Vent'anni fa ci lasciava uno fra i più grandi poeti del ventesimo secolo. Stiamo parlando di Fabrizio de André da Genova. Uno che come pochissimi altri è stato capace di raccontare l'uomo nella sua natura più terrena e meno idealizzata, miscelando atmosfere da chansonnier alla Jacques Brel a sonorità spiccatamente mediterranee, per finire con puntate nel prog anni '70.
Bene, oggi parliamo allora di Faber Nostrum, album tributo a De Andrè, che è stato cantato, in questa occasione, dalle voci del nuovo panorama musicale italiano.
Faccio una premessa: questo disco servirà a far conoscere Fabrizio ad un bel po' di gente, e già è tanto di guadagnato. Dall'altro lato, anche io, che non sono un purista e non direi mai che De Andrè può cantarlo solo De Andrè, sono rimasto quantomeno perplesso dalle molte variazioni sulle melodie che ho sentito, semplicemente perchè credo che la melodia sia una delle poche cose intoccabili all'interno di un brano. Adesso però entriamo nel merito della situazione.
Gazzelle, che canta "Sally": ottima la base musicale, riarrangiata molto bene ed in modo interessante, ma a livello interpretativo siamo almeno dodici spanne sotto, non mi ha trasmesso quasi nulla. Insomma, nì.
Ex- Otago, con "Amore che vieni, amore che vai": gran bella rivisitazione, meravigliosa la parte strumentale durante il non cantato. Promossi a pieni voti.
Willie Peyote, con "Il Bombarolo": probabilmente la cosa migliore dell'intero album. Un piccolo capolavoro, ha stravolto il testo, attualizzandolo ancora di più e montandolo su una base marcatamente hip- hop, che richiama Stromae, riuscendo a tirare fuori tutto il disagio esistenziale di cui è piena la canzone.
Canova, "Il suonatore Jones": sarà che io sono sensibilissimo a quella canzone, perché là dentro ci sono io, ma mi è scesa la lacrima. Molto bella e struggente, ottimo lavoro, bella la chitarra che fa la parte del flauto nell'intermezzo musicale. L'unica cosa, che però è nello stile dei Canova, per cui la capisco anche: un po' meno di reverb in quel microfono, poi tutto perfetto.
Cimini& Lo Stato Sociale, "Canzone per l'estate": prima parte "salvata" dal basso, che, quando entra a dare il mi minore che apre il pezzo, porta all'intonazione sia Lodo che Cimini. Musicalmente abbastanza valida ed interessante, però un po' troppe variazioni sulla melodia. Anche qui, nì.
Ministri, "Inverno": pezzo interpretato molto bene, e non è poco. Il crescendo vocale fa diventare il brano sanguinante, facendone comprendere ancora di più il significato. Il tappeto orchestrale richiama alla versione da disco di Faber. La chitarra elettrica che riprende il tema del brano non è per nulla male. Bel lavoro.
Colapesce, "La canzone dell'amore perduto": vedi Gazzelle.
The Leading Guy, "Se ti tagliassero a pezzetti": artista che non conoscevo, ma che adesso approfondirò. Bravissimo, interessantissimo l'arrangiamento, vocalmente ottimo lui. Ha passato un po' di vernice fresca su di un pezzo già stupendo di suo. E lo ha fatto davvero bene.
Motta, "Verranno a chiederti del nostro amore": arrangiamento molto minimal e non snaturato.Interpretazione praticamente perfetta, riesce a trasmettere tutta la disillusione di una storia d'amore finita, in un pezzo che, in alternativa, si può interpretare a voce spiegata ed incazzata. Promosso anche lui.
La Municipàl, "La canzone di Marinella": confesso che ho un "rigetto" per questa canzone, come per "La guerra di Piero", perché sono le prime canzoni che qualsiasi ascoltatore medio butta in piazza quando si parla di De Andrè. Ma... la versione de La Municipal è veramente ben fatta, in un crescendo che porta un'atmosfera da film noir. Le voci interpretano molto bene e contribuiscono a dare sfumature drammatiche al brano.
Fadi, "Rimini": voce bellissima, quando sale d'ottava è strepitoso. Anche qui, parte strumentale molto minimal, ma a colmare tutto ci pensa Fadi. Grazie per aver fatto così bene uno dei pezzi a cui sono più legato.
The Zen Circus, "Hotel Supramonte": toccante ed emozionante. La voce di Appino, insolitamente calda, interpreta alla perfezione, (e fa vedere quanto fosse sentita l'esecuzione), il tappeto orchestrale ed il sottofondo di percussioni completano l'opera in modo egregio.
Pinguini Tattici Nucleari, "Fiume Sand Creek": brano totalmente spogliato dell'atmosfera country dell'originale. Al primo ascolto non mi aveva convinto, ma mi sono ricreduto. Musicalmente è molto curato, diventa un maestoso requiem pieno di schitarrate elettriche e di percussioni "pellerosseggianti". I Pinguini si confermano ottimi interpreti, bella roba.
Artù, "Cantico dei drogati": una voce perfetta per quella canzone. Riesce a vomitare tutta la paura di chi è solo contro i suoi mostri. C'è, nell'interpretazione di Artù, tutto il manuale interpretativo deandreiano, quello che riesce a far vibrare chi lo ascolta. Il graffiato vocale è la perfetta rappresentazione del graffio, profondo, che c'è nell'anima del protagonista. Ritmicamente è una marcia molto orchestrale e, anche qui, con la chitarra elettrica in forte risalto, che riprende il tema dell'originale.
Vasco Brondi, "Smisurata Preghiera": immaginifica come solo Vasco Brondi sa essere. Anche qui, canzone perfetta per lui. La interpreta bene, col suo stile. Il sottofondo di archi e piano dilata il tempo del brano, lo rende fluttuante. E poi, vabbè... su "Smisurata Preghiera" che altro si vuole dire?
Nel complesso, ripeto, disco abbastanza riuscito ed iniziativa che incontra il mio plauso. Tutti i discorsi di contorno lasciano il tempo che trovano, Fabrizio è di tutti (o quasi), ed è giusto che venga anche cantato da tutti, piaccia o no. Acquisto consigliato, voto 8/10. Pezzo preferito: per innovazione, coraggio e riuscita finale, "Il Bombarolo" alla Willie Peyote a mani basse.
Articolo del
08/07/2019 -
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