Tributo doveroso e formidabile in cui nomi di punta dell’industria discografica quali Taj Mahal, Jackson Browne, Iggy Pop, Richard Thompson e Frank Black hanno reso omaggio a Mose Allison, il doppio LP “If You're Going To The City” si rivela imperdibile soprattutto per il documentario incluso nella confezione.
In un’ora di durata, il DVD “Mose Allison: Ever Since I Stole The Blues” ricostruisce la biografia del musicista americano (1927-2016) e l’influenza da lui esercitata su artisti del calibro di Pete Townshend, Van Morrison ed Elvis Costello, e più in generale sul rock inglese e statunitense a partire dagli anni Sessanta (per citare solo un esempio, la Allison nella scaletta dell’album dei Pixies “Bossanova” è dedicata proprio a lui).
Nato a Tippo, nel Mississippi, Mose Allison si appassionò alle sonorità ruvide del blues rurale, e al contempo fu attratto dai ritmi e dalle sinuosità del jazz. Senza mai dare peso alla distinzione all’epoca ancora largamente diffusa “musica per bianchi / musica per neri”, dagli anni Cinquanta elaborò uno stile personale che gli permise di approdare a New York e di incidere per etichette come la Prestige Records e la Atlantic Records. La commistione di melodie accattivanti e di testi talvolta ironici, talvolta satirici (che lasciavano trapelare amarezza, o che non distoglievano lo sguardo dagli avvenimenti che segnavano la società), e la trattazione degli argomenti scelti, sviluppata da prospettive inconsuete, furono le caratteristiche peculiari che gli fecero guadagnare la stima di un numero considerevole di artisti. L’elenco di reinterpretazioni di brani composti da Mose Allison è nutrito, e le cover che compongono “If You're Going To The City: A Tribute to Mose Allison” ben rappresentano la brillantezza del suo repertorio.
Alla classe sopraffina delle riletture più vicine agli standard blues / rhythm and blues (Taj Mahal con “Your Mind Is On Vacation”; il Jackson Browne di “If You Live”; Ben Harper e Charlie Musselwhite in “Nightclub”, con un vivace assolo del leggendario armonicista; Peter Case alle prese con “I Don’t Worry About A Thing”), si alternano il jazz spumeggiante di “Your Molecular Structure” (The Tippo Allstars con Fiona Apple) e il virtuosismo strumentale di Robbie Fulks (“My Brain” in chiave bluegrass). La voce sensuale di Chrissie Hynde impreziosisce “Stop This World”, mentre un Iggy Pop sornione interpreta “If You’re Going to the City” su un efficace accompagnamento percussivo.
La varietà delle esecuzioni arricchisce l’intero progetto. Citiamo allora anche l’intensa “Everybody’s Crying Mercy” di Bonnie Raitt, uno dei pezzi più riusciti del disco; la versione di “Parchman Farm” offerta da Richard Thompson (un gigante che non sbaglia un colpo); Loudon Wainwright III e la sua “Ever Since the World Ended”, acustica e leggiadra malgrado l’amarezza del testo; gli ex Blasters Dave e Phil Alvin, che iniettano una robusta dose di energia con la loro “Wild Man On the Loose”; la sommessa “The Way of the World”, piano e voce (rispettivamente, John Chin e Richard Julian); il Frank Black di “Numbers On Paper”, e la tenue “Monsters of the Id”, registrata parecchi anni fa da Amy Allison con Elvis Costello (il piano è suonato dallo stesso Mose Allison, padre della musicista).
Album piacevolissimo, insomma, questo “If You're Going To The City: A Tribute to Mose Allison”, e di grande interesse: nel testimoniare l’importanza di un artista assai meno noto delle canzoni da lui composte nel corso di una carriera durata più di mezzo secolo, diviene un documento essenziale che ogni appassionato di popular music non dovrebbe davvero lasciarsi sfuggire
Articolo del
03/02/2020 -
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