Nuovo disco per Sonny Vincent, leggenda vivente del Punk americano dell’area newyorchese, prima con i Testors nel lontano 1975 , poi come artista solista.
L’album si intitola “Snake Pit Therapy”, proprio come il libro autobiografico che ha pubblicatolo nello scorso mese di Aprile, ed è un piacevole ritorno al passato. Quindi pezzi punk , carichi di energia e di elettricità, aggressivi e veloci come si conviene, però mai privi di un motivo melodico che li renda riconoscibili. Sonny Vincent ha registrato il disco in Florida insieme a Jack De Angelo, al basso e a Paul Blaccard, alla batteria. Soltanto “Japan Mofo” è stata registrata fuori dall’America, in Portogallo con Jimmy Recca, ex bassista degli Sooges di Iggy Pop. Si tratta di un nuovo inizio per Sonny che ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita a cercare di risollevare le sorti della sua famiglia, vittima di un incendio domestico, che provocato la morte di sua nuora e gravissime ustioni a suo nipote.
Chi avrebbe mai pensato che un punk della prima ora fosse capace di trasformarsi in uno zio premuroso ed attento, capace di raccogliere fondi per le cure e metter da parte la sua carriera artistica? Eppure Sonny ci è riuscito: adesso suo nipote è più indipendente, è tornato a scuola, e lui è tornato al suo mestiere di “punk-rocker”, ma con una maggiore consapevolezza, con un senso di responsabilità che prima non conosceva. Il nuovo album riflette tutto questo: Sonny Vincent ci racconta la sua visione della vita, di come ha saputo accettare le sue vulnerabilità, di come è diventato meno egoista. Ma la sua voce non sarebbe la stessa se non fosse accompagnata dallo stridore della sua chitarra Les Paul, un elemento che è rimasto sempre costante nella sua musica. Su brani come la fantastica “Get Out”, oppure “Stick” o ancora “Never Tired” e “Not Alone”, torna a graffiare come ai vecchi tempi, con sonorità che ricordano da vicino i Testors, mentre sulla bellissima “ Messed Up In Blue”, sull’altrettanto valida “The Rain Is Black Again” , su “Another Land” e su “Forest”, il brano molto evocativo che chiude il disco, prevale l’impatto melodico.
Una cosa è certa: Sonny Vincent sa come scrivere canzoni. Chitarre elettriche e una base ritmica serrata che sorreggono un impianto melodico di tutto rispetto. Un album forse più oscuro rispetto ai precedenti, ma animato da un “songwriting” più corposo, più maturo, che segnaliamo alla vostra attenzione. Un disco drammatico e vitale, pieno di “riff” chitarristici che lasciano il segno e ricco di vibrazioni buone. Da ascoltare ad alto volume.
Articolo del
09/10/2021 -
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