E’ ripartito il tour de Il Teatro degli Orrori e sabato 18 giugno Pierpaolo Capovilla e soci faranno tappa al “Nessun Dorma Rock Fest” di Guidonia (Pineta Comunale, 16-19 giugno), giunto alla seconda edizione. In vista di quell’appuntamento abbiamo intervistato il leader della band parlando di festival e non solo. E lui non s’è risparmiato, esattamente come avviene sul palco.
Col tour eravate fermi da marzo, se si eccettuano un paio di date a fine aprile. Com'è stato rimettervi in moto?
Le prime serate sono andate alla grande, anche dove gli elementi sembravano a noi avversi. A Legnago e Nerviano, per esempio, il meteo annunciava catastrofe tanto che eravamo partiti convinti che non si suonasse, e invece alla fine il tempo è stato clemente e i concerti sono andati benissimo, pubblico coinvolto, band grandiosa, tutto molto bello. Eh sì, siamo ripartiti coi migliori auspici, evidentemente lassù qualcuno ci ama.
Il 18 sarete alla seconda edizione del “Nessun Dorma” di Guidonia, ne hai mai sentito parlarne?
A dire il vero no, e non perché non ci interessi il contesto e consideriamo ogni palco uguale all’altro, ma perché magari ci sfugge, soprattutto a me che sono il più distratto.
Quindi non hai avuto modo neanche di leggere il cartellone e farti un’idea delle band che suoneranno con voi.
Beh no ma potrebbe essere una buona occasione per conoscerle. Del resto Roma è una città vivissima dal punto di vista musicale/alternativo: Il Muro del Canto; Piotta, che sta facendo un disco più bello dell'altro...E poi Roma è in assoluto la patria del mio gruppo rock italiano preferito di sempre, gli Ardecore. Mi commuove quella musica lì, quel riattualizzare, magari tirandoli per i capelli, gli stornelli romani e portarli in un contesto così simile, a mio modo di vedere, ad un certo suono dei Bad Seeds. La trovo un’idea assolutamente geniale. Poi mi piace anche l'hip-hop, però quando è politicizzato, militante, ché quando è qualunquista mi dà ai nervi.
In generale ti piace l’idea di festival, di condividere il palco con altri gruppi, di suonare davanti ad un pubblico che non è lì solo per voi?
Assolutamente. I festival per me sono sempre una gioia, un'occasione di socializzazione, di comunione, e soprattutto mi piace viverli in mezzo alla gente, non nei camerini o dietro le quinte ma stando in mezzo al pubblico, infilandomi nel parterre, essere uno di loro. E poi servono anche a far emergere realtà non ancora consolidate ma che magari si consolideranno. Molto spesso ai festival ci si può rendere conto delle promesse, s'incontrano piccole realtà di cui magari non si sapeva niente e, perché no?, a volte possono nascere anche delle belle amicizie.
Ho dato un’occhiata alle scalette delle prime date di questa nuova branca del tour e ho notato che, oltre a suonare i nuovi brani, avete recuperato parecchi pezzi che non facevate da un pò.
Ovviamente si privilegia il nuovo disco, specie in apertura di setlist, perché è giusto che sia così, però stiamo suonando anche altri pezzi a cui siamo particolarmente affezionati, a discapito magari di alcuni cavalli di battaglia. ‘La Canzone Di Tom’, per dire, io non ne posso più…L’avremo suonata diecimila volte, dopo un po’ ti viene la disaffezione. Poi per carità, se qualche sera ce la dovessero chiedere in modo plebiscitario la potremmo pure fare, e la faremmo con il cuore, però al momento stiamo preferendo altri pezzi e stiamo privilegiando di più l'aspetto politico dal punto di vista narrativo. Per esempio ‘Skopje’, che è una semplice storia d’amore, di solitudine, d'abbandono, e parla di un uomo vero, che io conosco, un operario macedone che lavora a Marghera. Poi abbiamo ripreso ‘Il Terzo Mondo’, che parla di noi, di quei brutti, terribili, spaventosi pezzettini d’inferno che ci sono nel nostro paese, non altrove. Perché ogni volta che pensiamo al terzo mondo pensiamo ad aree geografiche diverse dall’Europa, ma anche qui ci sono delle situazioni spaventose che andrebbero combattute e risolte, altroché.
Da “Il Mondo Nuovo” state facendo solo due brani, ne inserirete altri nelle prossime date?
Diciamo che abbiamo una scaletta guida e poi in base alle esigenze la cambieremo e potrebbero, sì, anche esserci delle new-entry da ‘Il Mondo Nuovo’ in corso d'opera. Per ora stiamo facendo Doris, che è una delle nostre preferite, e la già citata ‘Skopje’. Sai, nella costruzione di una scaletta ci sono tanti fattori di cui dobbiamo tenere conto. Le accordature per esempio, ci vuole in primis una coerenza di tipo arrangiativo. Sinceramente io non ho mai capito come fanno certe band che ai concerti suonano pezzi con accordature tutte diverse (ride, ndr). Poi i festival di solito ti danno una tempistica ridotta, e sicuramente sarà così anche il 18 a Guidonia. Considera che noi in alcuni casi all'inizio del tour invernale abbiamo fatto concerti di quasi tre ore, una roba pazzesca, e io godevo come un matto perché adoro stare sul palco, è il mio habitat, e più tardi me ne vado meglio è. Ai festival invece bisogna sintetizzare e scegliere in un repertorio che ormai, nel nostro caso, conta quattro album di studio e, insomma, la cosa inizia ad essere difficile. Poi, last but not least, bisogna considerare anche i gusti del pubblico. Perché se gli tolgo ‘La Canzone Di Tom’ ok, ma se non suoniamo ‘A Sangue Freddo’ questi s'incazzano.
Della scena alternativa italiana tu sei portabandiera da più di vent'anni. In virtù di ciò, cosa ne pensi di alcune band uscite nell'ultimo periodo, seppur già consolidate, come Lo Stato Sociale o Management Del Dolore Post-Operatorio, che tra l’altro l’anno scorso spaccarono di brutto proprio al Guidonia Rock Fest?
Lo Stato Sociale non mi ha particolarmente impressionato, devo essere franco, anche se poi in fondo chi sono io per giudicare. Devo dire che nella musica italiana sta emergendo una serie di artisti molto vicini, vuoi nel vocabolario, vuoi nei contenuti, alle giovani generazioni. Ma la mia impressione è che molti di questi gruppi abbiano ancora tanto da perfezionare, sia narrativamente che musicalmente. Certi dischi ormai si fanno con una scheda audio e un pc, che non è sbagliato in linea di principio, ma a me piace la musica suonata. Ecco, quello che sta venendo un pò a mancare è la dimensione di suonare su un palco. Per il mio modo di vedere, noi facciamo rock e ci piace suonarlo. L’ultimo disco del Management, invece, che tra l'altro è stato prodotto dal nostro Giulio (Favero, ndr), mi è piaciuto molto, è frizzante, intelligente, ha un'ironia di fondo che lo rende divertente. Ma loro sono già un po’ più rock mi sembra.
Dal tuo osservatorio privilegiato che è il palco come trovi che sia cambiato, se è cambiato, il vostro pubblico nel corso degli anni, con One Dimensional Man prima e Teatro degli Orrori poi?
Gli ODM erano un progetto molto più di nicchia rispetto al Teatro, anche se nessuno all’inizio si sarebbe mai immaginato che quest'ultimo potesse superare quella nicchia ed avere un exploit del genere. Il botto che abbiamo fatto col secondo album ci ha cambiato un bel po’ la vita. Diciamo che oggi il nostro pubblico è assolutamente intergenerazionale, ai nostri concerti trovi gente che va dai dai 15 ai 60 anni, letteralmente. Ed è una gran cosa. Con ODM invece il pubblico era molto più selezionato. Però guarda, col recente progetto Bunuel che ho creato insieme a Xabier Iriondo e con cui abbiamo tenuto undici date di fila in tutta Italia ho visto ritornare tanto pubblico degli ODM, e quando se ne andavano erano soddisfatti. Quindi credo che in Italia ci sia ancora spazio per un rock davvero radicale, massimalista, senza compromessi. Con questo non voglio dire che il Teatro lavori sul compromesso, perché non è così, però Bunuel è decisamente un progetto di altra natura che è stato apprezzato. E questo mi fa ben sperare.
A proposito di side-project radicali, ti sono piaciuti i Winstons di Roberto Dell’Era?
Tantissimo, li ho visti anche dal vivo. Il disco l'avrò ascoltato almeno una decina di volte di fila, è bellissimo. Poi considera che io amo il prog, anche se magari sono molto più legato ad un Peter Gabriel che ad un Robert Wyatt, ma mi è piaciuta l’idea di questo progetto revivalistico, suonato con il cuore ma anche con grande intelligenza, veramente figo. E poi è stato fatto da tre musicisti molto capaci, e questo è decisamente un punto a loro favore.
Da Dell’Era agli Afterhours il salto è obbligato. Hai ascoltato il nuovo disco? E soprattutto, accetteresti anche tu di fare il giudice a X-Factor come Manuel Agnelli? Ho avuto occasione di ascoltare qualche brano di ‘Folfiri’ o ‘Folfox’ in anteprima assoluta qualche settimana fa, insieme a Xabier Iriondo. Sul fare il giudice direi che per quanto mi riguarda è fuori dalla realtà una cosa del genere. Risponderei di no, oppure sì ma solo se mi dessero 100 volte i soldi che danno a Manuel per poterli donare per il 99 per cento ad una fondazione pro-nomadi, ad esempio… Sto scherzando naturalmente. Diciamo che farei una cosa del genere solo se avesse un senso politico forte come, non so, andare a Sanremo e spaccare tutto. Ma farmi coinvolgere dalla TV, che io odio, anzi detesto con tutto il profondo del cuore - perché la TV l'ha rovinato questo paese, e non smette di rovinarlo - no, non credo potrebbe accadere. Non mi lascerei cooptare né da un X-Factor nè da un Amici. Con questo non voglio lanciar strali, né giudicare nessuno, anche perché sai, il mio artista preferito di sempre si chiama Scott Walker, che negli Anni '50 era un teen-idol in America ma poi ebbe un percorso artistico straordinario. Tuttavia un giovane che va a cantare ad X-Factor non credo possa diventare un grande artista, o almeno non è accaduto fino ad ora. Per carità, grandi musicisti, grandi ugole, ma l'ugola da sola a non basta, l'ugola non è altro che un movimento di corde vocali, è un discorso più da ginnasta. C'è una battuta spettacolare che fece De Andrè parecchi anni fa, quando gli chiesero “perché non vai a Sanremo” e lui rispose “perché non sono un ginnasta”. Sanremo è una gara fra belle voci ma io devo mettere in campo le mie idee, i miei sentimenti, e quando sono in gioco le mie idee e i miei sentimenti non c'è gara che tenga.
Musica e impegno per te sono sempre stati un binomio inscindibile. Credi che oggi basti ancora la sola musica a risvegliare le coscienze?
Io non ho mai creduto che solo con la musica si possano risvegliare le coscienze, come dici tu, però ho sempre creduto che la musica possa contribuire ad una rimodulazione dell'immaginario collettivo, quindi anche della coscienza civile, col suo apporto culturale e quindi anche politico. Questo sì che lo credo. Altrimenti non avrebbe senso il mio mestiere. Perché, vedi, io non è che sto qui a fare quello che faccio perché sono - e in parte lo sono - un vacuo narcisista che si pavoneggia su un palco, ma credo nel mio mestiere in maniera profondamente politica. Io canto in un gruppo rock come potrebbe farlo un intellettuale. E' un gesto politico non nel senso della militanza in un partito ma di cultura, è fare - nel mio piccolo - qualcosa di simile a quello che hanno fatto i grandi poeti o i grandi artisti del '900 come potrebbe essere un Pasolini.
Pasolini infatti diceva che tutto è politica.
Certo che tutto è politica! Se io parcheggio mio figlio davanti ad una Playstation per un pomeriggio intero, perché non ho tempo, sono stanco, ho lavorato troppo, faccio politica; se lo educo e lo stimolo ad avere un senso critico, faccio politica. Se vado al supermercato e compro Nestlè, faccio politica; se non compro Nestlè, faccio politica: si chiama consumo critico. Se scrivo una canzone di merda che non significa un cazzo, faccio politica; se scrivo una canzone dove credo almeno di essere riuscito ad introdurre una certa tensione poetica ed un filo narrativo vero, efficace, faccio politica.
A proposito di politica, hai seguito il voto sulle Comunali?
Sì abbastanza, e sai cosa mi sembra di capire ? Che il PD non vincerà un bel niente, perchè se io fossi un elettore di destra, tra una copia in carta carbone dei partiti di destra qual'è il PD adesso e gli originali sceglierei questi ultimi
Ma tu sei di destra, visto che in uno dei nuovi brani, Il Lungo Sonno (lettera aperta al PD), hai fatto “outing”...Ovviamente è una battuta.
(Ride, ndr) Beh sì, quello era per sbeffeggiare questo gruppo dirigente mai così inadeguato ed insufficiente, lasciamelo dire, questo partito erede del vecchio PCI che nel giro di un anno è diventato un partito neo-liberista di destra. E' una situazione che ho molto sofferto, che vivo con lutto e che mi ha spinto a calci in culo verso l'estrema sinistra perché io voglio partecipare alla vita politica di questo paese e non trovo altra via che ritornare alle vecchie, ma non vetuste, idee della sinistra italiana. Infatti sono tra i primi firmatari della ricostituzione del Partito Comunista Italiano. Perchè sono convinto che c'è una buona metà del paese, magari non la metà ma un pò meno, ma insomma c'è una parte di popolo che rappresenta una massa critica verso questo ceto dirigente. L'abbiamo visto col referendum sulle trivelle, dove sono andati a votare milioni di elettori in più di quelli che avevano dato il 40% al PD alle Europee, milioni di persone che hanno manifestato il loro dissenso malgrado il PD abbia fatto una vergognosa campagna pro-astensione. Ecco, io spero che quella massa critica gliela possa far pagare pagare a questa classe dirigente che altro non è che la continuazione, sotto altre spoglie, del berlusconismo. Purtroppo non ci libereremo mai di questo qualunquismo arrampicatore che si è impadronito del paese circa trent'anni fa, o meglio ce ne libereremo ma sarà una lotta lunga e difficile.
Per chiudere, vorrei tornare un attimo alla musica e ai concerti. Ce n’è uno che, da spettatore, ti ha cambiato la vita?
Hai voglia! Me ne ricordo uno in particolare, avevo 17, forse 16 anni, quasi scappai di casa per vedermelo. Erano Nick Cave & The Bad Seeds ai tempi del loro primo album. Forse a quell'età ti sembra tutto molto più grande di quello che è, ma a me quel concerto cambiò la vita sul serio. Vedere sul palco questo eroinomane australiano portare sulle sue spalle tutti, ma proprio tutti, i mali del mondo, questa straordinaria vocazionalità poetica, questa disperazione...Guarda te ne sto parlando adesso e mi vengono ancora i brividi. Pensai “se questo è il rock n'roll, voglio farlo anch'io”.
Articolo del
10/06/2016 -
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