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The Breeders
All Nerve
2018
4AD
di
Andrea Salacone
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La rara bruttezza della copertina di All Nerve, nuovo album delle Breeders, è fuorviante: la confezione discutibile non rende affatto giustizia a questo pugno di canzoni incise dalla gloriosa formazione di Last Splash (Kim e Kelley Deal, Josephine Wiggs, Jim Macpherson), anticipate dal singolo Wait in the Car uscito alla fine del 2017.
L’impressione generale è di trovarsi in compagnia di una persona presa da slanci di entusiasmo, che però si rabbuia repentinamente. Un saliscendi emotivo che emoziona e affascina, nonostante i contenuti tutt’altro che briosi.
La tensione è continua, palpabile, ma le esplosioni non sono mai fragorose, deflagranti, e il gruppo sembra spesso stringere il freno (Nervous Mary, Wait in the Car).
Alcune melodie restano impresse nella mente, anche se le Breeders non ricercano una facile orecchiabilità: Spacewoman, meraviglia del disco che ha intrappolato le orecchie di chi scrive, tutta pieni e vuoti, con brevi aperture psichedeliche; All Nerve, malinconia punteggiata da voci fuori sincrono; MetaGoth, cupa, impeccabile collisione di Pixies, Jesus & Mary Chain e Joy Division impregnata di un’atmosfera da trip sballato.
Unico brano di poco interesse: Dawn: Making an Effort, il cui testo evoca immagini inquietanti come quello di Howl at the Summit; bizzarro il contrasto tra la storia narrata in Walking with the Killer e la sua armoniosa veste musicale. In chiusura del disco, la tensione finalmente rilasciata di Skinhead #2 e l’ombra di mestizia di Blues at the Acropolis. Tirando le somme: il graditissimo ritorno sulle scene di una band in forma smagliante
Articolo del
14/04/2018 -
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