Gli Animatronic nascono dall’incontro tra il batterista Luca Ferrari (Verdena, Dunk), il chitarrista Luca “Worm” Terzi e il percussionista Nico (Nicola) Aztori, qui in veste di bassista. L’8 novembre scorso è uscito il loro primo lavoro dal titolo REC per La Tempesta Dischi. La band è in tour da diversi mesi e ne abbiamo approfittato per scambiare qualche opinione con Luca Ferrari.
Come possiamo identificare gli Animatronic? Un progetto o un gruppo vero e proprio? Siamo partiti tutti e tre dall’inizio quindi ci consideriamo un gruppo a tutti gli effetti.
Il tuo nome di batterista è associato ovviamente ai Verdena e anche ad un altro gruppo i Dunk, nati ormai più di un anno fa. Cosa ti ha spinto ad iniziare un nuovo percorso? In questo viaggio sei accompagnato da altri due musicisti italiani il chitarrista Luca “Worm” Terzi e dal percussionista Nico Atzori impegnato nel basso. Come è nata questa collaborazione? In realtà è successo tutto un po’ per caso. Ho iniziato a vedermi con Luca e Nico la domenica quando eravamo liberi. Avevo bisogno di suonare. Era puro divertimento improvvisavamo a casa mia in una piccola cameretta e, dopo un pò abbiamo iniziato a tirare fuori delle canzoni, registravamo le jam su un 4 bit a cassetta. Alla fine avevamo quattordici, quindici pezzi così ci è sembrato giusto testimoniare quello che avevamo fatto insieme con un disco
Il vostro album di debutto REC, uscito lo scorso 8 novembre per La Tempesta Dischi, è stato registrato analogicamente, su nastro e in presa diretta e, la fase di registrazione e missaggio, presso l’Henhouse Studio (ex pollaio), sono opera di tuo fratello Alberto Ferrari. Questa scelta ha apportato un valore aggiunto al sound del disco? Non c’erano molti soldi e sapevamo che dovevamo farlo velocemente così ho pensato subito ad Alberto; lui registra bene e mi piace molto il metodo che ha di fare i suoni. Con lui ci sentivamo più sicuri.
Ho trovato l’album sostanzioso, ricco di sonorià diverse, virtuosismi, cambiamenti veloci e tanta energia. Le canzoni all’interno di REC oscillano dal genere math-rock al prog. Tuttavia ciò che emerge è una gran voglia da parte di tutti e tre di suonare in modo libero. Ti ci ritrovi in questo? Facciamo fatica anche noi a definire questo disco con un genere musicale. È avvenuto tutto in modo molto naturale, pura libertà quando scrivevamo i pezzi eravamo tutti molto eccitati fino a farci male le braccia
È limitato nei tuoi confronti definirti solo un batterista di successo perché sei anche un artista o meglio un disegnatore. La tua è un’arte in cui c’è sempre un immaginario evocativo ma spesso nei tuoi disegni emergono immagini strane, bizzare.. anche l’artwork/copertina dell’album REC, in bianco e nero, è opera tua per questo vorrei chiederti cosa si cela dietro quel manifesto così enigmatico? Sono stato io a proporre alcune idee e poi abbiamo scelto quella. Non c’è un significato preciso. È un’immagine molto semplice e poi abbiamo messo quel retro con quelle linee bianche e nere che ci stava benissimo. La copertina è arrivata alla fine di tutto. Sai, anche come locandina per i concerti, è d’impatto, funziona.
Oggi con l’era digitale ogni cosa sembra essere diventata usa e getta e sempre a portata di mano. Non si frequentano più le librerie e i negozi di dischi chiudono. Sussiste un’assenza di investimento perché, se tutto è a nostra disposizione, non c’è bisogno di alcuno sforzo. Secondo la tua esperienza di musicista quanto la musica è stata penalizzata in tal senso? Io sono ancora legato al passato. Non ho il computer, non scarico musica, compro ancora nei negozi fisici e se riesco acquisto ancora le riviste. Mi piace proprio andare a cercare un disco, trovarlo e poi ricordarmi dove l’avevo preso
Ti domando preferisci il lavoro in studio oppure la dimensione live? Sono due cose completamente diverse ma, tra tutte preferisco il momento della composizione e quello del live. La fase di composizione è un momento bello, frizzante è come giocare e durante l’esibizione live mi sento libero. La registrazione invece è un momento un po’ truce perché sai benissimo che quello che stai facendo rimarrà per sempre. C’è tensione nel farlo. È bello ma sei comunque preoccupato pensi solo a chiudere.
Ormai sei in tour da un mese e con i tuoi due nuovi compagni di avventura, ne avete macinate di date nei vari club italiani. Puoi già fare un bilancio? Siamo tutti e tre molto contenti di come sta andando e, più le date si aggiungono, più il pubblico che viene a vederci cresce
”Animatronic” è da considerarsi come un piano a breve termine o avete in mente l’idea di proseguire e magari affrontare un tour anche all’estero? Per quanto riguarda il tour invernale mancano ancora un paio di date. Abbiamo avuto delle richieste per l’estate ma, io devo capire quando uscirà il nuovo disco dei Verdena perché, se fosse a settembre, non penso posso andare in tour con gli Animatronic. L’estero invece ci piacerebbe molto ma ancora non c’è niente di definito. Io mi sono sempre trovato benissimo a suonare in Europa
Che atmosfera si respira all’estero? C’è una grossa differenza soprattutto con gli orari. È tutto più veloce e ci sono molte meno ore di attesa. In Italia anche siamo a dei livelli buoni per quanto riguarda l’organizzazione ma da noi si suona tardi. Ogni concerto che abbiamo fatto questo inverno iniziava a mezzanotte e, se vieni già da un viaggio lungo, finisci le prove alle sei e poi devi aspettare altrettante ore prima di salire sul palco, ti pesa un poò. Ad esempio in Germania, in Olanda, soprattutto nei Paesi Bassi alle nove sei sul palco. Un altro mondo proprio.
Mi sapresti dire il primissimo album che ti ha influenzato e l’ultimo ascolto che ti ha particolarmente colpito? Il primo album che mi ha influenzato è Nevermind dei Nirvana. Alberto lo ha comprato e me lo ha passato subito. Ci ha cambiato quando eravamo adolescenti. Io acquisto ancora molti dischi vecchi. Di recente ho acquistato alcuni gruppi della scena scandinava, semisconosciuti, ad esempio i Atomikylä. Ho preso anche l’ultimo di David Bowie Black Star, un grande album. Per quanto riguarda i più recenti non sono aggiornatissimo ho ascoltato una nuova band inglese, molto giovane, i Black Midi.
Invece puoi citare qualche nuovo gruppo made in italy? Andando in giro a suonare trovi un sacco di band underground molto brave. Ad esempio gli HorseLoverFat di Ravenna e gli Uro di Lecce. Entrambi sono molto in gamba
Ultima domanda, cd o vinile? Io acquisto tutti e due non ho preferenze quello che trovo prendo. Ultimamente ho notato che i vinili costano di più quindi tante volte prendo il cd per risparmiare un po’. Per me è importante ascoltare la musica. Non mi sento un collezionista
Articolo del
26/01/2020 -
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