Dopo sette album, un live e una Peel Session, il chitarrista e cantante Jason Simon, il bassista Steve Kille, e il batterista Juan Londono arrivano al nuovo lavoro molto più freschi e concentrati dei due precedenti capitoli.
The Nothing They Need celebra i vent’anni di carriera dei Dead Meadow coinvolgendo tutti i musicisti che hanno militato nella band. Alla chiamata rispondono tutti e tre i batteristi, da Londono (ora in pianta stabile) a Stephen McCarthy fino a . Presente anche Cory Shane, secondo chitarrista del periodo Feathers (2004).
Keep Your Head, opener di questo nuovo lavoro, è allo stesso tempo un invito e un monito da parte delle band per chi si dovesse porre all’ascolto. A causa delle bordate ossessive e ipnotiche, e per i loop di cui sono maestri indiscussi, si potrebbe avvertire un leggero senso di vertigine della mente. L’unico appiglio saldo rimane la voce, quasi svogliata, infilata in fumose cavalcate il cui andamento circolare è interrotto solo dalle asce, intrise di wah-wah e tremolo.
Subito dopo, per non smentirsi e chiarire ulteriormente il concetto, arriva Here With The Hawk di chiara matrice zeppeliniana, il cui giro di basso e i pattern della batteria ammiccano a Misty Mountain Hop e Black Dog. Quindi, senza dimenticare la lezione del blues, sputano fuori la sincopata I’m So Glad con tanto di arpeggio e aperture melodiche da manuale. Nobody Home è più sinistra, ferina nelle atmosfere, lunga e psichedelica quanto basta per aprire del vino rosso e sprofondare nella poltrona dell’autoindulgenza. La sezione centrale muta in un lento arpeggio che introduce un segmento più fumoso, alimentato dall’onnipresente wah-wah.
Lo strumentale Rest NaturalThis Shaky Hand Is Not Mine è pura magia per le orecchie, una ballad lenta, personale e come non se ne sentivano da tempo. Sulla stessa riga corrono gli otto minuti di The Light che, nella sezione centrale, ricorda gli armonici usati da Page in No Quarter live. Chiude questa rimpatriata, fra esperti del settore (forse i migliori in circolazione in questo genere), la delicata Unsettled Dust, degno sigillo di un album pacato e di una band mai doma.
I Dead Meadow sono sempre stati macchine perfor(m)anti capaci di fascinosi ipnotismi, brusche sveglie e viaggi caleidoscopici attraverso i fumi dei prati morti di Washington D.C., fatevene una ragione e comprate The Nothing They Need
Articolo del
26/04/2018 -
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