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Lomond Campbell
Black River Promise
2017
Heavenly
di
Valerio Di Marco
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Il silenzio di una scuola abbandonata, adibita a studio di registrazione, ai piedi del monte più alto della Gran Bretagna. E' qui che il compositore scozzese ha fatto la sua promessa, di fronte - presumibilmente - allo scenario mozzafiato in copertina che fa tanto "The Revenant". O "Into The Wild", fate voi.
Un ritorno alla natura richiamato anche nel titolo, quel "fiume nero" che scorre con innato senso cinematico, a partire dall'epica e strumentale Fallen Stag: sembra di star seduti sul sedile di un treno a rimirare il paesaggio che ci passa davanti. C'è poco da aggiungere, poco da spiegare.
L'elemento umano rappresentato dalla voce del Nostro si palesa solo dalla seconda traccia, la title-track, quando pensavamo ormai che i suoni bastassero da soli a evocare immagini.
Anche le percussioni entrano alla seconda ora, quando ci eravamo convinti del senso di velocità intrinseco degli archi. Che in questo lavoro abbondano, come dimostra la formazione di ben 10 elementi ad accompagnare Campbell.
Il quale non si nega, nonostante tutto, qualche bella divagazione pop - sempre malinconico, sempre intimista - come Every Florist In Every Town, o la più solare (si fa per dire) The Misery Bell. C'è posto anche per Brutes In Life, la più beatlesiana del lotto, e The Lenghts, dall'incedere Arcade Fire ed echi Belle And Sebastien, tanto per restare in Scozia.
Insomma alla fine la promessa è mantenuta. A patto che promettiate anche voi di gustarvi in silenzio il panorama fuori dal finestrino e di non mettervi a chiacchierare col vostro vicino di posto
Articolo del
11/12/2017 -
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