Si intitola “Twelve” il primo disco delle Fucksia. Nome decisamente ricco di provocazione, nelle assonanze come dentro le allusioni figurative. La donna, anzi l’identità sessuale di ognuno, contro i meccanismi di etichettatura e di discriminazione quotidiana. E a questo moniker rispondono Mariana Mona Oliboni, Marzia Stano, Poppy Pellegrini che si definiscono transfemministe e orgogliosamente queer. E in particolare Marzia Stano la conosciamo già come UNA… e non ci sorprende affatto ritrovarla dentro questo che vuol essere uno dei primi passaggi della neonata label Elastico Records. Quel pop ottimamente confezionato dentro trame mainstream ma anche dentro un gusto di sensibilissima attenzione per i dettagli che rendono acido e spigoloso, scomodo alla pubblica piazza, bello e affascinante all’orecchio pop italiano. Da sottolineare con vero piacere…
Disco davvero molto interessante. Partiamo dal piano sociale. Secondo voi quanto denuncia e quanto provoca? Per stimolare una discussione o una riflessione è necessario suscitare l’interesse di chi ascolta. Credo che denuncia e provocazione siano due azioni, la prima politica e la seconda artistica, strettamente dipendenti e necessarie l’una all’altra
Il sesso è la prima chiave di lettura che salta all’occhio. Secondo voi, come specchio della società, cosa riflette di noi oggi? Basta andare sulla home page di youporn per scoprire quanto la nostra sia una società che educa al possesso invece che all’amore, una società sessista e patriarcale che giustifica uno stupro in relazione al modo in cui è vestita una donna, che non concepisce altri modelli di relazione se non quelli etero normativi. Una società in cui la donna è rappresentata ancora come oggetto di desiderio invece che soggetto, una società in cui la sessualità invece che essere svelata è ostentata, una sessualità materialista l’ennesimo prodotto del capitalismo delle emozioni
E perché da parte vostra, dal nome al video passando dalle foto, sento forte il bisogno di ostentarne la forma? E parlo di forma espressiva, di arte e di cultura sociale e non di mero sesso… La nostra non è un’ostentazione bensì una provocazione grazie alla quale siamo riuscite a parlare di temi che diversamente non sarebbero mai stati oggetto di attenzione da parte di nessuno. Anche le domande di questa intervista ne sono la dimostrazione
Penso a voi come un “collettivo” ed in realtà lo siete in grande nelle attività sociali di ogni giorno o sbaglio? Insomma dietro questo disco c’è una sorta di movimento, vero? Ci definiamo artiviste, vita, arte e impegno politico non sono separate. Elastico Records, l'etichetta che abbiamo fondato, è nata dal desiderio di produrre e scovare progetti di valore in nome dell'equità di genere. Mariana ha co-fondato assieme alla sua socia la prima fornace gestita da donne a Murano per tramandare l'arte del vetro a donne che stanno arrivando da ogni parte del mondo
Parlando di suono… come tutto questo (e tanto altro ancora che custodisco il disco), transita dentro al suono? In che modo il suono si fa attore narrante del messaggio secondo voi? Il suono si tinge di tonalità scure, dure e aggressive. Fatta eccezione di “Life is a gun” è un disco cupo che attinge ad un repertorio di suoni appartenenti all’elettronica nord europea (Moderat, The Knife, Modeselektor, …) poi ci sono le nostre voci che tra metriche rap e melodie catchy rimandano al mondo “dance” anche se tutte e tre proveniamo dal punk e dal rock anni ’90
Articolo del
17/01/2022 -
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