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Helle
Un pop digitale per niente banale
di
Domenico Capitani
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C’è da dire che di dischi interessanti ce ne sono. Pochi ma ce ne sono. Forse è solo questione di proporzioni visto l’elevatissimo numero di produzione che vengono a galla. Il nuovo lavoro personale di Lisa Brunetti in arte Helle è uno di questi e personalmente misuro l’interesse dentro le pieghe della mia ispirazione, di quanto profonde sono le domande che mi si palesano in superficie. Forse davvero è questo un modo per capire quanto qualcosa abbia catturato la nostra attenzione o meno. Parliamo di “Disonore”, parliamo di questo disco che in qualche misura vede la svolta in una precisa direzione cantautorale di Helle, una direzione di grande e pungente disamina sulla questione pubblica, dai social network all’emancipazione. Un disco contro le maschere che portiamo a spasso, contro l’ipocrisia e contro ogni forma di omologazione. E dunque sono inevitabili le provocazioni e forse ho anche un poco esagerato. E tutto questa canzone d’autore, si veste di un pop decisamente digitale dietro l’apparente bisogno di ritornare al passato. Un passato che inevitabilmente richiama alla mente l’Italia di Mina e di quella liquida melodia al femminile
Una voce decisamente interessante, una soluzione e una personalità decisamente interessante. Complimenti. Hai mai pensato alla formula usata? TI rappresenta o è in continua mutazione? Grazie mille per i complimenti. Il linguaggio è in funzione di un fine: cerco di cambiarlo a seconda delle necessità. La mia indole è poetica – prolissa, talvolta – ma con questo disco ho pensato di veicolare il tutto in un lavoro leggermente diverso. Volevo suonasse anche come una confessione vis-à-vis, uno di quei pomeriggi passati in un bar con un vecchio amico
Domanda difficile ma il tema è altrettanto difficile quanto affascinante. Esistono contraddizioni alla condizione che canti? Ad esempio: condanni molto il sistema digitale della vita quotidiana ma poi voi artisti siete i primi ad usufruirne. Come questo disco che devo cliccare in rete per ascoltarlo (gratis) invece di doverlo comprare. Cosa ne pensi di questa provocazione? Adoro le provocazioni. La contraddizione che noti è semplicemente ciò che rende possibile il discorso. In quest’album non parlo di ciò che non è giusto per arrivare esclusivamente all’elevazione indiretta del suo contrario, bensì lo cito anche perché è vero, è doloroso ed esiste. Il mio era un modo per dire all’ascoltatore “non sei solo”. Tutto qua. Per quanto riguarda il digitale hai ragione, è un mondo che genera parecchie contraddizioni
I social: altro tema scottante. Appiattimento del pensiero critico o infinite possibilità che prima neanche potevamo immaginare? Tutte e due. I social sono un appiattimento del pensiero critico con infinite possibilità che prima neanche potevamo immaginare
Sai che uno degli strumenti di morte più usato è il cuscino? TI dico questo per arrivare a chiederti: se il vero problema è nel come usare le cose, secondo te perché non ci proponiamo di insegnare a come usarle? E a voi artisti, invece di accodarvi allo stato generale delle cose, non pensi sia richiesta una via di insegnamento? Scusa la provocazione ma considerala come frutto interessante per un disco che lascia assai spunto alla riflessione… Spesso gli spunti riflessivi sono propedeutici alla ricerca della conoscenza
In chiusura parliamo di suono. Il suono di Helle, tra analogiche soluzioni anche “vintage” fino a nuove frontiere digitali da cui hai colto un’essenza diversa dalle attese… cosa ci dici su questo? Amo sperimentare. Mi piace combinare i suoni: trovo che ognuno abbia una sua particolarità, il che mi affascina molto
Articolo del
05/01/2022 -
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