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Arca
Mutant
2015
Mute
di
Ida Stamile
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Mutazione come sinonimo di morbida apertura verso l'esterno, sostanza sonora che si modella sulla trasformazione, sulla tensione e sul caos che sprofonda nell'equilibrio e nell'espansione del suono. Questo è in sostanza il senso di ”Mutant”, secondo lavoro di Alejandro Ghersi, aka Arca. Se con il precedente “Xen”, le sonorità tendevano a fluttuare verso una sorta di introspezione intimista, con questo album sembrano voler uscire fuori, aprirsi all'ambiente, più carnali e impulsive. Le visioni armoniche si fanno così più concrete, i synth ancora più organici e i beat si contorcono sulle densità sonore. Tutto ruota attorno a intrecci di allucinazioni ora corporee e ora aliene, in un alternarsi di edifici astratti che non disdegnano stanze più marcatamente melodiche. In questo flusso di coscienza, a metà strada tra il naturale e l'artificiale, scivolano deformazioni astrali (Alive) e suggestioni deturpanti (title track), mentre una leggerezza frivola (Anger) cede il passo a effusioni modulate (Sever) e all'esotismo cibernetico di Snakes. La staticità convulsiva di Umbilical sprofonda infine nel magma di droni con Hymm e En e nella classicità ambientale di Extent e Peonies. In “Mutant”, Arca costruisce i suoi echi sonori attraverso la forma, a lui più congeniale, della sperimentazione elettronica pura. Ne viene fuori un lavoro dalle suggestioni multiple, cangianti come l'adrenalina in grado di plasmare le sensazioni, mutevoli come le identità di ogni singolo individuo che le ascolta.
Articolo del
21/12/2015 -
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