È uscito da un paio di mesi scarsi il disco rivelazione della “scena” italiana: 'Avete ragione tutti' di Canova, quartetto milanese composto da Matteo Mobrici, Fabio Brando, Federico Laidlaw e Gabriele Prina. È un piccolo manifesto pop dei venti/trentenni nella vita e nello spirito, fuori dai riflettori di reality show e selfie promozionali, dentro una narrazione intimista e scanzonata, poetica e disincantata.
9 canzoni classicamente e nuovamente pop per 30 minuti di musica pubblicata con la storica etichetta indipendente Maciste Dischi. Con la passione per la canzone italiana sullo sfondo e un tocco derivativo da Lunapop, ma anche molto altro.
Si parte con il pezzo forte, l'attacco di batteria di Vita sociale, perfetta ballata con il sarcasmo di una solitudine prima strascicata e poi cantata a squarciagola: “passano leggi sul posto fisso/ non averlo neanche/ io nemmeno l'ho visto”, “malgrado passi le giornate da solo”, “vorrei morire/anche se fuori c'è il sole/ e mando a puttane la mia vita sociale”.
Poi due titoli che evocano l'attualità, ma sempre a partire da se stessi, senza soldi e con tormentate storie d'amore: Brexit ed Expo. La chitarra di “Io non ho neanche un soldo per/ viaggiare e andare a Londra per/ l'estate no, no neanche un film/ da guardare dopo no/ no neanche te” e allora forse questa è “l'occasione che ho/ per dirti...”, ma Portovenere è il primo singolo, uscito tempo fa, col ritornello tirato: “io e te al mare/ ma che ci andiamo a fare/ solo a prenderci male”.
Le vite adolescenti negli arpeggi di Manzarek, i sintetizzatori di Aziz e l'idolo senza tempo di Maradona completano il quadro, mentre Felicità è una ballata da fine serata: “Ma se ci siamo persi/ qualcuno ci dovrà recuperare/ sperando che non sia la municipale”.
Canova, col loro nome volutamente evocativo, si inseriscono in quella che potremmo chiamare la New Wave del tardo-pop italiano, sbilenco e fuori centro, che dagli epocali, compianti Offlaga Disco Pax agli oramai classici Virginiana Miller e Baustelle è arrivata a Brunori Sas, Ex-Otago e I Cani. Fino al provinciale scazzato Calcutta, sul quale avevamo puntato l'anno scorso e che adesso quasi ci imbarazza vedere nel doppio sold out di questi giorni, all'Atlantico di Roma, per fortuna restando imbranato e sconclusionato come suo solito.
Per Canova c'è da dire che un certo spiazzante uso di strofe e rime rende ancora più divertente, anche se forse meno immediato, il cantato di Matteo Mobrici: “vorrei tanto farmi un tatuaggio/ ma non trovo mai un passaggio”, “tante coppe appese al collo”, “siamo tutti col senso di colpa/ che avevamo cinque e mezzo in storia”.
'Avete tutti ragione' suona come un monito introspettivo, liberatorio e gradito, in questi tempi di sconclusionato abuso di vaniloqui da social. Un poco come quella mazza da baseball con la quale la protagonista del video di Vita sociale colpisce l'aria, che immaginiamo fresca e cristallina, tanto quanto la musica e le parole di questo debutto.
Articolo del
20/12/2016 -
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