Sono siculo, questo credo si sia capito. Da siciliano convintamente antimafioso (nonostante il mio cognome lascerebbe presagire altro) sul calendario ho una data segnata in rosso: 9 maggio. Ogni 9 maggio, a Cinisi, si ricorda il compagno Peppino Impastato, martire della lotta a quel cancro che ammorba la mia isola, giornalista e poeta.
"...bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore". Questo è uno dei suoi passaggi più famosi, forse il più bello. Peppino era uno di quelli che cercava la bellezza, ne era assetato. Ed, una volta trovata, la raccontava in tutte le sue sfaccettature.
"Raccontare la bellezza" è un po' un mantra che dovrebbe avere chiunque scriva di spettacolo e/o arte, dal momento che per la bruttezza c'è l'oblio. E proprio la ricerca della bellezza e la volontà di raccontarla mi portano a parlare di "La Piramide", nuovo album di Luca Madonia, cantautore raffinato e, guarda i casi della vita, siciliano.
La Piramide è uno scrigno pieno di bellezza, ricerca musicale e delicatezza. Dieci pezzi, per altrettante collaborazioni, che tirano fuori un disco perfettamente bilanciato fra pop, echi rock, arrangiamenti sinfonici, spruzzate di elettronica e di musica etnica e cantautorato. Il risultato è un album denso, pieno di contemporaneità. Un inno alla bellezza, in tutto e per tutto.
"Allora fallo", singolo di lancio dell'album, è cantata insieme ad Enrico Ruggeri, ed è un brano pop rock con qualche eco denoviano, una linea di basso ipnotica e vorticosa ed una passaggio armonico sui semitoni che, personalmente, ho trovato come una vera e propria chicca.
Morgan è l'ospite di "Io che non ho sognato mai" che, oltre a cantare, cura anche alcune partiture dell'orchestra. E si sente. Viene fuori un pezzo orchestrale ed a tratti fluttuante. La presenza delle sezioni di fiati ed archi arricchisce il pezzo, rendendolo delicato ed elegante. L'incastro dei due falsetti nell'inciso è praticamente perfetto, in completa sintonia con l'animo del pezzo.
"Guarda come scorre" "risente" dell'ospite, che è Mario Venuti. Anche qui, atmosfere vicine ai Denovo (giustamente), con arpeggi di chitarra elettrica che fanno da contraltare all'acustica ritmica, e spruzzate di slide, su una base che strizza l'occhio all'elettronica. Vocalmente abbiamo davanti due delle voci più belle ed originali del panorama musicale italiano, che, manco a dirlo, si completano alla perfezione.
"Canzone semplice" ospita un altro orgoglio musicale siculo, Carmen Consoli, la Cantantessa per eccellenza. Ed il pezzo che viene fuori è una delicata ballata acustica, con chitarre ritmiche. Piano e sezione archi la ampliano e la completano, facendo da elementi di variazione rispetto alla ritmica.
Giada Colagrande, che in parallelo alla sua carriera teatrale, porta avanti, già da qualche anno, un interessante progetto musicale, è l'ospite di "Le conseguenze che non ti aspetti, brano di matrice pop rock, che trova una sua dimensione sinfonica con le incursioni degli archi. Le sonorità sono da Festival di Sanremo. Ed infatti il brano aveva anche partecipato alle selezioni della scorsa stagione, venendo però scartato. Non mi è esattamente chiaro in virtù di quale criterio, dato che i brani di Einar o Irama, per fare un esempio, non valevano un'unghia di questo. Ma tant'è.
Quello con Mauro Ermanno Giovanardi in "Avrei bisogno" è un altro duetto destinato a rimanere nella storia. Due voci meravigliose, che si intrecciano perfettamente su questo pezzo dalla ritmica arabeggiante, guidato da un arpeggio di chitarra raffinatissimo e da una piccola intromissione di musica elettronica, che sposta definitivamente il pezzo verso un'atmosfera esotica meravigliosa.
Altra grande voce di trinacria in "Casomai". Patrizia Laquidara è una delle nostre migliori artiste, con una voce riconoscibile ed originale. Il pezzo è ancora una volta una ballata orchestrale, aperta ad un ampio respiro da archi e, soprattutto, fiati. Il basso è chiamato a dare dinamismo al pezzo, ed il piccolo solo di chitarra acustica è una chicca stupenda.
In "I desideri non cambiano" torna Ruggeri, stavolta come frontman dei Decibel. Interessante il riff iniziale, che entra su una tastiera ritmica. Oltre all'accenno di elettronica, e di archi, c'è l'intervento di un theremin. Game, set, match. Qualità e bellezza. Sedicenti artistucoli, a lezione, per favore.
"A volte succede" è cantata insieme a Brando Madonia, figlio dello stesso Luca, che tira fuori una voce degna del padre, montata su un pezzo pop cantautorale, che ha le sue chicche nell'intermezzo strumentale degli archi e negli interventi di slide guitar.
"Quello che non so di te" è l'unica (auto)cover dell'album. A chiudere un capolavoro non poteva che esserci il Maestro Franco Battiato da Ionia. Il pezzo lo avevano già cantato insieme nel 2006, quando uscí. Adesso ne fanno una stupenda versione, piena di interventi orchestrali e di delicatissimi fraseggi di chitarra elettrica e slide. Col pretesto del pezzo, volevo coglere l'occasione, e Luca sarà sicuramente d'accordo con me, per mandare grande saluto ed un enorme "in bocca al lupo" al grande Maestro.
Dal punto di vista letterario, La Piramide suona quantomai contemporaneo. Partendo dalla piramide dei bisogni teorizzata da Maslow, si arriva a raccontare il rapporto fra gli uomini, in quella che è, probabilmente, la sua espressione più alta: l'amore. La pregevolezza dei testi sta nel non rischiare mai di scadere in una melensaggine da fiera dell'ovvietà, ma, al contrario, nell'essere delicati, dolci e raffinati.
L'accostamento alla piramide dei bisogni di Maslow è quantomai azzeccato per un album, o, perlomeno, per quanti come me e Luca, vedono la musica (e la sua forza comunicativa) come un bisogno primario. Proprio per questo accostamento, ma anche per la ricerca che c'è nelle musiche, per il rifuggire tanto liberamente gli stilemi del mercato musicale moderno, portando avanti la propria idea di musica, per l'amicizia non solo artistica che si sente anche via cuffia in ogni duetto, per il clima sereno che l'album fa respirare, ho deciso di dare all'album un 10. E, mi assumo le responsabilità di quello che sto per dire, ma probabilmente è la migliore uscita discografica dell'anno in Italia.
Era impossibile scegliere un solo pezzo preferito, così le mie scelte ricadono su "Io che non ho sognato mai", "Guarda come scorre" e "Avrei bisogno".
Ps. Scusate, ho esagerato. Effettivamente non avrei dovuto chiamare "brani" le porcate di quei due. Mea culpa
Articolo del
01/12/2019 -
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