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Massimo Garritano
Free Folk
2021
Manitù Records
di
Giancarlo De Chirico
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Album incredibile che mette in evidenza tutta la bravura di Massimo Garritano, un musicista cosentino che ha trasformato in professione la sua passione adolescenziale: suonare la chitarra per gli amici.
Il titolo del progetto proviene da una domanda spontanea di un ragazzo che aveva appena assistito ad un suo concerto: “Mi piace quello che suoni! Come lo definiresti? Free Folk?”. Nasce in questo modo un disco assolutamente pregevole che mette insieme l’anima acustica, più tradizionale, della musica folk e quella moderna, decisamente più elettrica. Secondo disco per Garritano, un album solo strumentale, in cui il nostro musicista si apre al mondo, si pone all’ascolto. Il suo lavoro sorprende per la pulizia del suono e per la compiutezza delle composizioni.
Dopo un primo ascolto, che si è rivelato necessariamente veloce, la mia mente e volata subito ad una rara raccolta di brani di John Fahey, un doppio cd che avevo trovato fra gli usati (vorrei tanto conoscere chi se ne è liberato). Ebbene al momento di analizzare il disco più da vicino, mi sono accorto che la traccia numero 10 è proprio intitolata John Fahey: la mia ammirazione per Massimo Garritano è cresciuta ancora. L’album si compone di sedici brani (la versione su vinile ne contiene invece solo tredici).
Ci sono quattro Haiku diversi, inframezzati all’interno del disco: il numero 7, il numero 11, il numero 9 e il numero 10 , nell’ordine. Brevi sintesi musicali che - se nella tradizione giapponese costituiscono una sorta di telegramma poetico - qui vengono utilizzate come schegge acustiche, a carattere istantaneo. Il resto dell’album è fatto di canzoni come “Magara” , dedicata ad una figura femminile misteriosa, oppure come “Pitagora” , risultato di una felice improvvisazione. “Joe Zangara” è una composizione per solo “bouzouki”, dedicata all’anarchico calabrese che nel 1933 venne giustiziato per tentato omicidio del presidente americano Roosvelt.
Una citazione particolare merita senz’altro “Bottle Cup Blues”, un brano in cui Garritano suona una chitarra classica “fretless”, preparata con un tappo di plastica collocato fra corde e tastiera, che ne modifica le armonie. “Life In A Box” è il brano da cui è partita l’idea dell’album: una composizione nascosta in archivio per venti anni e recuperata durante il “lockdown”. Su “PersuAsian” e “Marvaellous” il disco abbraccia anche temi musicali tipicamente indiani: infatti le due composizioni sono basate su rivisitazioni dei “raga”. Disco da non mancare.
Articolo del
04/03/2021 -
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