Cari lettori di extra, nel racconto di oggi parleremo di uno dei più grandi cantautori Italiani e con lui di una spiaggia isolata e di una canzone bella, dolce, sensuale e romantica che ancora oggi, a quasi cinquant’anni dalla sua nascita, resta iconica e immortale.
Oggi vi racconto la canzone “Sapore di sale” di Gino Paoli. Come abbiamo spesso raccontato, la canzone nasce un attimo prima di essere scritta e poi, grazie alla tecnica, alla bravura dell’artista e a piccole sfumature, come i colori armonici che solo l’artista riesce a cogliere, la canzone si sviluppa, cresce e arriva a noi “ascoltatori”. Diceva il poeta Charles Bukowski “La verità sta nelle sfumature” ed è proprio così, perché Gino Paoli, quelle sfumature le ha raccolte tutte in quei versi che, vista la società di allora, ancora un po' chiusa rispetto al resto d’Europa, sono così attuali che sembrano scritti oggi.
Siamo nell’Italia del 1963 e qui bisogna aprire una piccola parentesi, perché in quel periodo in Italia c’erano due scuole di pensiero artistico musicale: da una parte c’era il cantautorato italiano, leggero e popolare che era predominante, dall’altra invece c’è una vera e propria scuola di pensiero che andava controcorrente rispetto alla scrittura classica e ai temi trattati in quel momento. La caratteristica di questo nuovo movimento è che gli esponenti erano tutti di appartenenza territoriale genovesi o liguri di nascita, così in questa “scuola” si sono collocati cantautori, musicisti e arrangiatori come Bruno Lauzi, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Fabrizio De Andrè e tra questi anche Gino Paoli che come gran parte dei suoi colleghi è molto schivo. Tutti sono accumunati da uno stile di cantare apparentemente diverso, riuscendo a emozionare e a far riflettere, tanto da creare il movimento della canzone d’autore Italiana.
In Italia, mentre si comincia ad assaggiare e assaporare la musica come tema sociale, denunciando argomenti che venivano riposti in articoli di giornali e che purtroppo poi andavano nel dimenticatoio, Gino Paoli, con la sua “Sapore di sale” riduce quella distanza artistica e immaginaria che i media di allora avevano creato tra i “cantautori leggeri” e ” la scuola genovese”. Così quando esce “Sapore di sale” la canzone diventa un vero e proprio inno alla bellezza femminile e sensuale della donna, cosa che allora spiazzò tutti i cronisti e gli addetti ai lavori, perché la canzone piacque sin da subito sia per la melodia che per i versi, che erano così veri, “limpidi” e sinceri tanto da restare ancora oggi indimenticabili.
Gino Paoli si trovava a Capo d’Orlando con il suo gruppo per tenere concerti serali e nelle pause giornaliere, con la bellezza che fa da sfondo e su una spiaggia solitaria e deserta “dedica” quei versi così veri e suggestivi a colei che in quel momento era la donna che amava, la giovane attrice Stefania Sandrelli anche se l’autore ha sempre negato questa versione del racconto, contrariamente a quanto sostengono molti addetti ai lavori di quell'epoca.
La canzone ebbe grande successo, grazie alla bravura di Paoli che legò e trasferì il suo stato d’animo alla melodia e alla delicatezza delle parole, sdoganando un modo di raccontare la bellezza femminile da un nuovo punto di vista maschile, quello dell’amore semplice. Ma mentre le classifiche musicali, le radio e i jukeboxe di allora passavano “Sapore di sale”, che in breve tempo diventò il disco più venduto, Paoli, nel luglio 1963, tentava il suicidio, sparandosi all'altezza del cuore. Quell’episodio, spiazzò tutti, non conoscendo bene nè la causa, né tantomeno il motivo. Resta il fatto che quella canzone, così elegante forse nascondeva proprio in quella melodia “Un gusto un po' amaro di cose perdute, di cose lasciate lontano da noi, dove il mondo è diverso da qui”. Era l'agosto del 1963, il 45 giri raggiungeva il primo posto delle classifiche italiane.
Articolo del
16/07/2021 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|