Non sai mai cosa aspettarti dagli Spain. Ti prendono in contropiede ma tu non opponi nessuna resistenza perché una certezza ce l’hai: la tua sarà una caduta morbida, controllata. La solita adorabile flemma di Josh Haden, la sua timidezza palese, la scelta di accordi obliqui e melodie traverse sono il pane quotidiano con cui un ascoltatore degli Spain si deve confrontare.
Love At First Sight (di colpi di fulmine Josh se ne intende, ne avrà scoccate molte di frecce) è l’opener che si prende cura del rito iniziale, dell’apertura delle porte che vi condurranno attraverso le morbide linee melodiche di Sargent Place. The Fighter è una ballad delicata, appena accennata che vi trascinerà per mano verso la più melodicamente disinibita It Could Be Heaven, quasi un singolo, interpuntata da strani cambi e accordi particolari che la sostengono saldamente dal cadere nel vuoto in un tonfo sordo e anonimo.
Per questo nuovo lavoro Josh sembra in missione per conto di dio (forse lo è sempre stato): il sound è regale, l’effetto d’insieme maestoso, le linee vocali prone alle leggi del gospel (From The Dust). Storia che si ripete, per fortuna, in Let Your Angel il cui crescendo verso il ritornello è da pelle d’oca. Quell’organo sacro e la voce di Haden che sembra spezzarsi da un momento all’altro sono sorretti dall’arpeggio solido e dalla sezione ritmica salda e affidabile E per rimanere in tema di emozioni e fede, la successiva Sunday Morning sfrutta un andamento funky-soul fatto di una chitarra leggermente distorta mentre poche note di organo, sepolto nel missaggio, ammiccano voluttuosamente a Stevie Wonder. I toni diventano ancora più intimi in To Be A Man dal basso secco, con pochi accordi alla chitarra e voci divine che s’intrecciano sopra l’andatura lenta e maestosa. Il trittico finale In My Soul, You And I e Walking Son sono poesia, magia per le orecchie. È tutto così denso e bello che il duetto fra padre e figlio è così viscerale da alzare la pressione sanguigna provocando lo sbandamento anche nel recensore più arido.
La produzione è di Gus Seyffert (The Black Keys, Beck), il missaggio di Darrell Thorp (Radiohead, Paul McCartney), sulla cover una donna presente su tutti i loro dischi. Sargent Place è un coacervo di suoni ben distinti, di chitarre mai invadenti, di basso propulsivo, ma di una spinta quasi silenziosa, antigravitazionale. Non è un disco triste, ma un assaggio di primavera che mette fuoco ai pensieri, alle riflessioni sfruttando idee ben chiare nella testa di Josh, ospiti d’onore, ottimi musicisti e soprattutto la famiglia.
Articolo del
20/03/2014 -
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