I Muse sono un gruppo Britannico nato alla fine degli anni 90 da un’idea di Matthew Bellamy, attuale front-man e polistrumentista della band, il quale volle unire due gruppi che si erano formati all’interno dell’università che tutti e tre gli attuali componenti frequentavano, proprio negli anni 90. Si formano così, a seguito di un’esibizione tenutasi all’interno della stessa scuola nel 1994, i Muse che conosciamo oggi: Matthew Bellamy, appunto, cantante e polistrumentista; Chris Wolstenholme al basso e Dominic Howard dietro le pelli.
Tra lo scetticismo di varie etichette discografiche, si avviano verso un genere alternative non proprio tipico delle band inglesi di quegli anni (basta pensare agli Oasis, gruppo contemporaneo e conterraneo dei Muse che offrivano tutt’altro repertorio), ma quello sarebbe stato solo l’inizio dell’avventura verso il grande pubblico e, di lì a breve, avrebbero portato una notevole innovazione alla musica.
Dopo due album si ha un netto distacco di generi tra i “vecchio” e il “nuovo”: i Muse iniziano a lavorare molto sul mixaggio (in particolare della voce) ed ad inserire effetti sonori ed elettronici all’interno delle tracce (con le dovute proporzioni, simili ai Pink Floyd per esempio), indirizzando il loro sound verso un rock, ovviamente, più elettronico con anche delle influenze Pop, genere che esalterà molto più di prima la squillante voce di Bellamy, punto di forza dell’esperienza musicale dei Muse (Esempio: Time Is Running Out, Absolution, 2003). Gli anni passano e il gruppo continua questo connubio perfetto di generi apparentemente molto distanti tra loro: pubblicano infatti Black Holes and Revelation (2006), The Resistance (2009) e The 2nd Law (2012), quest’ultimo forse stroncato un po’ troppo dalla critica.
Tuttavia, è doveroso ricordare che dopo anni di esperimenti i Muse stanno tornando un po’ più “tradizionalisti”, tanto che anche lo stesso Bellamy nel 2013 dichiarò che nel loro ultimo album (Drones del 2015) sarebbero tornati a suonare con i loro strumenti originali (chitarra, batteria e basso) tralasciando un po’ quelle sonorità elettroniche che fino ad allora li avevano contraddistinti; infatti brani come Mercy e Rapers (nel quale si ascolta anche un ottimo intro di tapping) ne sono un palese esempio. Poco più di un mese fa la band ha pubblicato sui social una foto che li raffigura in studio con Rich Costey, il produttore degli album Absolution e Black Hole and Revelations, il che faceva presagire ad un nuovo lavoro in arrivo.
Ma in realtà non dovrebbe essere una novità. Già perché i Muse all’inizio dell’anno avevano già registrato del materiale e, conseguentemente, avevano pubblicato un singolo dal titolo Dig Down, che faceva presagire ad un nuovo tipo di musica.
I Muse sono quasi sempre stati caratterizzati da produzioni molto studiate e pensate, sia per quanto riguarda l’incisione che per lo stile (molte sono le influenze elettroniche infatti) e, nella loro carriera, non si sono mai fatti intimorire da varie sperimentazioni.
“Faremo uscire almeno altre tre canzoni […] per l’album completo bisognerà aspettare ancora un bel pò. Alcune delle canzoni saranno disponibili prima, in modo che i fan possano capire a pieno il processo creativo che accompagna l’uscita di un nuovo disco”. Sono le parole di Matthew Bellamy, il quale ha anche dichiarato che, le nuove uscite, saranno per adesso solo singoli ed EP e che quindi non si tratta, per adesso, di un vero e proprio disco.
Il gruppo ha anche annunciato l’uscita di un cofanetto intitolato “Origin Of Muse”, definita come un’ “autobiografia musicale”, contenente i primi due album (Showbiz e Origin of Simmetry) oltre ad alcune demo e varie rarità.
Articolo del
18/11/2017 -
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