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Farmer Sea
A Safe Place
2011
Dead End Street
di Daniele Bagnol
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Alcune volte mi capita di infilare un album nel lettore, premere il tasto play e lasciarlo scorrere senza accorgermene, tanto che le tracce vanno a mischiarsi indissolubilmente con il silenzio della fine del disco: tutto il contrario di questo “A Safe Place” che attira la mia attenzione fin dal primo giro di chitarra, distogliendomi da tutto ciò che stavo facendo che diventa sul momento contorno e secondario. Non conoscevo i torinesi Farmer Sea prima di questo lavoro - mia carenza, ma negli ultimi due mesi sono stato circondato da articoli molto interessanti nei vari blog che mi hanno incuriosito a dismisura, ed a ragione aggiungerei: perchè questo “A Safe Place” in effetti suona vicino alla magniloquenza che in pochi ho percepito, disegnando un pop con una patina agrodolce, alla ricerca di una classicità rock più vicina a band come Death Cab for Cutie o Wilco. Primi vagiti di una primavera che avanza pian piano, le dieci tracce si impregnano di colori chiaroscuri, di scrosciate di pioggia quando fuori c’è il sole che splende imponente: c’è sempre infatti un velo di oscurità che pervade ogni pezzo, già dalla straziante e splendida ballata strappalacrime d’apertura ”The Fear”. Fermarsi qui sarebbe un delitto, perché attraverso arrangiamenti genuini, puliti, i quattro torinesi dipingono gioiellini con una lucidità disarmante tra impennate simil-Jam (”Small Revolutions”), profumi delicati nordeuropei (”Nothing Ever Happened”) e la semplicità pop in arrampicata di ”Lights” (lo xilofono!!): il tutto talmente istantaneo che si incolla già al primo ascolto, insomma qualcosa che finalmente i maestri d’oltreoceano - e d’oltremanica - potrebbero invidiarci. Nel suo capolavoro “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, Kundera scrive una frase che mi è sempre rimasta impressa e che sono andato a ricercare perché in questo caso non rappresenta altro che la chiave di lettura di “A Safe Place”: ’Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito, per la prima volta, senza preparazione. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa?’ Questo equilibrio sottile e queste tonalità malinconiche, le ho ritrovate tutte qui, e mi rendo conto che i Farmer Sea sono già un diamante tutt’altro che grezzo: il consiglio è quello di non farveli scappare, veramente.
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22/03/2012 -
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