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                                                                            Cambiamenti climatici sempre più evidenti; l’anticiclone delle Azzorre che non arriva più ed al suo posto cicloni africani dai nomi inquietanti (Hannibal con l’H, come Hannibal Lecter il mangiatore di uomini); pandemie devastanti, bacilli che invadono i nostri ospedali e fanno stragi. E stafilococchi talmente umani la cui nascita viene annunciata con tanto di nastro azzurro. E poi le guerre, ovviamente, con la terza, probabilmente ultima, guerra mondiale mai così vicina. Ovunque oggi l’essere umano posi il suo sguardo il panorama è talmente drammatico che c’è davvero poco da ridere. Ed invece è proprio l’ironia l’arma utilizzata da Paolo Hendel per farci prendere coscienza, laddove ce ne fosse bisogno, delle nostre ipocrisie e delle nostre nevrosi quotidiane. È col sorriso che penetra nei tanti odierni drammi che ci porta a riflettere sulle tante nostre contraddizioni. Come, ad esempio, quella di essere a volte maniaci della pulizia non sapendo che lo strumento più inquinato ormai lo abbiamo sempre con noi: il telefonino, con il quale, dopo rapido sondaggio in sala, ci accorgiamo di andare, tutti, anche in bagno.È un viaggio amaro quello del comico fiorentino, che abbiamo ritrovato in forma in questo monologo diretto dal suo amico di prostata Gioele Dix. Si, perché gli anni passano inesorabili per tutti e molti amici se ne sono andati. E quelli che resistono sono lì, a chiedersi come mai con tutta la nuova tecnologia e la nuova intelligenza artificiale non sia ancora possibile parlare anche solo qualche istante con chi non c’è più. Un’epoca difficile, la nostra: dove l’uomo erectus, dopo aver impiegato settimane a capire che poteva dormire sdraiato, e lo ha capito solo su suggerimento delle donne che sono sempre un passo avanti, sta ora distruggendo il pianeta con la sua stupidità senza confini. In questa morte etica e fisica dell’uomo rimangono, almeno per la generazione del protagonista, le canzoni di Guccini, con le quali il protagonista tenta di svegliare il suo amico ricoverato in ospedale. E rimangono i sogni immaginati con i fumetti. Rimane Tex Willer con il suo cavallo Dinamite, rimangono Batman e Robin, rimane Zorro che con la sua minuscola mascherina non è mai riuscito a nascondere la sua vera identità. Abbiamo sempre saputo chi fosse, ma questo non ha impedito a quella generazione di calarsi in quel mondo di eroi. Ed un mondo di eroi è necessario perché produce speranza, quella che oggi purtroppo è stata sconfitta dalla paura. Lasciandoci sempre più soli, senza strumenti per combattere. Ma con qualche bella risata in più, che di certo non guasta in questo momento storico, e chissà che non accenda una luce che indichi una strada più corretta contro i mali del mondo.
 
 Scritto da Paolo Hendel e Marco Vicari
 Regia di Gioele Dix
 al Teatro Vittoria di Roma dal 30 gennaio al 4 febbraio
 Articolo del 
                                                                01/02/2024 - 
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