Compiti separati e ben definiti per Spartiti, di nome e di fatto. Compiti separati e ben definiti per Max Collini (Offlaga Disco Pax) e Jukka Reverberi (Giardini di Mirò) in questo progetto nato nove anni fa ma solo adesso giunto a compimento con un vero e proprio disco d’inediti dal titolo ”Austerità”. Collini si è occupato di testi e voce, Reverberi delle musiche. Nove brani “parlati”, con in sottofondo un tappeto sonoro dai contorni eterei e sognanti. Ne parliamo con l’ex-leader dei disciolti Offlaga Disco Pax.
Offlaga e Giardini Di Mirò. Perché avete deciso di mescolare mondi così diversi?
Volevamo mescolare mondi diversi sì, ma non le nostre rispettive band, altrimenti avremmo fatto un disco Offlaga+GDM…Diciamo che ad essere mescolate sono state le nostre sensibilità personali, mia e di Jukka, una collaborazione che prima di tutto è un’amicizia.
Ci racconti com’è nato questo progetto?
E’ iniziato nel 2007 per una serie di circostanze, allorchè venni chiamato per alcune letture in pubblico e chiesi a Jukka di unirsi a me per costruirci sopra delle sonorizzazioni. Ne venne fuori una commistione di voce e panorami sonori, loop, ecc., però senza nessuna pretesa di farlo diventare un disco, ma solo come esibizioni dal vivo. La cosa è andata avanti inizialmente in modo abbastanza sporadico, tanto che avremo fatto sì e no una decina di concerti in sei anni, poi la cosa ha preso un’evoluzione molto più veloce negli ultimi due anni, a partire da quando abbiamo deciso di strutturare un po’ di più il tutto. Abbiamo suonato dal vivo a spron battuto per tutto il 2014 e il 2015, ci siamo costruiti un pubblico… e così adesso eccoci qua con il disco. E’ stato un po’ un percorso inverso rispetto alla normalità. Di solito viene prima il disco e poi i live, a noi è accaduto il contrario.
Di quei concerti fatti tra 2014 e 2015, però, una testimonianza su disco esiste.
Sì, è il nostro album omonimo, autoprodotto, con 6 brani, pubblicato a febbraio 2014. Siamo arrivati a stamparne 800 copie senza promozione, ufficio stampa, casa discografica… Se ci pensi è un numero esorbitante. Però era giunto il momento di dare al quel pubblico che ci eravamo trovati qualcosa di più e così è nata l’idea di fare un vero e proprio album in studio, che comunque è una cosa molto diversa dai concerti fatti finora. Non sono due piani sovrapponibili.
Perché vi siete chiamati ‘Spartiti’ ?
E’ un nome ironico per due motivi. Il primo è che richiama la musica classica, qualcosa di fisso e immutabile, mentre noi veniamo dalla completa improvvisazione, quindi tutto l’opposto. Nessuno di noi due ha una formazione classica. Il secondo motivo è che sono proprio i nostri compiti ad essere “spartiti”. Io mi sono occupato della parte relativa ai testi, mentre Jukka di quella musicale. Anche la copertina è una sua idea.
Il titolo dell’album è una parola molto usata ultimamente.
“Austerità” è da intendersi più in senso berlingueriano che nel senso massmediologico di oggi. Gli anni ’70 furono caratterizzati da scelte economiche difficili, complesse. Ci fu la crisi petrolifera e tutto ciò che ne derivò. La lettura berlingueriana era una sorta di risposta di classe. La classe operaia, allora molto consapevole di se stessa, a differenza di oggi, poteva dimostrare che si poteva avere uno stile di vita austero dove i bisogni non fossero dettati, e drogati, dai massimi sistemi. Era una risposta di classe al consumismo dilagante. La classe operaia poteva essere un faro ideologico per affrontare un periodo molto complicato come quello di allora.
Quindi niente a che vedere con le odierne politiche d’austerità..
Il titolo c’entra con le politiche d’austerità come “Rockit.it” c’entra con l’hardcore nepalese.
Perché nel primo brano hai usato come testo lo stralcio di un libro di Paolo Nori ?
Mi piaceva quella pagina. “Bassotuba non c’è” è un libro fortissimo che mi ha molto influenzato.
Mentre invece “Sendero Luminoso” riprende un tuo scritto politico giovanile.
Sì, lo scrissi insieme al mio amico Arturo Bertoldi. I fan degli Offlaga Disco Pax conoscono Arturo perchè è autore dell’unico pezzo degli Offlaga che non ho scritto io, vale a dire Cinnamon. Il documento a cui fai riferimento lo scrivemmo per prendere per il culo i dirigenti nazionali della FGCI, gente come Folena, Cuperlo, Airaudo, Rondolino, Vendola, allora tutti giovanissimi e in seguito tutti, più o meno, dalla brillante carriera politica. Fu un esercizio di surrealismo fantastico, ancora oggi esilarante, soprattutto perché una parte di quei dirigenti se la bevve sul serio pensando che quel documento fosse autentico. Invece era una ‘trollata’ pazzesca. Che poi il documento era inventato ma i nomi dei partiti erano veri. Esisteva davvero un partito maoista nepalese. E anche quello iraniano. In Iran, dopo la cacciata dello scià e l’avvento di Khomeini, i maoisti iraniani tornarono in patria per fare la rivoluzione e rovesciare la teocrazia al potere, che pensavano fosse più debole e accondiscendente del precedente regime….Beh, furono sterminati.
L’ordine dei brani è casuale o segue un filo ?
Le correlazioni tra i pezzi ci sono, è fuori dubbio, ma di solito queste valutazioni le facciamo a valle, mai a monte. L’ordine è dato da aspetti non solo tematici ma anche musicali e di mood (parola che detesto). Nel disco credo che convivano due anime diverse tra loro, una crepuscolare e una ironica. Ma il modo in cui stanno insieme non era studiato in partenza.
Uno dei pezzi che preferisco è “Vera”, che racconta in modo divertente della non corrisposta infatuazione nei tuoi confronti della figlia di un tuo professore all’epoca del liceo.
Sì, la gente si diverte sempre ascoltandola ai concerti. E’ l’unica presente sia in questo album che nel precedente dal vivo (allora con il titolo Non Conosco Nessuna Vera, ndr). E’ un brano lungo che racconta una storia vera, un episodio in cui ho palesemente approfittato di una situazione nella quale mi ritrovai mio malgrado.
Anche il tempismo nel far uscire un brano come “Banca Locale” è impressionante.
In effetti in questo momento cade a fagiolo. Dal vivo la dedichiamo a Maria Elena Boschi. Però il brano è stato scritto prima che scoppiasse lo scandalo di Banca Etruria. Racconta di una piccola banca locale inglobata da MPS parecchio tempo fa. Era un’iniziativa tipica della finanza rossa. La cosa bella di questa storia è che fa capire la pervasività dell’economia cooperativa in una città come Reggio Emilia (la città natale di Max e Jukka, ndr).
Invece a proposito di “Nuova Betlemme”, il protagonista del brano, un medico eretico di Reggio Emilia vissuto nel ‘500, è davvero esistito ?
Assolutamente. E’ l’unico eretico di cui si abbia notizia a Reggio Emilia. Nel ‘500 la nostra città era davvero un buco di culo insignificante, un piccolo centro a trazione agricola sempre sotto il dominio ora di Modena, ora di Parma. Per cui che arrivi uno che fa il medico delle suore, che decide che RE è la nuova Betlemme e che lì avremo il nuovo Gesù, è un po’ troppo per la Chiesa. Infatti fu processato a Roma e credo che sia finito sul rogo. Però in realtà è una storia che, anche a Reggio Emilia, non molti conoscono. Io stesso non è che sono uno specialista di storia medievale, ho solo trovato questa storia interessante e l’ho raccontata.
I tuoi sono sempre stati testi dalla forte connotazione politica, e in politica sei stato impegnato per diverso tempo in prima persona. Quant’è durato ?
Sono stato militante FGCI e PCI fino diciamo alla nascita del PDS, e poi coi DS. Quando è nato il PD è finita anche la mia banale adesione al partito. Non mi sento rappresentato, ma non per questo non si possono trovare argomenti comuni in singole battaglie che m’interessano. Rimango un osservatore politico molto attento, come Jukka del resto.
Tra voi parlate più di musica o di politica ?
La seconda credo. Le nostre idee sono simili, ci confrontiamo molto, e anche se non siamo sempre d’accordo su tutto, il portato è comune, così come la condivisione della nostra storia e dei nostri valori.
Il capitolo Offlaga Disco Pax ovviamente è chiuso per i motivi che sappiamo (la morte del bassista Enrico Fontanelli nel 2014). Finora, inoltre, non avete mai messo a disposizione il vostro catalogo su Spotify. Credi che ciò avverrà prima o poi ? Credo di sì, ne stiamo parlando e penso che a breve ci saranno novità. All’inizio non volevamo, ma ormai sono passati un bel po’ di anni dall’ultimo disco e trovo che sia giusto farci conoscere anche da chi non ha mai ascoltato un nostro lavoro.
Articolo del
28/03/2016 -
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