Le porte della Bocciofila Martesana di Milano si sono aperte per ospitare Francesco Guccini e la presentazione del disco del ritorno "Canzoni da intorto", un disco inaspettato, che arriva dopo dieci anni dall'abbandono della musica per dedicarsi alla carriera di scrittore. Invece la passione per la musica ha continuato a bruciare, anche se solo tra amici. Nasce così il nuovo disco, dopo un pranzo con i discografici BMG, quando lo stesso Guccini ricorda una vecchia idea mai andata in porto di un disco di cover, idea adesso subito accolta al volo dai responsabili della casa discografica.
Quello che ascoltiamo in anteprima, nell'attesa dell'arrivo di Guccini, è un disco che colpisce tutti: un disco fresco, sia per gli arrangiamenti scelti dal produttore Fabio Ilacqua, sia per la voce dello stesso cantautore, che molti ricordavamo ultimamente un po' affaticata, non in grado di cantare al meglio. Invece Guccini riesce a far rivivere canzoni che arrivano da un altro secolo, che pensavamo forse dimenticate, ma che hanno ancora molto da raccontare.
Lui ovviamente ringrazia per i complimenti, ma precisa che la voce non è più quella di una volta, che lui stesso non sapeva se sarebbe riuscito a cantare tutto il disco, così come un centometrista, dopo anni di pausa, non riesce più a raggiungere i risultati di un tempo. Non ha perso invece la verve, e con la battuta pronta, appena salito sul palco, dopo un "buon giorno", afferma: "in realtà giornata pessima, mi hanno già intervistato sedici volte facendomi le stesse domande". A chi gli chiede conto del ritorno dopo aver affermato di non voler più cantare, risponde: "Non ho mai detto che non avrei più cantato, ma che non avrei più scritto canzoni nuove". E con la consueta onestà, afferma di aver smesso di scrivere canzoni quando si è accorto di non esserne più capace. Ha ancora voglia invece di cantare, ma solo in momenti conviviali, tra amici. E le canzoni raccolte nel disco, sono proprio alcune delle tante canzoni che ha cantato per tutta la vita con gli amici in moltissime serate passate a Bologna. Solo alcune, perché "nella testa ho un repertorio di canzoni enorme". E lo dimostra prontamente, citando a memoria canzoni perfino di epoca fascista, lui che è sempre stato identificato come comunista. Collocazione politica che invece rifiuta, dicendo di essere se mai anarchico, ma riconoscendo che è molto difficile oggi essere anarchico nel vero senso della parole, come lo si poteva essere alla fine dell'800, come lo era il protagonista della sua Locomotiva.
Le canzoni scelte sono però per buona parte canzoni non neutrali, che scelgono cioè di stare da una parte precisa (Morti di Reggio Emilia, Ma Mi, Addio a Lugano, Sei minuti all'alba, Nel fosco fin del secolo). Dovendo spiegare da che parte sta oggi, Guccini fa l'esempio di quando da ragazzi nella sua classe gli studenti si erano divisi tra achei e troiani, e lui stava dalla parte dei troiani, cioè dei perdenti. Così, queste canzoni sono tutte canzoni di perdenti. E rivendica: "Io tifo ancora per i troiani".
Nel disco, Guccini si destreggia egregiamente con i dialetti milanese e piemontese (El me gat, Barun Litrun), con le canzoni popolari anarchiche come con i classici di Jannacci, Carpi, Strehler. Le definisce "Canzoni da intorto" perché all'epoca nessuno le conosceva, e quindi cantandole e raccontandone la storia e il significato, si "intortavano" le ragazze. Canzoni di un altro secolo, che vengono pubblicate esclusivamente su supporto fisico, e a precisa domanda su questa scelta, ammette candidamente di ignorare cosa sia lo streaming, e rimanda la domanda al suo discografico.
Come sempre, ha molta voglia di parlare e di raccontare di sé e dei suoi ricordi di uomo "nato nella prima metà del secolo scorso", e sembra anche divertirsi, tanto che, quando viene chiamata l'ultima domanda, se ne esce con un "peccato, ci stavamo divertendo".
Il disco esce venerdì 18 novembre, in diversi formati fisici
Articolo del
19/11/2022 -
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