Il titolo del nuovo album è un numero di telefono. Vero. Da chiamare in giorni e orari prestabiliti, che verranno comunicati sulla pagina FB della band, per parlare direttamente con loro. Ai Nobraino non fa difetto l'originalità e la cosa è confermata dai tredici brani di '3460608524', in uscita l'11 novembre su Woodworm, che ci restituiscono il quintetto di Riccione in una veste inedita, più cupa. Il perché ce lo spiega l'ugola calda e baritonale del leader Lorenzo Kruger tra una data e l'altra del suo tour piano/voce che sta portando avanti in solitaria in questi giorni.
Immaginavo che l'utenza telefonica esistesse davvero, l'unica era capire a chi fosse intestata.
Mah guarda, il numero di telefono più che altro è una metafora. Chiaramente l'attenzione di tutti si concentra sulla sensazionalità di mettere in copertina un numero vero, però la scelta ha una filologica diversa e legata a qualcosa di molto più personale il cui significato giocoforza rimane nascosto rispetto al discorso di aprire una linea per permettere ai fan di parlare con noi. In realtà tutto l'album è incentrato su situazioni d'ingresso o di uscita da momenti personali difficili, si parla di felicità persa, inseguita o rimandata. E quando siamo in quei momenti lì la prima cosa che facciamo è chiamare la persona più vicina a noi per condividerli, quei momenti.
Si tratta di una doppia chiave di lettura, quindi?
Sì, è una comunicazione su due livelli, uno più superficiale - per quanto importante - che è la nostra dimensione sociale, il rapporto col pubblico ecc.; ed uno più intimo collegato al fatto che questo disco ha contenuti personali che vanno comunicati in maniera diretta poiché descrive situazioni individuali di uno ad uno.
C'è un filo che lega le canzoni?
In verità no, anche perché si tratta di un lavoro portato avanti nell'arco di quasi tre anni e che, tra l'altro, mi è costato davvero parecchia fatica. Non c'è una tematica precisa alla base. Forse l'unica continuità tra i brani è data dal fatto che descrivono tutti momenti di ascesa o discesa personale.
Direi più discesa, visto che il mood è abbastanza fosco.
Beh forse, ma c'è anche qualche pezzo che non lo è, penso a Vertigini per esempio. Però sì, la maggior parte delle canzoni sono cupe e il giochino semmai è stato quello di inserire una quantità di liriche più scure in contrasto con arrangiamenti in larga parte solari. Tutto sommato musicalmente è un disco abbastanza digeribile, seppur non immediato.
Quale metodologia di lavoro avete seguito?
A differenza dei dischi precedenti, questo è stato realizzato nel salotto di casa mia bypassando la sala prove e soffermandoci molto sui groove e sugli incastri delle chitarre. Però è stato un lavoro fatto più al computer che altro. Poi abbiamo registrato il tutto in uno studio di Riccione e infine mixato a Londra. Sulle voci, invece, abbiamo lavorato a parte io e Manuele Fusaroli (il produttore, ndr), a Ferrara.
Ho letto che stavolta dal vivo non farete pezzi vecchi. Davvero non sentiremo Endorfine e Film Muto?
L'intenzione dovrebbe essere quella però, in tutta onestà, neanche io so con certezza cosa bolle in pentola e cosa stanno combinando gli altri della band perché attualmente sono in tour da solo e devo ancora capire cos'hanno in mente di preciso.
Ecco appunto. Un tour da solo, voce e piano, mentre esce un disco dei Nobraino. Perchè hai sentito questo bisogno?
Volevo distrarmi e ho pensato che andarmene a fare un giro da solo poteva essere il modo migliore. Ovviamente la cosa terminerà più o meno in concomitanza con l'inizio del tour dei Nobraino però mi piacerebbe continuare nei vari buchi tra un concerto e l'altro, giusto per non perderci la mano.
Tornando alla vostra dimensione social e al voler ristabilire un contatto immediato col pubblico, il concetto di comunicazione diretta alla base dell'album è figlio anche di quel famoso post sui migranti che tante critiche vi procurò l'anno scorso?
Sicuramente è una risposta anche a quello ma non è che quell'episodio abbia poi cambiato il nostro approccio col pubblico o il nostro modo di comunicare, se è questo che intendi.
Ma la riscrivereste quella frase?
Diciamo che io avevo ampiamente previsto uno sviluppo del genere in quella faccenda, però poi noi siamo un gruppo e magari c'è chi tra di noi non è così ferrato nelle comunicazioni di massa e qualche leggerezza può commetterla. Però dai, può capitare, non è successo niente. Anzi se non altro è stato utile a noi perché così abbiamo scoperto che tanta gente ci odia.
Molto spesso le critiche ad una band sono tanto più esasperate quanto più preminente è la figura del leader. E tu sul palco sei abbastanza un catalizzatore. A quali figure ti ispiri?
Un riferimento preciso non c'è mai stato, però sono cresciuto con tutta una serie di eroi che possedevano quella quantità di divismo secondo me necessaria sul palco. Dico Freddie Mercury ma anche il Bono periodo 'Achtung Baby' per me era un vero idolo. Anche se poi ho sempre mescolato le cose, perché ho più la tendenza al cantautore che al rocker.
Tornando ai progetti immediati, ora l'album e poi a dicembre partirà il tour. Altre novità all'orizzonte?
Sì, in parallelo al disco uscirà anche un bootleg contenente alcuni brani scartati da quest'ultimo che venderemo tramite crowdfunding per finanziarci. E quei brani faranno anche parte del live che stiamo preparando.
Articolo del
07/11/2016 -
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