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Tyler Childers
Purgatory
2017
Hickman Holler Records / Goodfellas
di
Giuseppe Celano
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Ha imparato a cantare da molto giovane nella chiesa dove era impegnato ai cori, le sue prime composizioni e l’utilizzo della chitarra risalgono ai suoi tredici anni. Nel 2011, a 19 anni, Childers produce il suo primo lavoro intitolato Bottles And Bibles e, dopo i due Ep al Red Barn Radio (Lexington), trova il tempo di registrare questo nuovo lavoro intitolato Purgatory (4 Agosto, 2017).
Prodotto da Sturgill Simpson e David Ferguson, e registrato al The Butcher Shoppe (Nashville), il disco vanta la presenza dello stesso Simpson alle chitarre e cori, Miles Miller alle pelli, Stuart Duncan al fiddle e Russ Paul in tutto quello che sentite risuonare nell’intero disco.
Americana, solo a dirlo vengono in mente distese aperte e immense, le radici del blues e il mito dell’America, whiskey, fianchi scoperti che sanguinano per una donna persa per sempre Bastano pochi secondi di Purgatory per ritrovarsi catapultati in scenari che sarebbero stati buoni per le scorazzate su due ruote dei poco raccomandabili fella di Sons Of Anarchy (Tattoos).
Tyler Childersè il nuovo asso nella manica che l’America(na) scaglia contro l’Europa vincendo a mani basse perché forte di un sound irresistibile e di una voce che solo Satana può aver forgiato nel suo miglior infernale crogiolo. Al resto ci pensano banjo e fingerpicking, violini e moaning slide-guitar su cui Tyler appoggia quella voce arrochita che sembra provenire da centinaia di litri di whiskey pastosi e sigarette senza filtro (Feathered Indians). In Purgatory s’impazzisce letteralmente per il fingerpicking velocissimo su banjo e chitarre acustiche, ma sono i violini che fanno emergere prepotentemente il bluegrass, genere mai compreso a fondo da molti, ma di un’importanza vitale per lo sviluppo evolutivo dell’americana. Buona anche la titletrack immersa in una sorta di magnetismo elettrostatico prodotto dalla chitarra sui cui scivola delicatamente, ma non troppo, lo slide.
Chiude la ballata Lady May che sigilla un buon lavoro, non il suo migliore, è ancora molto giovane. Se riuscisse a evitare la bruciatura fulminea che molti artisti patiscono per volere delle case discografiche e da un mercato feroce e impietoso costretti, ne potremmo sentire davvero delle belle
Articolo del
18/12/2017 -
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