Il 28 aprile è uscita l’attesa versione rimasterizzata di The Great Annihilator, album del 1995 della storica band newyorchese Swans. In questa nuova edizione, stampata sia su vinile che su CD, è incluso il primo album da solista del cantante Michael Gira, Drainland, anch’esso risalente al 1995.
Nel percorso dei primi Swans (1982-1997), The Great Annihilator ha una posizione particolare: si situa dopo le melodie pop introdotte con The Burning World (unico e fallimentare lavoro della band pubblicato con una major) e prima del lavoro super-sperimentale che segnò lo scioglimento, Soundtrack For The Blind. Ma di tutto questo ci sono poche tracce in The Great Annihilator. Infatti, abbiamo a che fare con un disco che fa i conti con il sound più proprio degli Swans, quello dell’acclamato Children Of God per intenderci: post-punk, new wave, dark fusi in maniera estremamente originale. Ma gli Swans del ’95 sono più esperti di quelli di 7 anni prima: nonostante il disco abbia tanti momenti diversi, com’è tipico dei lavori del gruppo, resta compatto. Le atmosfere sono meno dilatate del solito, le canzoni più strutturate, e la possente batteria ci porta a volte in territori più heavy.
Visto questo strano equilibrio, The Great Annihilator può essere un buona porta d’ingresso per entrare nei vecchi Swans. Ritrovati i mix originali da Bill Rieflin, il batterista dell’epoca, rifare la masterizzazione è stata una scelta azzeccata: il disco si presenta con un nuovo smalto e le differenze nella godibilità del suono sono apprezzabili.
Il titolo dell’album si riferisce ad un grande buco nero, chiamato appunto “the great annihilator”, che si suppone si trovi al centro della Via Lattea. In effetti anche questo disco potrebbe risucchiarci in eterno, con i suoi loop, le atmosfere eteree e cupe. Ogni canzone è un piccolo mondo in cui si intrecciano tanti strati diversi, l’acustica e l’elettrica si integrano magnificamente. A fare da trait d’union la profonda voce di Gira, che sa cullarci e inquietarci allo stesso tempo. L’unico raffronto possibile è con la voce di Ian Curtis dei Joy Division, una tra le fonti d’ispirazione della band.
L’atmosfera è disturbante, com’è tipico degli Swans: I am the sun ci martella con quel suo “I love everyone” ripetuto, She lives è una nenia angosciante che parla di follia e morte sul rogo, Celebrity lifestyle parla della perversione del successo, inquietante melodia che si ripete senza esplodere mai, fortemente influenzata dai Sonic Youth.
Mother/father è il primo pezzo dove canta Jarboe, tastierista e seconda cantante del gruppo all’epoca. Le sue urla primitive gridano: There's a place in space/Where violence and love/Collide inside/And solid is wide/And heat is cold/And birth is death.
I momenti lirici in apertura di Blood Promise e di Warm richiamano il più moderno post-rock. Quest’ultima canzone ci trascina in una dimensione atemporale e leggiadra, grazie alla cantilena di Jarboe. Sembra di ritrovarci magicamente in un disco di Enya, e per un momento possiamo stare “al caldo” e scrollarci di dosso la cupezza che gli Swans ci hanno dispensato finora.
Ma ecco che subito dopo torniamo a suoni pesanti e oscuri con Alcohol the seed, una dichiarazione di alcolismo dove il doppio pedale si armonizza perfettamente con le chitarre acustiche. In Mother's milk torna la voce eterea di Jarboe, al crocevia tra musica sacra e goth, così come nell’ultimo pezzo Out.
Gli Swans oggi sono un altro gruppo, ormai una creatura del solo Michael Gira che continua a proporre dischi di altissimo livello e concerti ad alta intensità. Ma tornare ai “vecchi” Swans può ancora darci molto, e farci cogliere quanti gruppi sono stati influenzati dal loro sound ma senza avere il loro coraggio e la loro radicalità.
Un altro discorso va fatto per Drainland, il primo album da solista di Gira incluso nella ristampa. Sono registrazioni semi-casalinghe, a cui danno il loro contributo anche Bill Rieflin and Jarboe. I pezzi sono più personali e minimal rispetto a quelli degli Swans, i testi sempre profondi e disturbanti. Si va dalle strimpellate di Where does your body begin? e Your naked body all’industrial di I see them all lined up, Low Life form e If You… Spicca Blind, ballad, emozionante che chiude l’opera, scartata dalla sessione del precedente disco degli Swans (White light from the mouth of infinity, 1991). E’ una dolorosa riflessione di Gira sulla debolezza e l’alcool. Nel complesso, Drainland è un disco sincero, e anche se la composizione non è troppo curata la voglia di esprimersi del cantante lo rende valido. L’ultimo pezzo, poi, giustifica da solo l’intero album
Articolo del
26/04/2017 -
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