È estremamente difficile definire Patrizio Maria, iscriverlo in qualche categoria, limitarlo a confini e canoni artistici. Facciamo prima a chiederlo a lui
Patrizio... chi sei? Che fai??? Un cantautore, un chitarrista e fumettista. Racconto storie vere e mi stanno a cuore quelle situazioni di vita quotidiana dove si mischiano relazioni, conversazioni, riflessioni, disagi, carezze, crudeltà, rapporti, patologie e ironia. Ho avuto la fortuna di iniziare questo lavoro con Ivan Graziani, che ha saputo seguire i miei passi lasciandomi libero di esprimere, di giocare e sbagliare. Negli anni oltre alle mie canzoni, tra cui "Io c'ho l'ansia” (che ha venduto 14.000 copie ed è stata programmata nelle radio e tv nazionali con la produzione del caro amico Maurizio Montanesi), ho avuto il piacere di accompagnare grandi artisti come chitarrista, corista e spesso come autore, artisti che hanno fatto la storia del costume e della musica italiana come Alberto Camerini, Little Tony, Enrico Ciacci, Goran Kuzminac, New Trolls , Patty Pravo, Mimmo Locasciulli, Alberto Radius e molti altri, mentre attualmente collaboro con il caro amico Andrea Rivera. Ho pubblicato due album, India Londinese nel 2009 e Banana Confused nel 2012. Ho fatto più di 500 live e sto finalmente registrando il mio terzo lavoro discografico che presto uscirà dalla gabbia. Ho passato la mia vita a scrivere, cantare, suonare e non cambierei per nulla al mondo questa forma di suicidio creativo, senza originalità e ribellione vivrei nella noia totale, infatti questa è la mia filosofia di vita... rock and roll, colori e cioccolata!!!
Cosa hai in mente??? Una lametta anarchica, un biscotto, le unghie di un gatto, una chitarra sul divano, un piano scordato, una apple pie e muffin nascosti nella scarpiera. Ho nella mente una scimmia che protesta. Le urla del vento di montagna e la precisa e chiara sensazione, ma soprattutto consapevolezza, di essere attratto da tutto ciò che porta egocentrica curiosità, originalità, arte, ricerca e cultura. Ho nella mente le frasi più belle di Dostoevskij e Nietzsche, dei movimenti artistici dei primi del '900, gli assoli di chitarra degli hippie e dei punk e poi soprattutto la cosa che mi preme di più avere una testa filosoficamente e spiritualmente libera e senza rotatorie, dove carezze e cazzotti si baciano lentamente
Dal Patrizio Maria di “Banana Confused” cosa è cambiato? Sono cambiate le rughe, le persone, il piccolo mondo che gira in determinati ambienti. È un periodo di fisarmonica, si va in alto, poi ci si allarga, si scende e si tocca il fondo. Io devo dire che sono rimasto uguale. Sono patafisicamente parlando un cantautore che parla solo di storie vere, della mia vita e della vita di chi mi circonda. Banana Confused, come del resto il primo, India Londinese, partivano da una voglia diversa, intuitiva ed istintiva. Oggi ho più interesse a scartare piuttosto che ad aggiungere. Il minimalismo mi ha sempre affascinato e quindi, forse unica cosa ad avere affinato è stata la scrittura che credo sia ancora di più cinematografica
Cosa è cambiato invece nella nuova produzione musicale? È tornata la voglia di ricominciare a giocare, di sperimentare aggeggi, giocattoli elettronici e nuove situazioni. Una volta che trovi il centro o meglio il gancio nel cielo che ti fa penzolare senza cadere, devi assolutamente perdere la certezza e devi mandare a farsi fottere la prudenza. Per creare una scala di parole, con musica, vestiti, cappelli e scarpe devi osare e non cullarti più o consolarti tra lo specchio ed i riflessi, devi giocare, sporcarti, strapparti l'anima finché possa uscire malandata ma serena per le vie della città
Hai avuto la fortuna di crescere con Ivan Graziani, Alberto Camerini, Little Tony. Quali sono le cose più importanti che hai imparato da loro? Non credi che chi viene lanciato sulla ribalta dei talent perda tutto il percorso di crescita di chi invece ha avuto la tua fortuna? Da ognuno di loro ho imparato qualcosa in particolare. Per mia grande fortuna una cosa che li accomunava in maniera viscerale era la grandissima professionalità, che non è da confondere con la pesantezza o con gli sguardi severi. Ivan mi ha buttato su un palco per la prima volta a 15 anni. Maurizio Montanesi mi ha coccolato come un figlio. Con Alberto si giocava agli indiani continuamente. Little Tony e suo fratello Enrico Ciacci, mi hanno tenuto con loro quasi quattordici anni, tra viaggi, alberghi, palchi, chitarre, canzoni, provini. Insomma è stata irresponsabilmente bella questa mia avventura e non mi pento dei no, dei si e delle incertezze o malumori, delle risate e dei periodi di durissimo lavoro. Sono felice. I talent hanno tolto al palco l'odore, il rumore della scarpa che sbatte sulle tavole. Il contatto umano. Quanto è bello suonare e cantare davanti ad occhi che ti guardano da due metri? Si è perso quel senso di condivisione quasi familiare e di attesa. Pensa alle feste degli anni ‘80, con la gente che usciva di casa con le sedioline ed aspettava "il cantante". Oggi aspetti il divo che alla prima puntata è già famoso. Entri famoso ed esci imbottito di psicofarmaci per la pressione, aspettativa e malumore che crea quel percorso. Io ho sempre detto no a queste cose, per carità piene di visibilità e tutto quello che vuoi, ma con un sapore e profumi totalmente diversi dalla mia anima che rifarei un milione di volte. Fare girare la musica tra le bocche e gli occhi delle persone, se hai qualcosa da dire arriva sempre e si ferma sul cuore
Nel tuo nuovo album di cosa parlerai? Parlo delle mie gioie, dei miei malesseri e malumori, delle mie ansie, dei miei sorrisi e delle risate sceme. Non ho mai perso la mia ironia ringraziando qualche spirito indiano e sonoro. Sono ancora quello girato sul doppio lato di me stesso che con la voce da collegiale francese del ‘700 arma un frastuono di chitarre oppure ti sussurra qualcosa di delicato. Credo di avere la fortuna di essere molto riconoscibile anche senza aprire bocca. Sono quello punk, quello folk, quello beat o mod, quello elettronico e quello blues. Alla fine questi amori sonori che mi appartengono per ascolto culturale e per necessità di pancia, si trasformano in un rock and roll o meglio rockabilly moderno pieno di riferimenti letterari e teatrali. Parlare della cosa che forse conosco poco poco meglio, ovvero di Patrizio è quello che mi preme, come mi è cara la sincerità e la verità delle cose, non assoluta, sia ben chiaro, di quella si occupano filosofi antichi e fortemente estetici. Parlo di Dandy e ragazze coraggiose, di stanze strane. Non ho mai lasciato le metafore partire. Faccio musica ecosostenibile, faccio canzoni vegetariane
Il tuo genere ed i tuoi arrangiamenti sono fortemente influenzati dalla tua cultura, ma soprattutto dalla tua strumentazione: è una lo specchio dell'altra? Mi piace tentare. Sono una mina vagante, spesso e volentieri con anfibi anarchici cammino su cose che mi affascinano. È troppo bello conoscere. Mi piacciono tante e troppe cose. Certo sono cresciuto con il rock and roll e con il punk, quindi non posso non avvicinarmi ad alcune armi come la Fender Telecaster, la Gibson 335- e 345 stereo, al Diavoletto sg, ai microfoni antichi a valvole, anche di marche sconosciute e pescati in qualche dismessa vintage. Amplificatori Vox, Orange, non possono mancare. Ma poi magari mi affascina un suono nato per caso con un pedale trovato in qualche cantina e me lo porto dietro per anni. Io non ho gabbie e non voglio che questo gioco diventi un qualcosa di anormale. Per me è la quotidianità. La vita, la mia Come si sente un ribelle oggi? Ma soprattutto, ci sono veri ribelli oggi??? Oggi c'è un bel casino di lavoro (hahaha). Spesso però nella frenetica giungla dei sentimenti oppressi ci ribelliamo per cose che forse non meritano tale forza. Jünger parlava di clandestinità. Entriamo nel bosco e guardiamoci le spalle. Siamo noi i ribelli. Oggi con i social si sentono tutti ribelli, basta un like in più per fare passare il proprio pensiero come sano ed autentico. Alcuni si ribellano non ribellandosi, ed ecco che rientra il tema indiano e pacifico, che è diverso da pacifista. Ribelle è qualcosa di vivo, stare sempre ed energicamente dietro la linea del fronte. Il tuo mulino. I sinonimi che più mi piacciono sono rivoluzionario e trasgressivo. Non bisogna accettare qualsiasi cosa. Non possiamo farlo. Bisogna mettere la faccia sempre davanti alle nostre parole, alla nostra attività di movimento. Ognuno dovrebbe essere eccessivamente libero da pensare per la propria vita e giocarsela come meglio crede. Altrimenti diventa la morale dei quaqqueri americani dove apparenza e gusto non coincidono con il meritato individualismo
Parli spesso di colori, punk e rock and roll. Tutte cose che un tempo erano il biglietto da visita dei musicisti. Che fine hanno fatto? Appunto. Parlo delle cose che fanno parte di me. Non potrei vivere senza, sporcarmi le mani con i colori mentre faccio fumetti. Il rock and roll ed il punk sono pretesti attivi ed energici, movimento, azione, vivacità. La vita amo passarla in allegria, con meno problemi ed ansie possibili. Questi tre elementi oltre a lanciarmi la creatività addosso mi fanno respirare. Oggi credo non sia di moda. Non sta a me giudicare possibili colleghi o rappresentazioni simili. Il rischio credo sia finito nel dimenticatoio. Torniamo sempre a quella immagine faccia-parole, oggi nessuno ha voglia di dire la verità, vuoi per il successo, vuoi per un abito fisiologico da tenere sulle passerelle della conoscenza, ma nessuno si prende la briga di sfrenarsi. Quando metti il freno hai perso e dai un prodotto che non è assolutamente vero. Io i freni non li ho mai usati ed ecco perchè mi tengo i miei colori
Chi consiglieresti di ascoltare oggi? La risposta più banale... è quello che ti piace. Ma credo che oggi molti ragazzi, giovani ragazzi vadano educati musicalmente e non solo. Bisogna incuriosire in maniera diversa e quasi catastrofica. Io ho sempre vissuto di movimenti artistici. Il surrealismo, la patafisica, il dadaismo. Sono sempre stato affascinato. Credo che mischiare le arti, le culture ed il concetto di creatività sia sano. Non posso dare consigli, ma posso gettare dei sassolini interessanti. Di solito quando mi fanno questa domanda non rispondo mai gruppi, cantanti o cose varie, ma dico sempre di ascoltarsi addosso, il cuore non va frainteso, così come lo stomaco. Ascoltarsi senza vergognarsi minimamente se quello che piace a te non fa parte dei gusti della comitiva con cui esci e quindi ti vergogni, ti nascondi e ti isoli in cose quasi metafisiche. La musica classica credo sia punk rispetto alla musica di alcuni gruppi di oggi. Il Punk di ieri benissimo è un ottimo pop ascoltato oggi. Cambia tutto e tutto gira, ma alcune cose non bisogna cambiarle. Mai
Articolo del
09/01/2019 -
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