Richard Von Sabeth fondatore e voce degli Spiral 69 ha pubblicato il 9 febbraio il suo album da solista, “The King of Nothing”. In questa intervista di Alessandra Paparelli per Extra! Music Magazine, ci racconta gli inizi, le fonti di ispirazione e dove va a parare questa parentesi in solitario
La prima domanda: inevitabile chiederti come nasca la tua passione musicale, chi ti ha ispirato e a che età hai iniziato a interessarti e decidere di vivere proponendo la tua musica Sono cresciuto in una casa invasa dalla musica, mio padre ascoltava da Elvis a Lucio Dalla, mia madre Tina Turner e i miei fratelli più grandi mi hanno indottrinato con David Bowie, Bauhaus, R.E.M. e Joy Division. Alle scuole medie ero l’unico ragazzino di 11 anni a conoscere questi artisti nella mia scuola e mi vedevano come un alieno… Poi, fingendomi più grande, iniziai a frequentare un giro di ragazzi adolescenti che sapevano tutti strimpellare, erano i primi anni ’90 e saper suonare la chitarra era una cosa molto originale, bella, quindi mi ritrovai a 13 anni a cantare con un gruppo, facevamo “schifo” ma suonavamo già cose nostre. Sono stato fortunato, perché dal primo momento che mi sono scontrato con la musica ho saputo che sarebbe sempre stato quello che avrei fatto nella vita.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento? La prima folgorazione l’ho avuta con i Cure, ancora mi porto dentro molti elementi della loro musica nel mio bagaglio personale, con i Nine Inch Nails la mia vita cambiò del tutto, capii che potevo fare musica da solo e così esprimermi al meglio senza dover necessariamente confrontarmi; infine, è arrivato David Bowie che ha stravolto tutte le mie idee da musicista e rimescolato le carte. Questi sono i capisaldi, ma ascolto davvero tantissima musica e credo di rubare qualcosa ovunque.
Hai fondato la band new wave Spiral69. Come mai hai ora avvertito la necessità di fare un album da solista e staccarti da quello che è una tua creatura? E' un passaggio, un momento, una fase da solista o hai in programma un lungo periodo da solo? Gli Spiral69 esistono ancora, è solo un momento in cui avevo voglia di affrontare un percorso diverso, ma torneremo con qualcosa di nuovo tra poco tempo. L’idea di fare un album solista è stata una necessità per riappropriarmi di una mia identità personale: diciamo che ho scritto questo album per non andare da uno psichiatra
Il nuovo album, uscito il 19 febbraio, lo hai registrato con una orchestra. Perché questa scelta, particolare e originale, non usuale? Amo smisuratamente la musica orchestrale, la potenza che ti può dare un’orchestra dal vivo è qualcosa di inspiegabile, l’idea di miscelare la mia musica con un orchestra è un idea che mi ha sempre accompagnato negli anni: quale occasione migliore, dunque, di quella di realizzare un album solista per esaudire questo piccolo desiderio? Certo, questo è un periodo in cui la musica di “successo” è totalmente agli antipodi, gli strumenti acustici o suonati sono sempre più accantonati a discapito di synth e batterie elettroniche ma se avessi voluto fare un album basandomi sulle tendenze, avrei registrato un disco di musica synthwave o trap, invece ho puntato a fare un bel disco e basta.
The King of Nothing, questo è il tuo nuovo album da solista, a chi è rivolto? Cosa vuoi raccontare nel disco? “The King Of Nothing” è una collezione di ballate che raccontano storie alcune biografiche altre di fantasia. E’ un album sull’autocoscienza, sul riuscire a capirsi da soli ed accettarsi, spesso siamo i nostri peggior nemici e questa cosa può farci vivere male, bisogna però ricordarsi che spesso nei libri o nei film, i “cattivi” sono i personaggi più interessanti.
La New Wave è tornata molto in voga, molto di moda, soprattutto grazie a gruppi come Interpol ed Editors, tra i più noti, ma non solo: come giudichi questo ritorno, anche come lungimiranza? La New Wave in realtà non è mai sparita, in Italia abbiamo avuto questa percezione con le band da te citate dopo un decennio di rock e grunge. Negli ultimi vent’anni si è solo rafforzata e radicata anche in altri generi musicali, spesso chi ascolta la new wave ora è anche un ascoltatore di musica elettronica come la Techno o la Minimal, infatti credo che l’evoluzione definitiva sarà quella di fondere tutte questi generi, non a caso il termine "new wave” significa “nuova onda” quindi sarà sempre attuale.
La tua ispirazione è l'oscurità, la malinconia, una sorta di rifugio, una sorta di "setta di poeti istinti", una necessità di ricerca e fuoco interiore che avevano anche gli artisti maledetti, pensiamo ai poeti e ai pittori del genere. Cosa ti piace del mondo dark, tra letteratura, musica, arte? Mi piace l’immaginario dark, il romanticismo, la poesia e il mood un pò retrò che permane nel suo stile. Nella vita comune sono tutt’altro che una persona scura, però mi piace immaginare il mio io interiore simile a quello di un poeta, con tutte le controversie che ne comporta.
Scrivi di te, delle tue storie, attingi alla vita che vedi, ai fatti, c'è un ritrovarsi anche nel tempo perduto? Scrivo di quello che necessito di scrivere, il mio è proprio un bisogno, sono una persona molto introversa fondamentalmente, amo stare molto da solo e quindi scrivere, comporre, suonare sono il mio modo di comunicare col mondo esterno.
Prossimi progetti e live? Al momento sono molto concentrato su The King Of Nothing, sto cercando di portarlo in giro il più possibile, ho una super band che mi accompagna nei live e mi diverte molto suonare questi brani dal vivo. In futuro sicuramente tornerò a lavorare su Spiral69 e a ho anche un altro progetto in mente su cui mi metterò al lavoro a breve: qualcosa che sarà totalmente diverso da quello che ho fatto fino ad ora
Quando componi, scrivi, lo fai di notte o in altri momenti della giornata? Che musica ascolti quando scrivi, la tua o di altri? Non ho un momento “prediletto” per comporre, non so da dove vengano le canzoni fondamentalmente…quando arrivano devi saperle prendere al volo e farle tue. Ascolto continuamente musica di ogni tipo, ho bisogno di una colonna sonora perenne qualsiasi cosa io faccia
Ultima domanda: che tempi stiamo vivendo? Un ritorno all'edonismo reganiano, come si diceva negli anni 80-90, un ritorno all'ego, un'epoca narcisista e narcisistica? Vuota di ideologie, privata del gusto della politica, del confronto sano, della crescita culturale? A che punto siamo con le arti? Pensi che l'arte pura, vera, abbia lasciato il posto all'immagine, alla ricerca facile, al Talent, al tritacarne mediatico e culturale? Purtroppo non mi ritrovo nei tempi attuali, sono molto lontani dal mio modo di essere e fatico a stargli dietro. C’è un enorme buco culturale compensato da “like” e fotografie di se stessi, i selfie: non c’è più la voglia di conoscere cose nuove, tutto deve essere approvato dalla massa altrimenti semplicemente il mondo fa in modo che non esista. Non è un bene e credo possa solo peggiorare purtroppo. Essere integri alla propria arte in questo momento è un po’ come far parte di un movimento di resistenza che però ha pochi followers e una manciata di like
Articolo del
14/03/2018 -
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