Solo trenta secondi per marte e otto anni per farsi conoscere. I 30 Seconds To Mars sono in giro dal 1998, anno in cui i fratelli Jared e Shannon Leto firmano il contratto e diventano ufficialmente una band dopo anni di prove nel garage di casa. Shannon racconta di aver iniziato a suonare la batteria a otto anni e forse il nome Jared Leto non vi suona nuovo perché lui è famoso già dal lontano 1994 grazie alla carriera hollywoodiana di film come Panic Room e Requiem For A Dream. Il primo album omonimo risale al 2002, Shannon alla batteria e Jared tutto il resto. Durante il primo tour si sono poi aggiunti gli altri membri (dopo quale modifica iniziale) Tomo Milicevic e Matt Watcher e insieme hanno girato l’America come supporters di band più famose e nei festival prima e il mondo preparando il secondo album poi. Nel 2005 esce finalmente il secondo ‘non molto atteso se non dagli Echelon’ disco, A Beautiful Lie. Gli Echelon? Una parentesi, Echelon: in gergo militare napoleonico significa ‘attaccare a onde’, in gergo 30 Seconds To Mars gli Echelon sono i sostenitori della band, una delle prime a trarre enorme vantaggio dagli street team che promuovono le band sul territorio, la Mars Army. Tutto questo è rimasto però sconosciuto per anni sia al pubblico americano che europeo, ma soprattutto da noi. Il Cd è uscito in Italia solo a febbraio 2007 e l’unico singolo che ci è arrivato è The Kill (Bury Me), il secondo tratto da A Beautiful Lie. Ma ormai è superfluo autoflagellarsi per il passato, godiamoci l’esperienza ‘marziana’. Il disco è stato scritto e inciso in quattro continenti: un viaggio fisico per scrivere canzoni che simboleggiano viaggi interiori, cambiamento e crescita, senza però rinnegare o dimenticare il passato. Lo si sente benissimo in The Fantasy dove la musica potente e melodica tipica della band di Leto si fonde con un velato omaggio ai Nirvana in quell’intro che ricorda Smells Like Teen Spirit: le prima parole sono ‘with the lights out it is a little less dangerous even with a stranger’ e la citazione diventa chiara. Torniamo al singolo da poco uscito in Italia e record-breaker nella Billboard Chart of Modern Rock dove è rimasto per 50 settimane. The Kill è senza dubbio una canzone potente, profonda e facile allo stesso tempo, come per tutto ciò che circonda i 30 Seconds To Mars ci sono più livelli di lettura, non per niente è da quasi due mesi in classifica qui a TRL ma il video è passato malvolentieri e intero solo di notte, contraddittorio. Così sono loro spesso, lo dimostra già la sonorità del pezzo, indubbiamente rock non troppo elaborato, nulla di ‘sintetico’ e tanta agilità vocale del cantante che passa da toni bassi e quasi sussurrati a grida in stile Marilyn Manson ma più strazianti e nel mezzo un chorus quasi commerciale. A farcire il tutto The Kill è stata scritta in ¾ come un valzer e ciliegina sulla torta il video è ambientato in un albergo alla Shining anni ‘20. Finora quindi abbiamo il grunge dei Nirvana, i valzer, un pizzico di metal, basta aggiungere una cover di Bjork e una canzone epica degna dell’Odissea con video abbinato e abbiamo la ricetta per un disco che di sicuro non è monotono o scontato. E’ audace, perché pochi si sognerebbero di tentare la fortuna con Bjork, specialmente in America e perché tutte le canzoni hanno un messaggio, i 30 Seconds To Mars sono un messaggio e così è tutta la loro musica che non si risparmia commenti politici e autoanalisi con una punta di pazzia, cercando di mettere in scena i lotte interiori e ricerca di se stessi. Con canzoni come Battle Of One, Attack, Hunter, Saviour già dai titoli si percepisce la forza della musica e del contenuto. La stessa The Kill, al contrario di come si potrebbe pensare, non parla di un rapporto d’amore ma di una battaglia contro un altro io: nel video i ragazzi si trovano ad affrontare i loto ‘gemelli cattivi’ nei corridoi dell’hotel e, ancora una volta, nel video di From Yesterday (ancora inedito in Italia) affrontano le proprio paure in un mondo lontano e misterioso. Tentare di spiegare i 30 Seconds To Mars è metà musica e metà altro, inevitabile perché così sono i 30 Seconds To Mars, ti entrano nella testa e spesso ti costringono a vedere più cose assieme, non li puoi solo ascoltare li devi anche vedere per capirli a fondo. Dalla loro bocca viene la definizione di ‘visual band’, i loro video calzano come guanti sulle canzoni, anche perché spesso ideati e diretti dallo stesso Jared, i fan non sono fan ma una grande famiglia che supporta i ragazzi con tutti i mezzi disponibili e non fa mancare l’aiuto nemmeno agli altri ‘fratelli virtuali’. Se non hai visto e guardato i 30 Seconds To Mars non li hai ascoltati davvero. Voto 1000 per una delle poche band in circolazione che non si limita a fare buona musica e bei video, ma che tenta sempre per quanto possibile di stabilire un contatto diretto con tutti i ‘proseliti’ e che spinge chi ascolta a pensare e ampliare i propri orizzonti per fare della musica un’esperienza veramente personale e significativa. Senza tralasciare per tutti questi motivi il puro piacere della musica: ascoltabilissimi.
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