I Deadburger Factory nascono fiorentini per mutare poi in un combo multi-città grazie a una line-up cangiante, capace d’espandersi o contrarsi da un minimo di due fino a un ottetto nel tentativo, riuscito, di non ripetersi.
Sei lavori all’attivo e la partecipazione, spesso con brani inediti realizzati ad hoc, a una decina di altri lavori discografici, il più recente dei quali è l’album Tinnitus Tour Live di Forbici di Manitù & Friends. Fra le varie collaborazioni ci sono anche quelle con scrittori (Giorgio Saviane, Nanni Balestrini, Giuliano Mesa), fumettisti (Paolo Bacilieri), musicisti (Quintorigo, Paolo Benvegnù).
Vittorio Nistri (elettronica, tastiere, arrangiamenti, testi), Simone Tilli (voce), Alessandro Casini (chitarra) e Carlo Sciannameo (basso) sono il fulcro base su cui gravitano oltre venti musicisti per questo nuovo lavoro intitolato La Chiamata Sono passati sette anni dal cofanetto La fisica delle nuvole, oggi si muovono tra le linee squadrate del songwriting e la libertà flessibile della sperimentazione, in particolare nelle rivisitazione e ri-scrittura di un brano di Max Roach, Tryptich, originariamente per voce e batteria, qui modificato e adattato alle esigenze della band che ne fornisce una versione ostica, di difficile assimilazione, attraverso una sezione ritmica parossistica.
Niente archi stavolta, epurate anche le chitarre acustiche (ce n’è una sola in Manifesto Cannibale), al loro posto intervengono il sax urlante, le elettriche d’impatto, il contrabbasso secco e un’orda di tamburi sismici che scuotono, a due a due, tutti i brani di questo nuovo lavoro. Potrete apprezzarne il risultato nella suite in cinque segmenti fusi fra loro di Tamburo sei pazzo in cui il clarinetto cozza con il sax e le chitarre acide, la vocalità scomoda Capovilla sfruttando un testo contenenti sezioni prese da un canto sciamanico siberiano.
La differenza con il passato consiste dunque nella presenza di un mirabolante parterre batteristico. Si va da Zeno De Rossi a Cristiano Calcagnile passando per Bruno Dorella, Simone Vassallo e Marco Zaninello fino a coinvolgere tutti e tre i batteristi della discografia Deadburger: Silvio Brambilla (presente nei primi tre album della band), Lorenzo Moretto e Pino Gulli (presente in La Fisica delle Nuvole). Alfio Antico invece si occupa di Tamburo sei pazzo a cui si aggiungono le voci di Lalli (ex Franti che già aveva collaborato a la Fisica delle Nuvole), Cinzia la Fauci dei Maisie e Davide Riccio - oltre che ovviamente Simone Tilli - riunite nel medesimo brano (Blu quasi trasparente). Il tutto sporcato, con gusto, dallo scontro fra Enrico Gabrielli e il sax di Edoardo Marraffa, opposti al contrabbasso di Silva Bolognesi (Art Ensemble Of Chicago).
I numerosi jazzisti testimoniano la loro voglia e necessità di sperimentare un approccio differente per arricchire la materia rock costruendo un ponte tra composizione classica e improvvisazione.
Una sezione a parte merita il packaging, elegante e raffinato, attento ai dettagli e arricchito dalla presenza dei testi, illustrazioni e di un poster ripiegato in quattro parti. Se il booklet de la Fisica era rappresentato da un disegno di Paolo Bacilieri raffigurante Alice che entrava nello specchio, in quello de la Chiamata c’è un disegno di Bacilieri con Alice che spunta fuori dall’altra parte. L’altro lato dello specchio insomma, quello dove chiunque di noi almeno una volta ha sognato di entrare.
La chiamata si conferma come una delle uscite più interessanti di questo strampalato 2020. Un lavoro diverso, a tratti ostile, scintillante nella sua forma mutevole e dunque proprio per questo ipnotico e affascinante.
Articolo del
16/11/2020 -
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