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Radiohead
Un’estate sotto i riflettori
di
Redazione XTM
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Si muove la nebulosa Radiohead. A fine marzo ha preso il via il tour a Miami, in Florida, poi l’apparizione al Coachella Festival con interruzioni improvvise dell’esibizioni a causa dei capricci dell’impianto. E dopo la fine delle date americane il tour a arriverà anche in Europa, con due date italiane (14 giugno alla Visarno Arena di Firenze e e il 16 giugno all’I-Days Festival, all’autodromo di Monza) , a supporto dell’ultimo album A Moon Shaped Pool. Per la prima volta dal 2008, Thom Yorke e i suoi hanno inserito in scaletta anche The Tourist, traccia conclusiva del loro “OK Computer” del 1997, oltre a Morning Bell che mancava invece dal 2010.
Sono i primi segnali di una possibile iniziativa a sorpresa in vista dell’anniversario dell’uscita di uno dei dischi fondamentali del gruppo uscito il 21 maggio del 1997? Ad alimentare ancora di più le aspettative dei fan, una serie di poster che sono apparsi a Londra, Berlino, Amsterdam e New York a firma Stanley Donwood (visual artist che collabora con il gruppo), con un richiamo al ventennale del disco.
Ma i fari puntati sui Radiohead si sono accesi da tempo a seguito della loro decisione di suonare in Israele il 19 luglio. Dopo aver annunciato la data di Tel Aviv, erano iniziate a piovere alcune critiche che hanno trovato un’eco pubblica nella lettera firmata recentemente da oltre cinquanta musicisti, attori e registi. In prima fila Roger Waters, Thurston Moore Ricky Tomlinson, Desmond Tutu e Ken Loach. Una “Lettera aperta ai Radiohead” in cui si rimarca che “…andare in Israele significa suonare in uno Stato che i rapporti dell’ONU hanno descritto come responsabile di sistema di apartheid nei confronti dei cittadini palestinesi. Ricordando la campagna dei Radiohead a favore dei monaci tibetani oppressi dal regime cinese, ci auguriamo che possano riconsiderare questa decisione per rispetto di un altro popolo che subisce una repressione illegittima”
Articolo del
26/04/2017 -
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