Terzo album per la cantante, musicista e scrittrice tarantina, che prosegue nel solco della sua ricerca sonora, affiancata stavolta dal pianista jazz statunitense Pat Battstone. L'incontro tra i due ha dato vita a 12 tracce dai contorni sperimentali, nate nel corso di un tour della Chionna negli USA e registrate in due giorni al Rear Window Studio di Brookline, nel Massachusetts.
E proprio lungo le sponde dei due continenti prende forma la nuova direzione dell'artista classe 1990, un'evoluzione rispetto ai due precedenti lavori, Adiafora e Halfway to dawn (sing a song of Strayhorn), nel tracciato di un'analisi che ha come oggetto l'uso della voce, caratterizzato dai particolarissimi gorgheggi che s'intrecciano con le note di piano di Battstone. Il tutto adagiato su un delicato tappeto di contrabbasso e percussioni, a disegnare panorami sospesi e stranianti.
Una riscrittura dei codici che ricorda, per certi versi, il linguaggio sviluppato in ambito avant-rock dai These New Puritans, e le cui suggestioni sono riprese dalla copertina raffigurante un'opera dell'artista Fausto Maxia che si lega all'indagine presente nel disco rappresentandola visivamente in termini di esplorazione sui segni.
La dicotomia tra improvvisazione e scrupolosa applicazione del canone è una delle contraddizioni che dà forza a un lavoro il cui fulcro è il cantato, ora sussurrato, ora ad accennare una parvenza di linea melodica, ora espresso sotto forma di suoni volutamente incomprensibili. La voce è usata come uno strumento che sembra rispondere al comando di un pomello nascosto chissà dove, girando il quale si possono modulare durata e intensità delle note. Ne consegue che la varietà di registri è ricca al punto da far sorgere il dubbio che le vocalist siano più d'una.
Granitico è invece Battstone, che rompe delicatamente il silenzio in sottofondo ricamando un tessuto dagli intarsi preziosi quasi senza che ce ne accorgiamo, giacché siamo rapiti dal celestiale canto di sirena della protagonista a cui si cede ben prima di quelle Colonne d'Ercole viatico della traversata atlantica.
A completare la line-up, il contrabbassista Kit Demos e il vibrafonista e percussionista Richard Poole, non solo meri esecutori ma anche co-autori di otto dei nove inediti in scaletta, tra cui spiccano Under A Persian Sky, con voce e piano che si rincorrono in un gioco di contrappunti, Thanatos, col suo stuolo di note dissonanti, Lady Of The Waters, dall'incedere vibrante, e Nell'Urna Molle e Segreta, giocata sul vibrafono.
I restanti brani sono l'altro inedito Fida (to Carla), con testo della Chionna su musica del chitarrista e compositore pugliese Gabriele di Franco (e infatti è uno dei pochi pezzi a presentare una parvenza di testo), e tre reinterpretazioni: Sophisticated Lady di Duke Ellington, Irving Mills e Mitchell Parish; Rather Life, liberamente ispirato a un poema di André Breton; e Lover Man/Nature Boy di Jimmy Davis, Roger Ramirez, James Sherman e Eden Ahbez
Articolo del
21/04/2017 -
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