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Nine Inch Nails
Add Violence
2017
The Null Corporation
di
Giuseppe Celano
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La storia dei Nine Inch Nails la conoscete abbastanza bene, non c’è molto da aggiungere. Sono lontani un abisso i tempi delle esibizioni deflagranti, in cui i membri si aggiravano sul palco lordati del fango di Woodstock II, e di Happiness in Slavery.
The Downward Spiral e Fragile ormai sono due capitoli divenuti leggenda e incastonati nel tempo accumulando polvere che viene spazzata via durante le riesumazioni necessari per la potente macchina live. In nessun modo Trent ha mai più raggiunto gli apici visionari e rovinosi di quel tandem. Il singer è passato da una vita dissoluta, fatta dalle droghe pesanti e alcol, a una sana alimentazione e molta palestra che l'ha trasformato in un semidio mezzo umano e mazzo taurino.
Dal vivo sfoggia ancora esibizioni incandescenti, giocate sulla forza muscolare e non sulla disperata depravazione degli esordi. Questi cinque nuovi pezzi, dell’Ep Add Violence, escono per la sua etichetta The Null Corporation e vanno a coprire il secondo step di una trilogia iniziata nel 2016 con Not The Actual Events.
Si parte su base eighties dell’opener Less Than (video diretto da Brook Linder), che nulla toglie o aggiunge al valore dei nostri, seguita dalla più elettronica e sfuggente The Lovers.
This Isn’t The Place (il cui video è stato diretto da Alex Lieu) invece assomiglia a una ballad estratta da Fragile, con meno pretese rispetto al passato sia chiaro, molto più lineare e meno laida, mentre la successiva Not Anymore fa il verso ai vecchi ep degli esordi senza la stesa dirompente efficacia ma ancora abbastanza abrasiva con effetto esfoliante sull’epitelio dei padiglioni auricolari.
Chiudono i dodici minuti, apparentemente calmi, di The Background World che vertono dapprima sulla melodia e l’andamento dritto della batteria elettronica per avvitarsi poi su strani stop millesimali che interrompono il suono, come un cd rovinato, che lentamente lascia lo spazio alla distorsione caustica di fondo. Con il passare dei minuti, dal settimo in poi per la precisione, il rumore bianco e dissonante di cui Reznor è ancora capace sovrasta il resto della sezione ritmica e dei suoni impossessandosi della scena e andando a sigillare il tutto.
Nulla per cui si possa gridare al miracolo, era prevedibile. Per un giudizio definitivo attendiamo il terzo, e conclusivo, ep di questo trittico per un ascolto in sequenza, nel frattempo vi consigliamo di dare un ascolto a questo per evitare di trovarvi impreparati nel caso Trent se ne esca con un mezzo capolavoro legato in modo embrionale e lynchiano a questi primi due
Articolo del
21/07/2017 -
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