Indubbio il successo dei Maneskin che a questo punto quasi potremmo definire mondiale. E la storia che piace a tutti evidentemente si ripete come accaduto da tanti prima di loro (e qui ad icona diventa inevitabile citare Vasco Rossi): quel successo cioè che arriva dal basso, dalle strade quotidiane. Un messaggio che abbraccia ognuno di noi: l’ostinazione, il lavoro, il coraggio di osare significa spesso anche raccogliere grandi traguardi come accaduto di recente alla band romana sbarcata in America per un tuor di sold out e successi - non ultimo un live con i Rolling Stone. Ed è proprio un servizio americano (che troviamo anche su YouTube) a raccontare la storia di questi 4 ragazzini… storia che parte dalle strade di Roma, dal suonare nei locali piuttosto che nei primi contest per band emergenti. E il vero battesimo, come ampiamente citato anche nel servizio, arriva nel 2016 al MEI di Faenza: la grande famiglia guidata da Giordano Sangiorgi dimostra ancora una volta quanto sia importante fare rete, quanto sia doveroso puntare il focus sulla nuova scena musicale e culturale del nostro paese. La grande industria ha forse capito (o lo sta capendo proprio in questo tempo nostro) che omologare la proposta è un danno e una sconfitta contro la cultura che è l’ingranaggio primo del nostro paese. E dal MEI sono passati tutti e, dopo il compleanno dei 25 anni festeggiati in questo 2021, ancora dimostra di essere il cuore pulsante della musica indipendente del nostro bel paese. E assieme ai Maneskin, in quell’edizione del 2016, c’era anche uno sconosciutissimo Ghali, oggi forse icona della nuova deriva trap main stream italiana. Di tutto questo e altro ancora parleremo con Giordano Sangiorgi nell’intervista che segue: dal basso si parte e dal basso si costruisce, con qualità e ostinazione.
Dopo 25 anni il MEI continua a seminare il futuro. Partiamo da qui con una domanda da un milione di dollari: qual è la ricetta magica che dopo oltre 25 anni di attività resiste nel tempo e nelle sue tante rivoluzioni nella comunicazione come nel modo di pensare e di fruire la musica? È quella di avere creato una rete reale di scouting di “ascolto vero” che coinvolge oltre 250 produttori discografici, oltre 150 festival e contest, un migliaio di artisti, qualche migliaio di musicisti, un gruppo di operatori dell’informazione e di tanti altri esperti di diversi settori appassionati prima di tutto del fatto di scovare e far approdare a una piattaforma più ampia i nuovi talenti della nuova musica italiana. Una rete che da 25 anni ha fatto esordire al MEI più nuovi talenti in assoluto che poi sono approdati alle vette della nuova musica italiana rinnovandola e modificandola radicalmente Oggi essere indipendenti che cosa significa per davvero? Veniamo da un passato recente che voleva gli “indie” come totali imprenditori di se stessi… oggi? È ancora così? Ancora di più oggi serve essere imprenditori di se stessi e aggiornarsi ogni giorno oltre che artisticamente su tutti i cambiamenti legislativi e tecnologici del settore. Serve ancora più tenacia, passione e competenza e la consapevolezza di gestire un artista come una piccola bottega artigianale. L’enorme successo dei Maneskin è il risultato di una crescita che è passata anche dal MEI, dove hanno esordito. Un ricordo di quel 2016? Chi erano allora i Maneskin? I Maneskin hanno fatto il loro primo concerto ufficiale proprio al MEI nel 2016 provenienti dalla vittoria di Pulse, un contest per band studentesche romane inserito nel circuito del MEI della Rete dei Festival, come è scritto anche nella loro pagina ufficiale di Wikipedia. Il bello è che in quell’anno al MEI nell’area rap ci fu un Ghali ai primi passi ancora sconosciuto alla massa ma già idolo dei teen ager e in Piazza del Popolo aprirono gli Extraliscio anche loro al primo concerto in una grande piazza prima di diventare poi un fenomeno sanremese. Il ricordo di tutto la nostra famiglia del MEI è quello di un gruppo di ragazzi appassionati e tenaci accompagnati dai genitori motivati anch’essi e di quelle bella foto che hanno fatto sotto la Torre dell’Orologio di Faenza e che hanno avuto la bella i dea di postare per fare vedere a tutti da dove erano partiti per questo loro “viaggio incredibile” come l’hanno definito. Per noi un grande orgoglio naturalmente. Ed ecco un’altra domanda importante: secondo lei quanto il main stream ha contaminato e plasmato la figura e il suono dei Maneskin per affrontare un successo così grande? Il mainstream da sempre cerca di condizionare, contaminare, plasmare tutte quelle produzioni fresche e indipendenti che riescono ad avere successo dal basso perché rappresentano lo specchio di ciò che le giovani generazioni, spesso inconsapevolmente sia per i giovani che per gli artisti, cercano in quel momento. Si è visto nel tempo che intervenire a fare prodotti di “plastica” e “preconfezionati” non aderenti all’artista portava a dei “flop” colosssali. Credo che oggi funzioni la realizzazione di una produzione che rappresenti al massimo l’artista come è realmente, visto che la barriera tra pubblico e privato nell’era dei social è oramai definitivamente abbattuta, e che magari il mainstream invece intervenga pesantemente dopo, al contrario di una piccola etichetta indipendente, con forti investimenti su promozione, comunicazione, pubbliche relazioni e marketing. A chiusa: il vero grande messaggio del MEI che ancora oggi arriva alle nuove generazioni di artisti qual è? In un periodo così complicato per gli indipendenti, è assai difficile lasciare loro un solo semplice messaggio. Quello che mi sento di dire è un appello a chi ci governa: si finanzino molto di più tutte le piccole produzioni indipendenti e le autoproduzioni dei nuovi artisti della nuova scena musicale italiana altrimenti il rischio in questa epoca di post pandemia è che siano soltanto quella decina di marchi multinazionali del disco, del live e del digitale, ad impossessarsi di tutta la musica con un grave danno per tutta la filiera del Made in Italy della musica indipendente ed emergente. Si investano qui una bella quota dei soldi del PNRR con al centro la musica come elemento culturale, volano del nostro paese nel mondo. Così si esce dalla crisi e si da una prospettiva vera e reale alle nuove generazioni di artisti del nostro paese
Articolo del
11/11/2021 -
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