Clark Kent era Superman, Bruce Wayne era Batman, Barry Allen era Flash. Luca Spaggiari è Fargas, un personaggio dotato di più facce, come un caleidoscopio, una figura misteriosa, un paladino dei giorni d’oggi. La sua parabola comincia nel lontano 2002, quando Luca lavora di giorno, prima come operaio poi nell’ufficio acquisti di una ditta di abbigliamento. Questa è la maschera diurna di Luca Spaggiari, mentre la notte, fino alle cinque di mattina, registra il primissimo album in piccole cantine e studi di registrazione.
Questo primo lavoro, dal titolo “La Grande Onda”, Luca Spaggiari lo compone assieme all’amico Umberto Grossi, presso l’etichetta emergente StraniSuoni, ma non è certo la svolta. Il vero album d’esordio arriva nel 2007 e porta il nome di “Nozze di strada”, sempre per la StraniSuoni, alla quale si unisce la Warner Music. L’album è un cantautorato rock progressive, frutto di mani accorte che sanno raccontare e sanno farlo bene. Ma cosa raccontano queste mani? La voce di Spaggiari è dura, incisiva, tagliente, le melodie sono un rock rassegnato e i testi raccontano una realtà sconfitta, sogni perduti, un mondo psichedelico, anarchico e disfatto con sporadiche derive di speranza e di bellezza. I successivi, “In balia di un dio principiante” e “Galera”, rispettivamente 2012 e 2014, entrambi per la Snowdonia/Audioglobe Records, mantengono la durezza del primo.
“In balia di un dio principiante” è un Rino Gaetano degli anni 2000. Spaggiari si fa anti-eroe della generazione 1000 euro con forti tendenze al sound anni 90 e all’alternative. Le sue metafore sono crude, feroci, affilate (“con le calze di seta strappate e nel buco un’illusione” vale tutto l’album). “Galera” prosegue l’incantesimo (“una vita vissuta oggi, regalata ad un dio ingrato”) . Siamo afflitti, disperati, rapiti, sospesi da un sound vero, autentico, colorato, sferzante di selvagge allegorie e poesia contemporanea. Ne segue un lungo tour di quasi due anni fra club e teatri in tutta Italia. Nel 2017 Luca dà alle stampe il suo primo album solista dal titolo Eravamo Occidente, conosciuto dal suo entourage come album fantasma. Spaggiari è quell’amico che non ci accompagna mai ai concerti, che ci dà sempre buca, che non ha mai tempo. Ma cos’altro ha Spaggiari da fare? Forse nulla, forse indossare la sua maschera e salvare il mondo dalla cecità attraverso il suo genio. L’ultimo disco di Fargas è “Lei ha una pistola” ed esce l’8 Gennaio 2018 sulla sua personale etichetta, Private Stanze ( “etichetta discografica, collettivo, eventi, esperimenti, amore, morte e ribellione”), edizioni musicali Ala Bianca. Luca Spaggiari si mette a nudo in questo nuovo progetto, dando maggior risalto ai testi ermetici in cui, per la prima volta, l’amore diventa protagonista di un suo disco, come dimostra la cover dell’album, che rappresenta la bisnonna dello stesso Spaggiari. Una donna di altri tempi, vittima di una struggente storia d’amore durante la Seconda Guerra Mondiale. Donna forte, Donna del Novecento.”Lo spirito anarchico fa breccia nei testi e nelle escursioni musicali, dove folk, blues, jazz, bossa nova si incontrano con una libertà fuori dai canoni pop di ultima generazione”. Oggi Luca è da una parte Luca, aiuto cuoco nell’agriturismo di un amico, e dall’altra Fargas, cantautore indefesso, surrealista, confuso e confusionario, contradditorio e limpido, sincero e dal profondo intimismo.
Cosa pensi che potrà assorbire chi ascolta il tuo nuovo album? È un album estremamente spontaneo, istintivo. Sicuramente rimane un qualcosa di molto intimo ad emozionale, ho messo a nudo me stesso, la mia vita. È per questo che penso sarà difficile per chi ascolta l’album riuscire ad avvicinarsi più di tanto a quello che ho provato io nel registrarlo e a quello che provo io nell’ascoltare i pezzi, perché si tratta di esperienze mie e di mie storie personali. Ma sarebbe una bella e piacevole coincidenza se qualcuno dovesse ritrovarsi in quelle che sono esperienze mie, del mio vissuto
Nella presentazione dell’album si parla di spirito anarchico. Ma quanto ti senti anarchico e quanto conformista? La frase finale del disco, in un brano che si chiama “Ricompensa” dice “E ricorda che dove ci sono padroni, non ci puoi essere tu”. Io, almeno fino adesso, nella vita ce l’ho fatta e ce l’ho fatta senza dover stare alle dipendenze di nessuno. Con il mio personale spirito anarchico convive sicuramente un essere conformista. Sono conformista perché la doccia mi piace calda, il vino mi piace buono, sono conformista in quanto amo la bellezza e il piacere e, nel limite del possibile, amo le comodità
Quanto conta il surrealismo e il nonsense in quello che scrivi? Il surrealismo, mischiato con una piccola dose di ermetismo, fanno parte di me, del mio modo di voler raccontare le cose. Secondo me le mie canzoni si possono anche ascoltare come una fotografia, questo perché una canzone deve aspirare a qualcosa di più che a una semplice documentazione o racconto, dev’essere una forma d’arte che si avvicini al figurativo, trasmettendo immagini ma lasciandoti anche lo spazio mentale di immaginazione. Dev’essere lo stesso ascoltatore che plasma la canzone stessa, nell’ascoltarla, come si fa nell’osservare una foto
Cosa ti annoia veramente, cosa non sopporti e cosa ti fa felice? Mi annoia quella parte di indie dove ci sono queste ragazzine che cantano in inglese e fanno le sensuali senza dire un cazzo, che invece piacciono a tutti, mi annoiano le cattive letture, mi annoia la televisione, che non ho in casa da almeno una dozzina d’anni, non sopporto i calzini bianchi di spugna, non sopporto la maleducazione in tutte le sue forme, soprattutto a tavola, ma quello che davvero non sopporto è l’intolleranza. A farmi felice sono tante cose, a cominciare dal suonare con la mia band, mi fa felice mangiare, bere e cucinare, mi fa felice fare dei regali agli altri e poi, una mia libidine violentissima è indossare un maglione di cashmere a pelle nuda dopo la doccia
Mettimi in ordine di priorità sesso, droga e rock’n'roll Sesso e rock a pari merito. Con le droghe ho smesso ormai da parecchio
Articolo del
09/12/2017 -
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