Il 22 febbraio a cura di Ala Bianca Records/Warner Music Italia è uscito il quarto album di inediti di Umberto Maria Giardini. Si rileva in questa occasione una identità dell’artista sempre più matura frutto anche dei venti anni di carriera e di ricerca musicale, di cui dieci a firma Moltheni (otto album e una partecipazione a Sanremo nel 2000). Il progetto Umberto Maria Giardini quindi si rinnova ancora una volta, si evolve e si plasma a tal punto che con “Forma Mentis” il leader autentico e coraggioso traccia un’opera ricca, lirica, intensa, dura, ma allo stesso tempo incantata e psichedelica che colpisce per ardore e immediatezza. Ne abbiamo approfittato per fare quattro chiacchiere proprio con il cantautore marchigiano.
Un disco è una creatura, uno scrigno che, per ogni artista degno di chiamarsi tale, rappresenta una parte di se stessi un estratto del proprio percorso umano oltre che lavorativo. Mi domando dunque che uomo c’è dietro questo quarto album dal titolo “Forma Mentis”? Quale viaggio vuole raccontare al suo pubblico?
In genere ho poco da raccontare nei miei lavori, piu' che altro non credo che il mio pubblico fatto perlopiu' di persone adulte si aspetti cosi' tanto da me. Dietro la porta di questo nuovo album c'e' un uomo maturo e soprattutto disilluso, ci sono io con tutte le mie contraddizioni e certezze, c'e' la mia "forma mentis" appunto fatta come fosse una ragnatela, in cui le mosche intrappolate sono gli eventi che l'hanno caratterizzata, i momenti, le gioie e le sofferenze che ho vissuto.
Parliamo un po’ delle canzoni all’interno del disco. Il brano Pleiadi in un cielo perfetto è stato scelto come primo singolo. È un pezzo molto poetico e visionario. Dopo pochi ascolti il ritornello ti entra in testa. Per questo motivo è stato selezionato? Perché risulta un pezzo orecchiabile in radio?
Per questo nuovo ciclo di UMG non ho scelto io il primo singolo, quindi non ho risposte che giustifichino la domanda. Oggi la radio è praticamente morta, tanta pubblicità, tante chiacchere che debbono far divertire piu' che riflettere chi ascolta e soprattutto tanta, troppa musica di basso livello. Insomma anche la radio è diretta parente dei tempi che viviamo, quindi dubito fortemente il singolo sia stato scelto con la speranza e la pretesa che potesse essere in rotazione nelle radio nazionali.
Mi ha colpito un componimento, Argo; ci ho trovato dentro violenza, forza, è travolgente! Può raccontarmi quali sono le sensazioni che si celano dietro questa viaggio musicale?
Argo è nata da pensieri non tanto cattivi, quanto oggettivi. Mi sono semplicemente concentrato su cio' che vedo, e che prevedo per noi tutti, senza eccezioni. Tutto è nero e la felicità di tutti gli esseri umani è scomparsa negli anni 90a. Viviamo momenti di apparente felicità ma sempre a scadenza ravvicinata. Siamo parte di un mondo irriconoscibile dove tutto è dettato dal denaro e dalla rete, qualsiasi cosa conta meno, anche se nessuno lo ammette. Tra circa 30 anni ci guarderemo indietro e capiremo che il periodo che stiamo vivendo è stato determinante per la rovina del genere umano.
L’epilogo di questo lavoro schiera la partecipazione amichevole ed illustre di Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) nel brano “Forma mentis”. Come è nata questa collaborazione?
Siamo amici, e ci vogliamo bene. Tutto nasce da questo.
Pensa che, nel panorama musicale italiano, ci sia stata una battuta di arresto: poche idee, zero rischi e una voglia di mettersi in gioco inesistente?. Crede che il mercato discografico italiano sia oggi soggiogato dalla moda del momento e dunque limitato? Chi sta sbagliando e come rimediare?
Io da un po' di tempo non osservo ne giudico piu' il mercato discografico italiano, poiché mi annoia a morte. Credo sia vittima del suo destino e delle scelte dettate dal pubblico stesso che indirettamente lo manovra. Tutto cio' che in Italia viviamo musicalmente parlando, è esattamente e coincide a cio' che il pubblico desidera, a cio' che la gente è; bisogna pertanto accettare quello che avviene, poiché la storia e i suoi cicli non si possono cambiare anche se lo si desidererebbe. Del resto siamo italiani, non francesi.
Si può asserire che lei è a pieno titolo il papà di questo lavoro dunque, può, senza pensarci troppo, raccontare se c’è una canzone di questo ultimo album a cui è più legato ed una invece che esegue volentieri durante i concerti?
Non sono legato a nessun brano in particolare. Amo tutti i brani di questo album, senza preferenze cosi' come anche dal vivo mi emozionano ognuno di loro allo stesso modo. In Tenebra ad esempio sono concentrato, e in Forma mentis invece mi sfogo vomitando tutto cio' che vorrei gridare a chi mi comprende. Diverse forme di amore in gesti simili.
Nell’esibizione live si è presentato con una formazione classica: due chitarre, basso e batteria insomma la classica rock band. Dunque lei si sente più un cantautore o un leader di un gruppo?
Assolutamente la seconda. Sono di fatto un cantautore, ma il termine col passare degli anni quasi mi offende, anche in relazione al fatto che sono considerati cantautori personaggi davvero patetici della musica italiana, la conseguenza è che preferisco isolarmi da questa realtà, che mi destabilizza facendomi sentire ridicolo. Vorrei essere considerato qualsiasi cosa oggi, ma non cantautore.
Più di una volta ha affermato che Moltheni il suo vecchio nome d’arte e Umberto Maria Giardini sono due percorsi distinti. Eppure se ripenso a brani a cui ancora sono legata come ad esempio In centro all’orgoglio e Ridi Irene ridi penso che tuttavia l’identità di Moltheni, forse più vicina ad un cantautorato psichedelico folk e, UMG in cui prevale un suono più rock, non siano poi così distanti. Cosa ne pensa?
Penso che sia una visione personale che non condivido, ma va bene anche cosi'. Ognuno di noi interpreta cio' che ascolta e vede... ognuno di noi interpreta cio' che è e vive.
Voglio concludere questa intervista ricollegandomi alla prima domanda che le ho rivolto. Ogni artista quando incomincia un nuovo percorso e costruisce un proprio disco fa nascere come un figlio e si presuppone dunque che all’inzio c’è sempre un’idea precisa da tenere a mente. Ad oggi pensa che la sua visione di “Forma Mentis” sia stata compresa dai suoi fan?
Non me lo sono chiesto, forse perché in fondo in fondo non mi interessa piu' di tanto, o forse perché non credo che i dischi e le canzoni facciano riflettere le persone cosi' come si è sempre creduto. La nostra società è cambiata tantissimo negli ultimi 30 anni e con essa anche la sensibilità, la percezione e probabilmente anche l'illusione secondo la quale una frase o un brano possano veramente influenzare la vita degli altri. Forse un tempo tutto cio' accadeva veramente, perché la vita delle persone era piu' autentica, piu' semplice. Oggi emozionarsi per una poesia, una canzone o un opera d'arte è diventato quasi impossibile. Mi accontento di sperare che chi ascolta i miei lavori li traduca e ne faccia tesoro come sensazioni acquisite, nulla piu'. Non pretendo ne credo che serva comprensione ai significati del disco, ne del mio ne di quelli altrui. Ciao Silvia e grazie
Articolo del
05/04/2019 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|