Il duo jazz tra tradizione e contaminazione, denuncia sociale e voglia di leggerezza
Il duo The Jolly Shoes Sisters nasce nel 2019 dall’incontro di Laura Fedele e Veronica Sbergia, due anime jazz & blues dalla strepitosa vocalità, veterane dei palchi nazionali e internazionali.
Extra Music Magazine le ha incontrate per chiacchierare del singolo “Like Aretha used to sing”, attualmente in radio e su tutte le piattaforme digitali, e di musica in generale, con uno sguardo particolare alle esperienze artistiche di entrambe.
Del brano, interamente scritto da Laura Fedele (e già premiato nel 2019 dalla Fondazione Estro Musicale, nell'ambito del concorso riservato agli inediti, sezione Jazz) è stata realizzata dal duo una nuova versione, accompagnata dal videoclip ufficiale, per la regia di Danilo Sbergia. Registrato in presa diretta a Il Cortile Studio da Massimo Caso e Ame-deo Bianchi, con la partecipazione di Franco Cristaldi al basso, il brano è distribuito dall'etichetta La Stanza Nascosta Records del musicista e produttore Salvatore Papotto. Special guest Enrico Rava, al flicorno.
Laura, lei ha all'attivo ben dodici album, due pubblicazioni didatti-che e due spettacoli musical-teatrali…è cantante, pianista, fisarmoni-cista, autrice, docente e anche attrice. In quale di questi ruoli si trova maggiormente a suo agio?
Premetto, in tutta onestà, che come attrice non ho esperienza quanta ne ho come musicista; detto ciò, non è possibile per me scindere i ruoli. Ciò che mi appassiona è proprio la loro commistione.
Tra gli artisti con i quali ha collaborato ci sono Paolo Tomelle-ri, Giorgio Gaslini, Enrico Intra, Sandro Cerino, Rob Sud-duth, sassofonista di San Francisco, già componente della band di Huey Lewis, e Alex Schultz, chitarrista swing-blues di Los Angeles; e ancora, nel 2011, Scotty Barnarth (attuale direttore della Count Basie Orchestra) e Scott Hamilton, nel 2011 e 2013. Quale di queste collabo-razioni ricorda con maggiore orgoglio?
Ognuna è stata un tassello importante nel mio percorso: a Paolo Tomelleri, per esempio, sarò sempre grata, perché è stato uno dei primi a credere in me, quando ancora muovevo i primi passi nel mondo del Jazz. Esibirmi con Scott Hamilton e Scott Barnarth, su prestigiosi palchi come quello della Mozartsaal della Liederhalle a Stoccarda (D), è stato certa-mente molto appagante.
Recentemente ha preso parte al programma di Rai1The voice se-nior. Ha qualche aneddoto da raccontare su questa esperienza?
Purtroppo la situazione dovuta al Covid 19 ha reso l’esperienza un po' più pesante e, sicuramente, meno divertente di quanto avrebbe potuto essere: eravamo tutti molto limitati nei movimenti e nei contatti umani. La cosa che mi fa sorridere è che mai mi sarei aspettata di ritrovarmi in un Talent Show: proprio io, che non ne ho mai visto uno in vita mia! Della se-rie, la vita è strana…
Veronica, nel 2013 ha vinto, con Max De Bernardi, l’European Blues Challenge e ricevuto L’Oscar del Blues dalla Kayman Records. Come si è accostata al blues?
Sin da bambina, in casa mia, si ascoltava tantissima musica, in special modo il jazz, di cui mio padre è un fanatico, e i cantautori, amati da mia madre. Il Blues è arrivato di conseguenza e ci è rimasto per sem-pre…quando ho conosciuto il mio attuale compagno, Max De Bernardi, no-to chitarrista blues, mi sono concentrata con lui sullo studio dei blues tradi-zionali e della musica popolare americana in genere.
Veronica, lei è l'unica artista italiana ad aver preso parte al presti-gioso Mustique Blues Festival (Caraibi) ed. 2012 e 2013. Che ricordo ha di questa esperienza?
Un ricordo pazzesco. Un posto da favola, musicisti di fama internazionale che per due settimane suonano e si divertono, insieme, senza divismi ma con la voglia di condividere emozioni e suoni. E’ stata un’esperienza dav-vero unica che mi ha permesso di incontrare artisti eccezionali (Ron Wood, Shamekia Copeland, Joe Louis Walker, per citarne solo alcuni) e passare due settimane in un posto da sogno come Mustique.
Come è nata la vostra collaborazione, sfociata nel duo The Jolly Shoes Sisters?
Veronica-Io e Laura ci conoscevamo virtualmente da qualche tempo e, grazie ad amici comuni, ci siamo ritrovate una sera a cantare e suonare attorno ad un tavolo. Et voilà! Ci siamo trovate subito in sintonia ed abbiamo deciso di provare a creare un progetto su noi due… cosi’ sono nate le Jolly Shoes Sisters! Laura-Il duo nasce da una serie di “felici congiunzioni astrali”: la stima che, da sempre, io e Veronica nutriamo reciprocamente; il desiderio comune di lavorare su un repertorio legato al periodo anni 20/ 40, ovvero il Jazz della tradizione; e, infine, la casualità, che ci ha fatto incontrare a casa di amici comuni, iniziando così a cantare per gioco, in compagnia, davanti al classico bicchiere di vino.
Con il vostro duo proponete una selezione di hot jazz e swing, restituendo con spirito ludico le suggestioni di un perio-do che va dai Roaring Twenties, “I ruggenti anni venti”, agli anni qua-ranta, oltre ad alcuni inediti. Ritenete che il vostro sia un repertorio più che altro tradizionale o che ci sia spazio per la modernità e la contaminazione?
Veronica-Amiamo la tradizione e ovviamente ci ispiriamo a questa per la scelta del nostro repertorio; anche i pezzi originali, scritti da Laura, si spo-sano con la direzione intrapresa. Non ci poniamo però limiti e, amando molto la contaminazione tra i generi musicali, non escludo che sperimente-remo qualcosa di diverso e nuovo…
Laura-Fino ad oggi siamo rimaste piuttosto in linea con la tradizione; per quanto mi riguarda, la contaminazione è sempre benvenuta. Va detto che, purtroppo, in questo momento così buio noi artisti siamo doppiamente iso-lati: non solo come esseri umani, infatti, ma anche come portatori di un qualcosa - la musica- che ha profondamente bisogno di sinergie, di inter-play, di emozioni e stimoli. E’ così che le idee nascono e prendono forma. Finché non potremo tornare al live, la nostra creatività resterà semi-congelata…
Il brano Like Aretha used to sing è un grido di ribellione contro ogni forma di oppressione e repressione, fisica, mentale, umana e sessuale. Negli inediti l’intento è quello di privilegiare una tematica di denuncia?
Laura-Non sempre. Nella vita ci sono la denuncia, l’ingiustizia, il dolore, ma anche la positività, l’allegria, l’amore. La leggerezza. Infatti, per le Jolly Shoes, ho scritto, tra gli altri, un brano che si chiama “Love my shoes”, dedicato alla passione che entrambe abbiamo per le scarpe: un brano dichiaratamente frivolo e molto, molto leggero.
Articolo del
10/04/2021 -
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