È un momento d’oro per la world music di matrice napoletana, tanti sono infatti gli artisti originari del capoluogo campano apprezzati sul territorio nazionale ma soprattutto all’estero, e tra i fautori di questo movimento musicale vi rientra di diritto anche Alessio Arena. Cantautore e scrittore, a trentacinque anni il poliedrico artista napoletano ha sulle spalle un background artistico di quelli importanti, composto da una serie di album (due dischi e un Ep) a cui vanno aggiunti ben quattro romanzi.
Atacama! è il suo quarto lavoro discografico, disponibile dal 3 maggio per Apogeo Records, edito da Upside srl e distribuito da Altafonte Network. La genesi di questo disco coincide con il viaggio di due mesi che Arena ha intrapreso per il Cile, la cui visita all’omonimo deserto e il contatto con la cultura del paese sudamericano ne hanno di fatto sancito la concezione artistica.
Piccola premessa rivolta agli ascoltatori: tenete bene a mente la copertina dell’album, fissando con attenzione tutti gli elementi che la compongono, poi chiudete gli occhi e lasciate che la musica faccia il suo corso.
Non fatevi ingannare dalla prevalenza di testi e suoni (e titoli) di stampo spagnolo e sudamericano, perché c’è molta più Napoli nel disco di quanto si possa immaginare, tra note dolci come la saggia figura della nonna del cantautore nel brano d’apertura “La Orilla“ e la presenza della band partenopea Quartieri Jazz in “Los Niños que Velan”.
La natura di un disco registrato tra Napoli, Barcellona e Santiago del Cile rende fisiologica la mescolanza di temi musicali, frutto anche di una precisa scelta sonora che trova lo giusto sfogo artistico grazie alla presenza di strumenti adatti allo scopo come la chitarra manouche, il charango o il mandoloncello, che si contrappongono o talvolta si uniscono a quelli più tradizionali.
E dando uno sguardo alla lista di coloro che hanno dato il loro contribuito all’interno del disco ci si imbatte, nemmeno troppo sorprendentemente, in nomi di veterani del genere come Michele Maione alle percussioni, e Arcangelo Michele Caso nelle vesti di polistrumentista in gran parte delle canzoni.
E se “Diablada” è la trasposizione napoletana (cantata e suonata) della danza dei diavoli nella Fiesta de La Tirana, dove la mente viaggia alla famosa citazione di Benedetto Croce, “El hombre que quiso ser canción” è l’unione tra due realtà musicali come quella spagnola e sudamericana, in un brano che racchiude probabilmente il desiderio stesso dell’artista di trasformarsi in canzone.
Come una spugna Atacama! ha assorbito l’esperienza cilena che si è aggiunta a quella catalana, perché certi suoni non si scrollano da dosso ma diventano parte integrante del proprio essere, fonte viva di ispirazione. Non a caso la title track si avvale della voce del cileno Manuel García, un canto quasi salvifico che vede nella purezza della distesa desertica un luogo magico che è allo stesso tempo un punto di partenza che di arrivo.
Su uno stile più da cantautorato italiano si pone invece “La canzone di pietra”, assottigliando il già labile confine tra poesia e musica, che qui vanno sottobraccio per tutta la durata del brano. Il sentimento più bello del mondo viene riproposto anche successivamente con “Amor Circular” dove Alessio Arena e Marta Gómez duettano completandosi a vicenda, dove la delicatezza del timbro del napoletano si alterna con la voce espansiva della cantautrice colombiana.
“Maravilla” non è solo una definizione quanto meno corretta per definire l’intero album, ma descrive perfettamente un brano spagnoleggiante scandito da un’andatura allegra, che chiude l’itinerario musicale con il sorriso sulle labbra e la soddisfazione di averne preso parte.
“Atacama!” è un disco che scorre via con naturalezza e dolcezza, non disdegnando momenti in cui Alessio Arena tira fuori quella garra vocale tipicamente sudamericana, nel senso buono del termine chiaramente. Allo stesso modo l’artista nativo del Rione Sanità, con l’ausilio di ottimi musicisti, prepara l’ascoltatore a un viaggio dalle differenti connotazioni, dove musicalmente Napoli è in uno scenario ideale a uno schiocco di dita da Santiago del Cile e da Barcellona.
Ci troviamo di fronte a un lavoro confezionato con cura nei particolari, e in tal senso l’attività da scrittore di Arena è tangibile nei suoi testi, che in alcuni brani trasudano non solo passione ma anche una sorta di misticismo di fondo, il tutto su un tappeto sonoro che racchiude quanto di meglio il sound latino abbia da offrire, a cui si aggiunge l’ingrediente che fa da collante all’intera struttura, ovvero quel pizzico di Napoli che conferisce ulteriore spessore al disco.
Ricordate quel deserto arido alle spalle di Alessio Arena? Bene, ora aprite gli occhi e come per incanto potrete ammirare un panorama floreale, volgete poi lo sguardo verso il cielo notturno e noterete il cantascrittore napoletano intento a raccogliere stelle. È la magia di Atacama!, resa possibile da Alessio Arena, l’uomo che voleva essere una canzone
Articolo del
03/06/2019 -
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