Eccoci qui, dinanzi al primo lavoro 2011 consigliato e osannato in giro per il web e l’etere: il debutto di Anna Calvi, splendente songwriter e artista con attitudine gothic, cittadina di Albione, ma di evidenti ascendenze italiche, voce strabiliante, sguardo magnetico e chitarra sbilenca. E quel mento di profilo, con rossetto intonato al giubbetto, che sembra sussurri dalla copertina del cd. Ecco che subito partono i paragoni: la nuova PJ Harvey, forse più Zola Jesus e Bat for Lashes, meno Soap&Skin; per i più vintage forse anche Lydia Lunch, a tratti Siouxsie Sioux? C’è chi è risalito anche a Edith Piaf, visto l’omaggio di Jezebel. Sappiamo che Nick Cave l’ha voluta come spalla per il tour di Grinderman e che c’è Rob Ellis alla produzione del cd: ci siamo! Così abbiamo passato abbastanza tempo con le sue tracce nelle orecchie; perché spesso il troppo clamore necessita di un surplus di meditazione.
E forse avremmo voluto ci piacesse ancora di più, questo lavoro. Intendiamoci: i quaranta minuti scarsi delle dieci tracce sono davvero notevoli, tra cupe introspezioni, chitarre che evocano deserti sconfinati, passaggi vocali che spaziano dal blues a evocazioni operistiche. Ma è come se non producesse l’effetto loop che solitamente prende dopo i primi, ripetuti ascolti di un capolavoro. Riders To The Sea è un’intro che ci precipita in territori quasi Western, tra echi di colonne sonore immaginarie, a tratti Morricone, altre David Lynch, altre ancora Tarantino/Rodriguez, atmosfera che ritroveremo spesso, sicuramente anche in I’ll Be Your Man. Ma ecco che No More Words ci entra subito in testa come una sussurrata, splendida ballad: Oh My Love! Quindi Desire, che per un secondo sembra un attacco à la Coil degli ultimi anni e poi si libera in un ritornello da chiesa sconsacrata. Ed ecco la splendida voce profonda e poetica di Anna Calvi, quasi al meglio, in Suzanne & I, prima di precipitare nella quasi epica First We Kiss. Con la nera preghiera dolente di The Devil, accompagnata da una chitarra quasi-Mariachi e che sembra andare a braccetto con la lirica Morning Light, e poi con la superba cavalcata di Blackout siamo probabilmente al cuore oscuro e travolgente di questo lavoro, che ci lascia poi con una Love Won’t Be Leaving quasi operistica.
Insomma ci sembra davvero tutto perfetto: forse anche troppo!? E allora aspettiamo Anna Calvi in Italia, ad aprile, per condividere un live che ci appare imperdibile.
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