Il Registratore è un'alternative band di Brescia che vede Dan Martinazzi alla chitarra e il fratello Mario Martinazzi nelle vesti di polistrumentista e producer. ”Tape Counter Reset” è il loro secondo album, registrato in parte negli Stati Uniti e con un posto conquistato nella top ten Alternative di Itunes a pochi giorni dalla sua pubblicazione. Si presenta come un album moderno, che spazia tra vari registi sonori. (dall'urban rythm di ”Middle Class Refugee” in apertura alla delicatezza di ”Luz de l'Alba”). “Middle Class Refugee” inizia con un efficace ritmo sincopato e trascinante percorso da vari inserti musicali e termina con suoni sintetici un po' di maniera. Ad aprire ”New Town” c'è un piano che riesce a rendere il respiro di qualcosa di nuovo, gradevole l'arrangiamento e gli archi sul finale. Piace all'immaginazione la prima parte di “Luz de l'Alba”, strumentale, la seconda si apre con un carillon, in cui si inserisce un canto ovattato e malinconico, ma il ritmo riprende quota per poi farsi di nuovo più placido; forse mantenere intatto il mood ovattato l'avrebbe resa più evocativa. ”Promenade” ha un suono un po' pesante ma il refrain ‘some people’ entra in testa. ”Shades”, interessante e d'atmosfera, inizia con un sapore chill out e vira verso ritmi energici, ma non siamo ancora vicini alle vette del disco. L'accattivante ”Evening Rendez vous” è tra le più convincenti, il ritmo sincopato trova una sua strada nell'atmosfera e nel canto ipnotici. ”As Memory Goes By” è un bel pezzo, ma l'effetto è un po' pesante; probabilmente sarebbe stato meglio lasciarla più naturale. Inizia con la delicatezza di un armonioso carillon, o di un ruscello, le trovate musicali sono gradevoli, si nota però un effetto eco sulla voce mentre ”Back Home” è un'altra tra le più interessanti, sembra strizzare leggermente l'occhio al prog. Bisogna però arrivare in fondo per trovare il brano che indubbiamente è il più bello dell'album: stiamo parlando di ”Let Me In” dove gli eccessi dei sintetizzatori vengono messi a tacere e possiamo avere la prova più chiara e nitida della raffinatezza di cui la band è capace; un brano che cattura fin dalle prime note, con un suono stropicciato effetto vinile, che viene ripreso in conclusione. Nel mezzo, avvicinandoci alle battute finali, ci ritorna felicemente in mente “Through the Barricades” degli Spandau Ballett e la poetica “Let Me In” colpisce con il suo sapore di cose perdute, di attesa, e ripetendo gli ascolti l'impressione si impone ancora: è bellissima. ”Goodnight” è un brano gradevole e interessante dal ritmo un po' country, che va a chiudere l'album in relax e dolcezza dopo l'inizio sincopato con “Middle Class Refugee”. I ragazzi dimostrano di saperci fare. Nella prima metà del disco sembra che il duo stia sperimentando, che lo stile e l'anima musicale sia in via di maturazione, a volte i brani si perdono in lungaggini, e il suonato risulta migliore del cantato. Quando però la pesantezza non rende i brani di plastica il Registratore è in grado di dare ottime prove come “Let Me in”. Vorremmo consigliare la strada più raffinata, dove il suono si eleva senza appesantimenti, e il gruppo svela un'anima più sincera.
Articolo del
23/12/2011 -
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