Fu lei, la “Sacerdotessa del male”, conosciuta come Nico (vero nome Christa Paffgen, tedesca), che fece innamorare Andy Warhol nei lussuriosi ed eterni anni Sessanta. Cantante, attrice e modella, la biondina dalle tendenze gotico-decadenti fu la seconda musa bionda a far parte della factory del grande artista, assieme ad Edie Sedgwick, altra icona di stile, più magra di Twiggy, ugualmente bionda e dallo stile ugualmente accattivante ed innocente, almeno in apparenza. A presentarla a Warhol fu niente meno che Bob Dylan, che in quegli anni bazzicava non sono musicisti ma anche artisti contemporanei di rilievo.
Riconosciuto l’indiscutibile talento canoro fu incoraggiata da Warhol ad unirsi ai Velvet Underground, tant’è che il primo album della band porta il nome di “The Velvet Underground e Nico”. Nel 1975 Nico dichiara: “I Velvet Underground avevano alcuni problemi di identità e volevano sbarazzarsi di me perché ricevevo più attenzione di loro da parte della stampa”. Nessun problema di autostima, questo è evidente. Al contrario, Nico è la donna giusta per una carriera da solista: seducente, accentratrice, sicura di sè, nel 1967 pubblica Chelsea Girl, colonna sonora per un omonimo film di Warhol, contenente in realtà, brani scritti da Lou Reed, John Cale e Jackson Browne. Il primo album interamente scritto da lei uscirà nel 1968 con il titolo The Marble Index, che propone un elegante commistione di musica folk, atmosfere classiche e testi drammatici.
Nel 1970 uscì Desertshore, considerato dalla critica come il capolavoro dell’artista, nonché anticipatore del genere gothic rock. Dal 1969 recitò in alcuni film del regista francese Philippe Garrel, con il quale strinse una relazione amorosa durata una decina d’anni. Nel frattempo, come ogni icona del rock che si rispetti, imperversavano i problemi di tossicodipendenza. Un personaggio dai trascorsi oscuri e dalla natura bohemienne, proprio nel periodo in cui cominciava ad essere davvero apprezzata come artista, con l’uscita dell’album Drama of Exile prima e Camera Obscura poi, pubblicati rispettivamente nel 1981 e nel 1985, Nico decise di concludere i suoi giorni in un ospedale di Ibiza.
Una conclusione perfetta e decadente al punto giusto. Nel guardare le sue foto e il suo viso angelico dai lineamenti perfetti, diremmo tutto di lei, tranne che considerarla un essere malvagio, come in tanti hanno fatto nel corso della sua carriera. A poca distanza dall’anniversario della sua morte rendiamo omaggio ad una diva del gothic rock e in seguito del punk. Un personaggio istintivo e profondo, con tante ferite nell’animo, che ha cercato nella musica il modo per esprimerle, e forse anche per guarirle
Articolo del
21/10/2017 -
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