Nato e cresciuto a Lucca, Gionata si è trasferito nella metropoli milanese dove ha cominciato a sperimentare la vita del fuorisede con altri tre coinquilini. Ex Violacida, a febbraio 2018 entra in studio per lavorare al suo primo disco solista, con la produzione artistica di Jesse Germanò (John Canoe) al Jedi Sound Studio di Roma. Le sue canzoni parlano di amori, litigi, serate e malinconia il tutto con un tocco di disincanto tipico della sua terra d’origine. Mentre l’uscita del disco è prevista nell’autunno 2019, è già disponibile il suo terzo singolo, Male che vada, sempre in uscita per Phonarchia Dischi. Su com’è andata questa prima parte del lavoro in studio e su quello che succederà dopo l’estate lo abbiamo chiesto a Gionata in persona
Male che vada è il tuo terzo singolo, come è stato accolto dal pubblico e quale è il modo che si porta dietro questo pezzo? Male Che Vada sta ricevendo molti feedback positivi, forse tra i 3 singoli che ho fatto uscire quest’anno è quello che sta avendo più successo. Penso che sia legato al fatto che è una canzone autobiografica che parla di una storia realmente vissuta e molte persone possono ritrovarcisi facilmente. Quando parli della vita ti accorgi che a volte accadono cose belle e altre volte cose brutte, ma entrambe sono esperienze necessarie per la crescita della persona. Il mood musicale, oltre che al testo, è sia allegro che malinconico, puoi ballare, sorridere e essere triste
Dalla Toscana a Milano, quanto ha influito sulla tua musica questo trasferimento? Il capoluogo lombardo è davvero la nuova capitale della musica? Lo dico a malincuore però sì, Milano è veramente la capitale della musica. Anche negli altri ambiti è proiettata in avanti, la gente non perde tempo e lavora costantemente, a volte anche troppo. Mi piace molto questa città ma a volte sento l’esigenza di tornare in Toscana e perdermi tra la campagna e il mare, rilassare la mente insomma. Sulla mia musica ha influito positivamente: vivendo da solo ho maggiori libertà oltre che maggiori responsabilità, e questo fa crescere la mia musica sia in maturità che libertà di espressione.
In autunno uscirà il tuo primo album da solista cosa dobbiamo aspettarci? Sarà un album vario, che parla di storie vere. Ci saranno riflessioni, amori, litigi, serate; momenti nostalgici, altri spensierati e altri più tragici. Ogni canzone ha una sua sensibilità e una sua storia da raccontare
Durante i tuoi live qual è il pensiero ricorrente quando sali sul palco? Durante i live è importante coinvolgere il pubblico con il mood giusto. Io cerco di rivivere il momento della canzone, esplorando i ricordi e le sensazioni che avevo durante la scrittura di quella determinata canzone. È un po’ come prestare il proprio corpo e la propria testa alle canzoni, per farle vivere anche alle altre persone
Chi ha ispirato la tua svolta solista e quando? Intraprendere una carriera solista, per uno come me, che ha sempre militato in band, penso sia stata un’esigenza, una pulsione forte che non potevo controllare. È cresciuta dentro di me da non so quando e, in tempi maturi, mi ha portato a scrivere canzoni che dovevano far parte di un progetto come quello che è Gionata, per trovare la massima forza e espressività. Le stesse canzoni, a dirla breve, avrebbero avuto un altro significato se avessero fatto parte di una band
Se potessi duettare con un grande artista del passato chi sarebbe e perché? Mi piacerebbe collaborare con Syd Barrett, ma da quello che ho letto era un tipo un po’ ingestibile; punterei su menti un po’ più stabili, in Italia ti direi Luigi Tenco o Giorgio Gaber, persone con un grande senso della giustizia e rispetto per la dignità umana, oltre che ottimi musicisti
Quale è la cosa più importante per te per un cantautore? Il rispetto per sé stesso e per gli altri. Non cedere a compromessi imbarazzanti e non perdere mai l’entusiasmo e la curiosità
Articolo del
16/07/2019 -
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