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Laura Jane Grace & The Devouring Mothers
Bought To Rot
2018
Blood Shot Records
di
Fabrizio Biffi
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Laura Jane Grace ha già molti anni di carriera alle spalle con gli Against Me! di Tom Gabel una vera e propria istituzione del “nuovo” punk americano (ri)nato dalle ceneri del grunge a metà degli anni novanta.
Torna sulla scena con un album di debutto da solista sotto l’insegna di Laura Jane Grace & The Devouring Mothers. Una prova molto convincente che sprigiona tutta la voglia di Laura Jane di condividere un power pop ispirato, come lei stessa ha pubblicato in un tweet, da Full Moon Fever di Tom Petty.
Stile e sonorità del disco, che scorre brillante e ruvido per tutte le 14 tracce, richiamano inevitabilmente alcuni passaggi dell’ultima discussa prova discografica degli Against Me!, Transgender Dysphoria Blues, ma nella sostanza Bought To Rot è una prova tutta personale della Grace. A partire da uno dei primi versi del disco quando su China Beach ci tiene a precisare: “…Learn to trust yourself, no one else matters”.
La voce di Grace è al centro di ogni canzone. Canta, parla, cantare, urla e stressa la voce per adattarsi alle canzoni e alle idee che sembra aver tenuto in serbo solo per Bought to Rot. Ad esempio su "Screamy Dreamy", titolo quanto mai opportuno, si alterna tra la dolce ninna nanna e il punk redline mentre il canto calmo di Grace unisce le due metà come una sorta di arbitro. Su "Valeria Golino" abbina brillantemente l'intensità progressiva della canzone, iniziando con un incedere molto tranquillo per poi esplodere al primo coro. È come se stesse cercando di dominare un tornado, adattandosi perfettamente alla sensazione di frustrazione (sessuale) raccontata nei testi.
Ma il punto cardine di questo disco sta per me in "The Airplane Song", perla di diamante che più di ogni altra richiama il principe ispiratore del disco, quel Tom Petty che ascoltando da lassù ha sicuramente teso un orecchio con un sorriso di genuino apprezzamento
Articolo del
12/11/2018 -
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