L’8 marzo è uscito il “secondo primo disco” (così lo definisce lui stesso) di Giorgio Poi: Smog. Ci ho messo un po’ per cominciare a scrivere di questo nuovo progetto per due motivi: il primo è che “Fa Niente” il primo album di Giorgio è stato un colpo al cuore non solo per me, ma per molti di noi, quindi volevo prendermi il giusto intervallo per assimilarlo e capirlo; il secondo è che non avendolo immediatamente ‘capito’ non volevo dare un’opinione affrettata.
“Smog” è, così come “Fa Niente”, un tuffo nel cantautorato italiano anni ’70 e ’80 , nessun cambiamento stilistico per il cantautore di Novara, qui e li vi sono sfumature alla Alan Sorrenti piuttosto che Lucio Battisti, Luca Carboni o Vasco Rossi. Osannato da band e artisti internazionali come i Phoenix, che l’hanno fortemente voluto per aprire i loro concerti negli States l’estate scorsa o come Erlend Øye, cantante norvegese che gli ha addirittura fatto una dedica social definendolo “un artista da tenere assolutamente d’occhio (aprile 2017)” dopo averlo visto in concerto.
Ecco, Smog è un tuffo nella leggerezza - non così tangibile nel suo predecessore - in Non mi piace viaggiare (che per uno che ha vissuto un po’ ovunque è davvero ironico), sembra fare un parallelismo con “Si Viaggiare” di Battisti, o lo troviamo a giocare cinicamente con le parole come in Stella: “un ragazzo ha scoperto una stella e guarda come brilla, fortuna che c’è, ma è un pezzo di ferro con su scritto EasyJet”.
Nei suoi testi c’è sempre un riferimento alla quotidianità, si parla di oggetti di uso comune che prendono vita quasi come se provassero sentimenti reali, Giorgio racconta se stesso attraverso altri volti e lo fa alla sua maniera, in modo delicato e astratto, indice di una malinconia che nasconde abilmente tra il suono vintage di tastiere e chitarre.
Ruga fantasma è uno dei brani che racchiude in sé la sonorità psichedelica che più identifica l’artista così come Maionese, un testo che apparentemente non sembra aver molto senso, ma che d’improvviso rapisce grazie alla scrittura avanguardista: “Sei a una festa venuta male, in mano un drink che sa di pioggia, che te l'ha offerto il temporale”. Solo per gioco ricorda “How Can You Mend A Broken Heart” di Al Green, musica che abbraccia un testo intimo e personale: “Quando passerà l'inverno e tutte le paure, certo, spariranno in un momento e ridere per questo, vivere per questo, diventare questo”.
Infine a chiudere l’album troviamo La musica italiana brano ironico, finemente polemico, realizzato in featuring con Calcutta, ricco di tutti quei luoghi comuni attuali su questo genere musicale contemporaneo erroneamente denominato indie italiano di cui fanno parte i vari Calcutta, Tommaso Paradiso e lo stesso Poi (giusto per citarne alcuni): “A me per esempio dalla stanza accanto, le canzoni sembrano meglio, ma forse mi sbaglio”.
Dunque a mio avviso Smog è davvero un secondo primo album, rappresenta un continuum tra il passato e ciò che potrebbe essere il futuro, forse, primo vero secondo disco di Giorgio Poi
Tracklist 1. Non Mi Piace Viaggiare 2. Ruga Fantasma 3. Solo Per Gioco 4. Stella 5. Napoleone 6. Vinavil 7. Smog 8. Maionese 9. La Musica Italiana (con Calcutta)
Articolo del
24/03/2019 -
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