"The Dreamer" è l’ultimo album di Alvise Nodale, uscito da qualche mese per Seahorse Recordings. Un disco “sognante” e pieno di emozioni che ha già riscosso il consenso del pubblico e della critica. Alvise Nodale è un cantautore che riesce a distinguersi ed è per questo che abbiamo scambiato qualche parola sulla sua storia, la sua musica e soprattutto la sua visione delle cose
Da dove nasce il tuo progetto? Raccontaci la tua storia Il mio progetto solista nasce da una pausa del mio gruppo precedente, gli “Incanti Erranti”, nel quale suonavo principalmente la chitarra. Durante questo periodo mi sono messo a scrivere canzoni mie, che sono poi andate a comporre il mio primo disco “Conte Flame”, otto brani in friulano che racchiudono un po' la mia versione della mia terra natia, la Carnia. Questa auto-produzione mi ha portato fortuna, è stata ben accolta e mi ha portato a suonare in molte zone del Friuli, fino ad arrivare sul palco del Madame Guitar di Tricesimo nel settembre del 2016. Pressappoco nello stesso periodo ho cominciato a scrivere nuovi brani, utilizzando l'italiano, un po' come sfida, un po' per necessità, visto che scrivendo in friulano mi sentivo ripetitivo, sentivo di dire cose che avevo già detto nelle canzoni precedenti. Così sono nate le canzoni che sono poi finite in “The Dreamer”
Il tuo album, “The Dreamer”, è un album che farebbe sognare anche il più cinico degli ascoltatori, da dove è nata l’ispirazione per la composizione del disco? Da molte cose a dire il vero, le canzoni nascono da citazioni, da parte di racconti, da esperienze personali, da persone che ho conosciuto lungo la strada. L'idea di un “concept” mi è venuta ascoltando “Non al denaro, né all'amore, né al cielo” di Fabrizio De André. Avevo già scritto un paio di brani quando ho avuto questa “illuminazione”, e così ho tentato di legare tutte le canzoni con una storia, quella del sognatore, in cui spero ognuno possa ritrovarsi... Almeno in minima parte
Quali sono i tuoi riferimenti musicali? Principalmente ascolto molta musica acustica, folk e cantautoriale, ma non disdegno alcune sonorità che si trovano nel rock, specialmente quello progressivo. Per fare alcuni nomi: Damien Rice, Nick Drake, Tim Buckley, Guccini, De Andé, Pink Floyd, Anathema, Steven Wilson e molti, molti altri. Sono legato molto a altre scene musicali, tralasciando parecchio quella italiana.
Elencami cinque brani che più ti hanno cambiato a livello artistico? Più che brani solitamente ci sono album che mi hanno segnato particolarmente, ma direi che queste sono le canzoni: Place to Be (Nick Drake), Khorakhanè (a forza di essere vento) (Fabrizio De André), The Greatest Bastard (Damien Rice), Are you There? (Anathema) e Once I Was (Tim Buckley). Direi che queste sono le canzoni che mi accompagnano da molto tempo e che non mi stufo mai di suonare, insieme a molte altre.
Dal punto di vista della scena musicale italiana, cosa ti garba di più e cosa noti invece di negativo? Come ho detto prima non seguo molto la scena italiana, perciò non mi sbilancio in commenti
Parteciperesti mai ad un talent? No
Grazie per la tua disponibilità, ringrazia pure chi vuoi! Grazie a voi! Beh, credo che un ringraziamento a chi legge e/o ascolta le mie baggianate sia d'obbligo
Articolo del
18/04/2018 -
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