Per i Timoria era spento, per loro è nudo. E' il sole, sempre lui, guida e speranza per l'umanità e luce sulla via di un mondo migliore. Un mondo che ai milanesi Alcova è evidente che non sta bene così com’è. E lo dicono senza peli sulla lingua, con piglio crudo, essenziale, diretto. Perché equidistanza e ‘cerchiobottismo’ non fanno parte del DNA di questa giovane band apertamente schierata. Fine delle ideologie ? Non ditelo a loro, specie se le ideologie sono l'amore, la libertà, la non violenza e la dignità dell'individuo. Il Sole Nudo è un disco che chiamare impegnato è un eufemismo. Basta dare una scorsa ai titoli dei brani. E i testi, rigorosamente in italiano, ne sono la conferma. Il sound è potente, aggressivo, incalzante. Basso e batteria in primo piano, chitarra tagliente, voce perennemente in tensione emotiva. Post-punk all'ennesima potenza mescolato a sapori mediterranei e mediorientali alla Litfiba di “17 Re”. Sabbia e deserto, rabbia e passione, potere e monopolio brutale della coercizione fisica. In questo disco si parla di Siria, di guerra, di violenza (fatta e subita, morale e materiale), di crudeltà (anche verso gli animali), di adolescenze rubate in nome della patria, quella stessa patria che manda i propri figli a combattere solo per foraggiare l'industria delle armi. Ma c'è spazio anche per i sentimenti. La title-track, ad esempio, è una canzone d'amore vecchia maniera. L'amore, sì. Tema universale. Ma ce ne sono anche di particolari, come in Scintille, che parla di Sardegna e di minatori che perdono il posto di lavoro nell'indifferenza generale dei mezzi d'informazione. Ma “Il Sole Nudo” è anche un j'accuse verso il mondo occidentale. I due pezzi che chiudono il disco, infatti, prendono di mira il primo (Occhi Neri) il turismo sessuale, il secondo (Marylin) le società cosiddette avanzate, dove i poteri religiosi invadono la vita delle persone, la politica ne svende il futuro e i mass-media ne plagiano le menti. Insomma, uno scenario niente male che gli Alcova dipingono in tutta la sua asprezza. Perché accecante è la ferocia dell'umanità.
Articolo del
03/12/2014 -
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