Scrittore musicista cantautore e attore Claudio Germanò è nato in Aspromonte nel 1973 ed è da sempre appassionato di scrittura, letteratura, poesia, filosofia, musica e recitazione nelle sue varie forme d’arte, come il teatro, la televisione ed il cinema. Nel 2005 ha pubblicato il suo primo volume di poesie dal titolo “Io, un semplice foglio, e la mia penna: dal giardino sul mio cuore” edito dalla Libroitaliano.
L’amore per la poesia fa nascere in Claudio il desiderio di unirla alla musica e questo lo porta a condividere il palcoscenico con diversi musicisti, dove interpreta e canta testi di sua composizione, grazie ai quali ottiene diversi riconoscimenti. Nel 2007 pubblica la sua seconda raccolta di versi dal titolo edito dalla Ibiskos. Al seguito decide di accostare i suoi testi alle musiche originali create dal pianista Federico De Antoni, curatore degli arrangiamenti di pianoforte e tastiere dei “Fiamma d’amor viva”, una poetry rock band con la quale si è esibito come frontman, voce narrante e cantante su diversi palchi italiani fino al 2013.
Il desiderio di perfezionarsi musicalmente lo porta ad iscriversi all’Accademia di Musica Ludus Tonalis per lo studio del sax e nel 2015 si avvicina anche al mondo cinematografico frequentando inizialmente l’Accademia di dizione e doppiaggio con il doppiatore e conduttore Teo Bellia e successivamente con l’attore Rino Bolognesi e la doppiatrice Donatella Fantini. L’anno seguente Claudio, insieme al pianista Gabriele Siracusa, forma il gruppo The Prometheus per continuare a seguire il sodalizio di musica e poesia.
Insieme al sassofonista Simone Virgili e allo stesso Gabriele Siracusa suona le proprie melodie con l’armonica, alternandola con l’interpretazione e il canto, per vari scenari di musica creata per le sue produzioni. Dopo una lunga e consolidata esperienza artistica, tra l’altro anche radiofonica, lo troviamo alla conduzione di un programma notturno sul progressive rock e la poetica delle canzoni delle band de digli anni 60 e 70 più rappresentative nella discografia mondiale insieme all’ideatore e curatore del programma Federico De Antoni, insieme ad Ambra Mattioli leader della band Aladdine Insane, si esibisce interpretando i testi in italiano di David Bowie. In questi giorni, per omaggiare Totò, il grande attore simbolo dello spettacolo comico italiano, Claudio si sta preparando al debutto teatrale dello spettacolo “…Ed io lo nacqui!!!” in cui interpreterà Zazà. La commedia scritta e diretta da Benedetto Gandolfo è stata prodotta dall’Associazione “La Ribalta & Lo Studio” e sarà in scena dal 9 all’11 marzo prossimi presso il Piccolo Teatro San Pio (via Paolo Stoppa 10 – Roma) e dal 23 al 27 maggio al Teatro in Portico circonvallazione Ostiense 195b. Il 24 marzo prossimo alle ore 21,00, Claudio Germanò sarà anche la voce narrante nel live acustico insieme ad Ambra Mattioli cantante della tribute band “Aladdine Insane” e al pianista Francesco Infarinato presso il caffè letterario Mameli 27 a Trastevere.
L'INTERVISTA
Claudio partiamo dalle tue origini artistiche quando hai iniziato a interessarti alla musica? La musica ha fatto parte della mia vita sin da quando ero nella pancia di mia madre. Mio padre, quando non era nei campi a lavorare o nei vari luoghi a fare il giardiniere, suonava il clarino a casa, l’ocarina e soprattutto l’armonica. Quest’ultimo strumento a fiato ha segnato così tanto il mio dna che oggi è diventato il mio compagno più fedele, che mi segue spesso quando salgo sul palco ad interpretare le mie canzoni o le mie poesie. Posso affermare che dalla nascita, la musica è sempre stata una delle mie nuvole amiche sulla quale mi poggiavo quando avevo voglia di volare verso i miei sogni e la mia voglia di evasione
Tra pochi giorni debutterai al Teatro S. Pio con la commedia ispirata a Totò "....Ed io lo nacqui" ce ne vuoi parlare? E’ un adattamento del regista Benedetto Gandolfo che ha voluto ideare questa commedia per la ricorrenza del 50enario della morte del grande, unico ed inimitabile comico e artista napoletano Antonio De Curtis, detto Totò. Personalmente, l’affidamento del ruolo del barone Ottone degli Ulivi, detto Zazà, uno dei principali della commedia, è stato un regalo enorme
Quando nasce in te l’interesse per il Principe della risata? Ho imparato ad amare Totò, un personaggio così buffo e divertente, ma a tratti così dolce, malinconico e poetico sin da bambino e da allora non l’ho più lasciato
Quali sono le tue aspettative riguardo lo spettacolo? Insieme al cast stiamo portando in scena uno spettacolo divertente e giocoso e mi auguro che il pubblico partecipi attivamente, non solo per noi della compagnia, ma soprattutto per lo stesso Principe della risata, patrimonio del nostro Paese che spesso sembra non avere riconoscenza nella misura in cui dovrebbe, per artisti immensi del calibro di Totò
Per un artista raggiungere un proprio stile e una propria identità quanto è importante? Credo ci sia una voce dentro ogni essere umano che grida all’arte. Poi sta a noi scegliere di ascoltarla e seguirla, oppure confonderla e tacerla. Quando scegli di portare avanti i suoi passi sul tuo corpo e sul tuo respiro, allora ogni artista sarà riconosciuto tale se avrà una sua identità personale fatta di sudore, gioia e anche di qualche lacrima ma comunque frutto della volontà di manifestare la propria creatività. L’identità personale e lo stile sono gli elementi con i quali ogni artista verrà ricordato e amato per quel che rappresenta. Credo sia fondamentale costruirsi una strada da sé, sulle proprie idee e aspirazioni
Grazie al tuo lavoro hai avuto la possibilità di conoscere tanti artisti. Tra i tanti quali ricordi con maggiore affetto e perchè? Da ieri e fino ad oggi, sono tanti gli artisti che mi sono rimasti nel cuore. Posso solo nominarne alcuni dove il pensiero mi porta di più nel ricordo, come tra gli attori italiani menzionerei Gigi Proietti, Vincenzo Salemme e Carlo Verdone per l’enorme simpatia. Tra gli internazionali mi commossi quando incontrai Sylvester Stallone, mio idolo e leggenda. Tra i cantanti internazionali nominerei Ke’ e Bon Jovi, e tra le donne Mariah Carey. Mentre per gli italiani il mio grandissimo affetto va a Vasco Rossi e Fabrizio Moro. A Vasco perché mi ha sostenuto nella mia vita di ragazzo con le problematiche e le delusioni del tempo, trovando nei suoi testi una forza morale alleata per affrontare la vita e i percorsi più difficili, grazie anche alla bellezza e alla poetica rock delle sue melodie e canzoni. E tutte le volte che ho avuto l’occasione di parlarci, anche per pochi minuti, ha sempre avuto dei modi stupendi di ascoltare e comunicare, dimostrando di essere un uomo dolce, attento e meraviglioso. A Fabrizio Moro perché, dal 2007 ad oggi, abbiamo stretto un leale rapporto di amicizia e stima reciproca. Gli voglio un grande bene, e avevo creduto in lui sin dalla prima volta che lo vidi cantare al Festival di Sanremo con la canzone “Pensa”. Convinzione confermata con l’esperienza della prima intervista a Radio Dimensione Suono, dalla quale è nata la nostra amicizia e di cui sono veramente orgoglioso. Per me sarà uno dei grandi artisti del domani. E questo domani non credo sia troppo in là per Fabrizio, al di là della vittoria al 68° Festival di Sanremo di quest’anno, cantando assieme ad Ermal Meta
Qual è stata fino ad oggi l'esperienza musicale che ti ha maggiormente emozionato? Devo ammettere che ogni volta che ho occasione di salire sul palco per recitare, suonare o cantare è sempre un momento per me interessante da vivere per l’emozione che mi lascia nelle vene. Così è successo tutte le volte che ho portato i miei testi in un locale oppure in un teatro, e sapere che la gente è lì per ascoltare ciò che hai da dire. Uno dei ricordi più emozionanti è quello legato al mio esordio di quando sono stato invitato sul palco ad interpretare alcune mie liriche. Durante l’esibizione in piazza di una tribute band dedicata alle musiche dei Pink Floyd ho poggiato i miei versi tra le note di “Learning to fly” e “The great gig in the sky“ tra gli altri brani e questo difficilmente lo dimenticherò. Un’altra esperienza indimenticabile è stata quella di interpretare e dare voce alle canzoni del cantautore inglese David Bowie, recitando in italiano alcuni testi durante le esibizioni della performer Ambra Mattioli, cantante della tribute band “Aladdine Insane” che porta in giro nei club, nei locali ed eventi culturali in territorio nazionale ed internazionale le canzoni del Duca Bianco. Quali sono i tuoi sogni? Provengo da una terra tra due mari, nato e cresciuto tra le atmosfere della Calabria all’ombra dell’Aspromonte. Per mia natura sono un nostalgico e a volte malinconico, ed il mio sguardo è spesso rivolto alla lontananza di un tramonto. Uno dei miei sogni, adesso, è quello di diventare un po’ più bravo nell’interpretazione per mettermi in discussione e provare a stare davanti anche ad una cinepresa. Io ci provo! In fondo questa vita è una grande opportunità che ci è stata regalata per cercare di essere felici, e vivere per tentare di realizzare ogni nostro desiderio e sogno.
Tra i tuoi progetti futuri ce ne è uno in particolare cui arrivare come massima aspirazione? Vorrei riuscire a fare sempre meglio nel teatro e dare voce a più personaggi, anche di commedie rappresentanti mondi antichi che non sono più nostri
Articolo del
07/03/2018 -
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