Nati dalle ceneri dei Fu Manchu, i Nebula sono formati dal chitarrista Eddie Glass e il batterista Ruben Romano a cui si aggiunge in seguito Mark Abshire, rimasto con la band fino alla registrazione di Atomic Ritual (2003) che fece ottenere alla band buone recensioni da parte della critica e i favori del pubblico. Dopo vari cambi di formazione, che videro avvicendarsi alla batteria Adam Kriney (La Otracina) sostituto dell’uscente Oswald, a sua volta sostituito successivamente da Jimmy Sweet nel 2010, i Nebula splittano senza sciogliersi ufficialmente.
I loro lavori sono un misto di hard-rock e stoner, con i piedi sozzi e piantati nel garage. In Let it Burn, uscito nel 1998, si va dai passaggi orientaleggianti (Raga In The Bloodshot Pyramid), tutta in acustica e percussioni, a momenti guitar-oriented nella successiva di Sonic Titan, tonda nel rifferama dal sound pieno e distorto quanto basta per mandare in brodo di giuggiole gli amanti e ormai orfani di quel sound. Riff ribassati e wah-wah, propellente vitale per il flusso delle veloci scorribande e per i rallentamenti della sezione psicotropa centrale. Vi segnaliamo, ovviamente, le due bonus track rintracciabili nelle demo live di Devil’s Liquid e Let It Burn (anch’essa live), registrata al Roskilde ma senza dimenticarle possenti Dragon Eye e Down The Higway.
Nel 1999, due anni dopo la dipartita artistica dei Fu Manchu e a un anno da Let It Burn, esce il primo full-length dei Nebula, To The Center. Un album introspettivo e riflessivo, progressivo ma non progressive, forte di elementi psichedelici e spalmati su brani iper dilatati ( The Center). Velocissimi gli stacchi rock and roll, dal piglio garage, in Watcha Lookin’ For, con tanto di stacco centrale in Clearlight. Ottima la costruzione di Freedom, dall’andamento tribale nel segmento centrale, sostenuta dall’assolo pentatonico e dal bending tiratissimo, accerchiato da chitarre acustiche. La presenza di Mark Arm al canto, nella cover I Need Somebody degli Stooges, nulla toglie o aggiunge alla potenza intrinseca del brano mentre più laida e sozza appare So Low. Anche in questa edizione, la Heavy Psych Records infarcisce il tutto con due bonus track, So Low e To The Center, entrambe live ma con una qualità della registrazione discutibile, compressa, molto cupa e bassa di volume.
Arriva poi DOS EPS. Lo dice già il titolo, questa è una reissue ed una fusione fra i due ep, Nebula/Lowrider EP e Sun Creature EP, con l’aggiunta di tre nuove tracce più una serie di pezzi grossi già noti ai fan, da Back To The Dawn passando per Rollin' My Way to Freedom fino al blues laido di Smockin’ Woman. Non è da meno il raid aereo di Fly On con percussioni veloci e ansiogene, note al wah-wah e armoniche fluttuanti che ricordano da molto lontano le atmosfere di Riders On The Storm in flirt con Santana di Woodstock. Per chiudere vi segnaliamo anche Long Day che omaggia i Deep Purple (Mark I)
Articolo del
07/02/2018 -
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