamo ovviamente delle tue interpretazioni. Come le hai scelte queste grandi canzoni? Canzoni della tua vita o cosa? Le canzoni volevano essere la colonna sonora del disco stesso. La scelta è caduta sui grandi classici che ascoltavo grazie a mio Padre o per la memoria di un mangia dischi arancione in cui suonava spesso "Storia d'Amore", per le canzoni che stavamo scegliendo io e Philippe vedi "L'italien", "Era de maggio". Per la mia passione per l'interpretazione o semplicemente perché io sono anche questo!
Articolo del
13/04/2022 -
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