Come scrive un live report di Onda Rock del 22 settembre 2017: "Esistono fondamentalmente tre tipologie di concerti: quelli a cui si va con curiosità, quelli a cui si va con trepidazione e quelli a cui si va con timore. Un’esibizione dei Today Is The Day non può che appartenere a pieno titolo a quest’ultima categoria". E ancora "il risultato è una musica disumana, barbara, cannibalica".
A questo punto, come mi suggerisce di fare il mio recente abbandono alle pratiche filmiche, direi che ci sta bene un bel flashback. Torniamo al 1992, quando la band si forma, ancora temporaneamente, a Nashville, e il primo sound è un noise rock/grindcore di purissimo stampo centro-settentrionale. Non dimentichiamo che Nashville è un vero tempio della musica, da cui sono nate un numero incalcolabile di band tra il rock sperimentale, l'hard rock, l'hardcore, moltissimo country rock, ma di rado band di matrice powerviolence, come, vedremo più avanti, i Today is the day.
Formata da Steve Austin (voce, chitarra), che in precedenza aveva già lavorato in altre band dal sapore noise come Conspiracy e Dorian Grey e Brad Elrod, batterista ed ex membro degli Alien in the land of our birth, la band pubblica l'EP di debutto, How to win Friends and influence people. Il titolo è un sacco divertente e la musica spacca di rock dalle mille e una promessa.
Ma è l'anno successivo che il gruppo viene notato da Amphetamine Reptile Records e la band si allarga con l'ingresso di Mike Herrel al basso. I primi secondi del debut album, Supernova , ci fanno dire "ok, è abbastanza". Altro che noise rock e grindcore, anche se il sound è, se pur di ottima qualità, ancora acerbo, siamo su un heavy metal decisamente acido e powerviolence. Il grido di dolore di Steve Austin che ha mangiato cinese lo comprendiamo tutti e ne siamo quasi commossi.
L'anno successivo ci aspettiamo che abbia imparato la lezione, eppure il secondo lavoro, Willpower (letteralmente "forza di volontà") si apre con una spiacevole bega tra Austin e la fidanzata che, per il suo compleanno, lo ha portato ancora una volta allo stesso dannato cinese. Stavolta il sound, però, è più vario e raffinato, alle grida agghiaccianti di Austin si aggiungono destrezze strumentali non da poco, che ricordano a tratti POD e Rage Against The Machine.
Avanti con lo stesso gagliardo potere metal fino al 2010, quando Austin finalmente lascia la fidanzata e si consola con un cambio nella formazione della band: entrano Ryan Jones al basso e Curran Reynolds alla batteria e percussioni. L'album che dà una svolta ai Today is the day come gruppo e come sonorità, sarà proprio il primo con la formazione definitiva ed il primo pubblicato con la Black Market Activities Record, ovvero Pain is a Warning (letteralmente Il dolore è un avvertimento).
La musica spiazza. E' acuta, colta, raffinata, siamo su un metal splendidamente costruito, a mio avviso più interessante (si, sarò blasfema) di gruppi storici come Melvins o KEN Mode, perchè più genuinamente rabbioso, più poetico nelle distorsioni, più serio e, paradossalmente, più piacevolmente costante e regolare nelle sonorità. Restiamo nuovamente e piacevolmente sorpresi nel 2014, all'uscita del lavoro che li qualifica a pieno titolo come noise/grindcore/heavy metal band.
Il noise e il trashcore ci sono eccome, e poi interessanti giri di basso e prodezze di chitarra e di batteria e una voce a cadenze sommessa e diabolica ci consente di goderci a pieno la sintetica perfezione sonora, la tensione ammorbante che striscia come un pitone che esala gli ultimi respiri, il rock puro della chitarra che ci invita a gesti goliardici come prenderla e spaccarla sulla parete o fare la tipica ruota con i capelli, ammesso che li abbiamo. Ha due facce questo disco: da un lato è teso come la corda di un violino, arranca sul binario morto della depressione, dall'altro è travolgente e trascinante, è adrenalina pura. Dall'anima schizoide quindi. Ma un metal così schizofrenico, distorto e visionario, davvero non l'avevamo mai sentito. Altro che Melvins
Articolo del
22/11/2017 -
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